Oggi, Giovedì 27 Ottobre, bottega di idee, dopo il grande successo dei primi giorni, lancia una nuova rubrica. Ogni Giovedì, infatti, vi sarà un “Invito all’Oriente”, in cui, scegliendo un argomento generale – oggi “La cultura del silenzio” -, bottega di idee indicherà, in vari modi, con colonne sonore, disegni e poesie, il mondo orientale, nelle sue varie forme. Un inno al rispetto, all’ascolto, al dialogo. Oggi, al silenzio. Grazie, buona lettura.
Sono le 21.01. Accendo il PC, apro Google Chrome, vado su Youtube, cerco “The Sound of Silence”. Trovata. Eccola: https://youtu.be/4zLfCnGVeL4. E’ meravigliosa. Tre minuti e cinque secondi di poesia. Perché, come detto in “Brevi sentenze”, “in un oceano di rapper, mancano i poeti.” (Qui il “Brevi sentenze” completo: https://bottegadiidee.wordpress.com/2016/10/22/brevi-sentenze/).
Sono le 21.05. La canzone è finita, esco da Youtube, da Google Chrome, e spengo il PC. Spengo tutte le luci di casa, e mentre lo faccio mi spoglio. Vado in camera, completamente nudo. Accendo l’incenso e una candela. Prendo un tappetino rosso e mi ci siedo sopra. Gambe incrociate, occhi chiusi, pensieri spenti. Inizio. Svuoto il cervello. Nella mia memoria non c’è più nulla. Sento i polsi fremere, il corpo tremare. Freddo, fuori; caldo, dentro. Sto per impazzire. Non ho più sensazioni, sensibilità. Non sento più niente. Zero. Vuoto. Nulla. Inesistenza. Mi sforzo di tenere le gambe incrociate, e le mie ginocchia mi ringraziano, iniziando a scricchiolare. Ora mi sento attaccato. D’improvviso, tutti i miei demoni mi avvolgono. Le sensazioni iniziano a stagnare, a mescolarsi all’ambiente esterno, e le mie preghiere, da interiori diventano esteriori. Da pensieri, parole. Da parole, musica. E’ un lungo vibrare, un mellifluo fluire. La voce si unisce all’ambiente, creando un luogo vuoto riempito. Riempito da pensieri che diventano parole e da parole che mutano in musica. E’ un luogo vuoto riempito e svuotato. Riempito da pensieri che diventano parole e da parole che mutano in musica; svuotato da musica che torna a essere parola e da parola che muta in pensiero. I demoni continuano ad avvolgermi.
Rivedo, a flash velocissimi, il mio passato. E arrivo subito qui, adesso. Penso a ora, a oggi.
Oggi che vedo il mio futuro, a fotogrammi. Oggi che è passato, presente e futuro. Oggi che è vita.
Vita che oggi, in quest’ “Invito all’Oriente”, sto provando a raccontare. I demoni hanno smesso di avvolgermi. Sono di nuovo solo. Ma sono passati anni. Fuori nevica, prima c’era il sole, ne sono sicuro. Sono passati anni. Ho i capelli bianchi, corti, ordinati. A fianco a me c’è un anima gaia, che mi rilegge l’articolo sul soul (che uscirà sabato). E io che le leggo il decalogo. L’anima gaia mi sorride, rasserenata. Prova a baciarmi, ma uno dei due è evanescente. Virtuale. Irreale. Pazienza, ci siamo amati. Ora sto probabilmente morendo, e così come quando stavo probabilmente nascendo, ho bisogno di un urlo per rompere quel silenzio. Quella cultura del silenzio che oggi manca, e quella cultura del silenzio perfettamente raffigurata dal disegno qui sotto della nostra disegnatrice (verrà creata un’apposita sezione al più presto). Quella cultura del silenzio che permise, e spinse, Shakyamuni a sconfiggere Mara, in posizione meditativa, sotto l’albero della Bodhi.
Quella cultura del silenzio che rappresenta un invito. Un invito a vivere, a rispettare, ad ascoltare, ad amare, e a recitare.
Un invito all’Oriente.
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