Oggi la rubrica più seguita dell’intero sito riflette su quanto successo ieri, ovvero sulla meravigliosa e sonante sconfitta di Renzi.
A Romano Prodi e Jim Messina, due vincenti nati.
- Innanzitutto una considerazione: non sono mai stato così felice di sbagliare pronostico (vedasi punto 4). Anche se, in effetti, il vizietto di anticipare il futuro pare essermi rimasto: “Magari, se vince il no, Renzi va davvero a casa. #lavoltabuona”
- Un saluto a tutti quei simpatici signori che oggi si vestiranno di nero prospettando una clamorosa crisi economica e che domani si renderanno conto che non sarà cambiato nulla.
- Comunque divertente la coerenza berlusconiana: prima scrive il testo della riforma con il suo figlio adottivo, poi, una volta resosi conto che Renzi ha lo stesso successo del Milan in Europa, ha invertito la rotta, abbandonato la nave e cambiato bandiera: viva il no, viva il popolo, viva la Costituzione. E questo pagliaccio fatto di plastica ha ancora il 9%. Roba da matti.
- Un sincero plauso all’unico giornale che da sempre ha battagliato contro questo team di falliti professionisti. Un sincero grazie a “Il Fatto Quotidiano”, unico giornale che prova ancora a dire la verità.
- Nello stesso giorno della sbaragliante sconfitta del premier mai eletto, in Austria vincono i verdi. Verde Speranza. Ah no, ha vinto anche lui – in Italia.
- E comunque questo è l’unico giorno in cui, contemporaneamente, Bersani ha vinto e Renzi ha perso. Strano, ma vero.
- Assurdo pensare che questo no sia sul merito della riforma. Sensato, invece, dire che questo 60% ha sancito un GIGANTESCO NO a Renzi.
- Che poi, Renzi, mica sparirà. Fatto il bel discorso, sparito per qualche mese dai radar della politica, tornerà, probabilmente, per le elezioni politiche che dovrebbero avvenire tra aprile e ottobre. Ovviamente, l’angelica figura del premier onesto e redento conquisterà nuovamente il popolo beota, e, alleatosi con un qualsiasi Alfano, governerà nuovamente questo paese, ritrovandolo ancor peggio di come l’ha lasciato. Oppure, in alternativa, arriverà al ballottaggio con i 5 stelle, prenderà un sonoro 70 a 30, e i grillini andranno al governo. In quel caso prevedo il suicidio di Renzi, la morte di Scalfari e la chiusura di Repubblica. Agile, in scioltezza.
- Qualcuno, oggi, parlerà del trionfo dei valori, della partecipazione popolare, della vittoria della democrazia. Qualcuno, domani, si sarà reso conto che i cittadini odieranno egualmente i politici e che i problemi dell’Italia non si saranno risolti. L’unico beneficio derivante dalla giornata di ieri, oltre alla momentanea e comunque sonante sconfitta del peggior destromane d’Italia, è il mantenimento di un testo come la Costituzione che in paese corrotto – moralmente e non – come l’Italia dovrebbe essere più sacro della Bibbia.
- Datemi pure del pessimista cosmico, se volete, ma sono convintissimo, con rammarico e tristezza, che questo No sia più di Salvini che di Zagrebelsky, più della Meloni che di Travaglio, e più d’odio nei confronti di Renzi che di schifo nei confronti della becera riforma proposta dal pagliaccetto di Firenze. L’Italia è e rimane un “Paese di ignoranti che votano imbecilli”, e per cambiare rotta servirebbe solo un po’ di sana cultura al potere. Un Governo fatto da Riccardo Muti, Gustavo Zagrebelsky, Massimo Recalcati, Marco Travaglio, Valerio Massimo Manfredi, Paolo Fresu e Piero Angela sarebbe forse fantasioso, ma certamente migliore di uno composto da Padoan, Grasso, Boldrini, Meloni, Salvini, Alfano, Verdini e Cuperlo.
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