Temi di vita: la complessità dell’essere

L’essere è complesso, diverso, multiforme. L’umano è semplice, uguale, monolitico. E noi, qui, oggi, lo dimostriamo.

Di Ludwig van Beethoven, la Sinfonia più ascoltata, conosciuta e celebrata, è la Nona, che è anche l’inno dell’Unione Europea. Probabilmente, però, la sua migliore – e se non migliore certamente geniale – è la Quinta, che ancor oggi viene usata in film e pubblicità per rappresentare scene di particolare tensione. Ebbene, questa Sinfonia è stata composta nel momento in cui la sordità stava prendendo piede con vigore, prevalendo su quella parte recettiva – di ascolto – ancora ben funzione. Nel bel mezzo di un cambiamento decisivo, dunque, Beethoven compose un capolavoro senza eguali nella storia della musica.

Questa bella storiella, oltre che indottrinarci sul tanto sponsorizzato e banalizzato concetto di “non arrendersi mai”, ci mostra chiaramente come l’essere sia multiforme, differente nelle sue svariate sfumature, ed estremamente complesso, per riprendere il titolo e l’argomento di oggi.

Se non fosse necessaria la dimostrazione empirica, giungiamo a quella scientifica: la conclamata scienza oggi tanto aggressiva ci dimostra,  con diversi metodi ma uguale risultato, che l’uomo è soggetto a variazioni e mutamenti continui, nonostante oggi – per esempio tramite la chirurgia plastica – il tentativo, tanto stupido quanto vano, di modificare la natura, sia assai frequente. Le rughe a segnare il viso e  la schiena che si ingobbisce con l’andare del tempo, per esempio, sono segnali del tutto inequivocabili che certificano, una volta per tutte, ciò su cui da alcune righe, ormai, insistiamo: l’essere muta, cambia, e, soprattutto, è complesso.

E, se l’evidenza fisica non bastasse, se insomma il mutamento fisico palese non fosse abbastanza per i contraddittori più pignoli, dimostriamo l’esistenza – e, anzi, l’evidenza – di un mutamento ben più presente e radicato nell’animo umano: quello interiore, intimo, psicologico. Nell’essere, infatti, si ha un mutamento silente, che avviene sottopelle, in modo quasi nascosto. Ci basti pensare, se l’esempio di Beethoven non bastasse, alla figura di Vincent Van Gogh: le sue opere iniziali non erano certamente innovative tanto quanto le seguenti, con le quali Vincent raggiunse vette ancor oggi ineguagliate. La particolarità, però, è che il suo momento di splendore artistico è contemporaneo a un mutamento clamoroso – sia fisico sia psicologico – che nel frattempo avveniva all’interno del suo essere. Discostandoci, infine, da questi esempi certamente validi ma magari poco mondani, ci basta pensare alla nostra sfera privata: quante volte, in seguito a un lutto, tante persone cadono in pesanti crisi? E quante volte, di contro, in seguito a successi insperati ed estemporanei, un soggetto ha potuto spiccare il volo? E, ancora: quante volte abbiamo potuto notare la bipolarità e la lunaticità delle persone che avevamo affianco?

Con queste domande, reitarate e retoriche, speriamo di aver dimostrato l’argomento di quest’articolo: la complessità dell’essere. La complessità dell’essere che è al meglio rappresentata da Boris, l’ultima opera della nostra disegnatrice. Questo volto dai lineamenti interconnessi e incerti è, infatti, perfettamente esemplificativo del concetto tanto argomentato.

Lasciandovi a questa meraviglia, vi auguriamo una buona Epifania.img-20161227-wa0000-01

Bottega di idee

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