Middlesex

Esordio assoluto per Valeria, ulteriore e preziosissima risorsa di questo sito. Oggi la nostra new entry ci porta tra le pagine di Middlesex, di Jeffrey Eugenides.

MIDDLESEX, Jeffrey Eugenides, 2002

Middlesex, del grande autore americano Jeffrey Eugenides, racconta del modo assurdo in cui le vite delle generazioni passate determinano il corso di una nuova esistenza.  

La stirpe greca degli Stephanides, emigrata in America agli inizi del ‘900, ci viene presentata con uno stile diretto, quasi fotografico, in mezzo al vorticoso alternarsi di eventi spesso scabrosi, restituiti al lettore in modo puro e sconvolgente da Calliope, ultima discendente della famiglia, voce narrante e protagonista.

Una fuga apre il racconto, con l’immagine di Smirne incendiata e due giovanissimi fratelli nell’attesa spasmodica di essere portati via dal proprio paese, dalla propria vita, dal sangue che li lega.

Il racconto si chiude con un’altra fuga, questa volta di una ragazzina sola, che scappa per custodire al sicuro la propria identità, portatrice di un’anomalia sconvolgente, svelata al lettore con grande maestria pagina dopo pagina.

Da uno sperduto paesino greco della Turchia colta nell’atmosfera dell’inizio del secolo scorso, alla Detroit tristemente industriale degli anni ’70 dominata dalla Ford, fino al ritorno ciclico nella vecchia Europa del 2000, questa volta a Francoforte: è questa l’Odissea delle tre generazioni che si susseguono nella narrazione attraversate dallo stesso dramma, originato da un desiderio primordiale umano e al tempo stesso inaccettabile da ogni legge umana.

Può sembrare paradossale, così come lo sviluppo della catena di effetti, il cui senso è limpido dal punto di vista onnisciente della regia, mentre è oscuro, persino a volte raccapricciante, se visto dalle menti inconsapevoli degli attori; è la parte recitata da ognuno di loro, in compenso, a determinare tragicamente il punto cruciale, di non ritorno, della storia che Calliope si trova a dover accettare come un’eredità dal peso troppo grave.

Ma la voce che ci conduce attraverso la catena degli effetti è pacata come la sua ferma consapevolezza di ciò che è stato e di ciò che sta per avvenire.

Dall’assoluta non accettazione di sé, alla scoperta delle infinite possibilità che la vite offre, la voce narrante è al di sopra di tutto e la sua onestà lascia disarmati. Persino i momenti da cui scaturisce la disperazione più assoluta o la rassegnazione al dolore trasmettono un senso di pace interiore; questo avviene al di fuori delle menti dei personaggi orbitanti, in un’intesa esclusiva fra il lettore e il protagonista-narratore, l’unico vero erede di un opprimente patrimonio esistenziale.

La lettura del romanzo è paragonabile all’essere traghettati con l’anima di Calliope in un viaggio spirituale e materiale: dalla scoperta della propria scioccante diversità al trovare un proprio posto nel mondo, dalla cultura patriarcale vestigia del crollo dell’Impero Ottomano all’America del proibizionismo e delle fabbriche, la storia narrata si fissa indelebile nella memoria.

Valeria Delzotti

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