Di punto in parola, abbiamo detto. La punteggiatura (solo punti il primo articolo, oltre 100 virgole il secondo) che fa da contorno alla storia di Tiziano, sempre toccante e persino tragica. E oggi, questi due articoli, si riuniranno. I fili lanciati e ripresi oggi si uniranno, per creare una meravigliosa trama.
Cieco, paralizzato, tragicamente dipendente da una macchina. Un corpo prima sano, e che ora odorava di morte. Un corpo che di colpo aveva ritrovato la vita, e che fu spento. Come un cavo che si stacca dalla presa corrente. Un rumore secco, stordente, e ora assassino. Una storia crudele, tragicamente reale, attuale, e, paradossalmente, viva. Una storia di morte che prende vita, una storia inventata per raffigurare un mondo fin troppo reale. Eluana Englaro, Piergiorgio Welby, Fabiano Antoniani. Casi clamorosi, eclatanti, ma purtroppo inutili. I politici, il legislatore, coloro che – purtroppo – le leggi possono farle, si sono sottratti. A nulla è servita la morte.
La storia di Tiziano, invece, vuole provare a dare una speranza, un futuro, una luce nuova su questo tema. Nella conclusione della sua storia, noi ci siamo immaginati un giorno, il 27 Gennaio 2020, in cui finalmente anche l’Italia potesse diventare un paese in cui vivere, anche per chi soffre di problemi giganteschi come questo, è una scelta. Noi non sappiamo se ci sarà mai un giorno in cui anche il più incivile dei Paesi, l’Italia, possa civilizzarsi un pochino di più. Noi non lo sappiamo, e certamente non dipende da noi. Ma il nostro appello volevamo lanciarlo. Così come con “In nome della Verità”, riteniamo che il massimo – ma anche il minimo, a ben pensarci – che potessimo fare fosse testimoniare, ricordare.
Ma ancora una volta, abbiamo voluto farlo a modo nostro. Abbiamo voluto costruire attorno alla storia di Tiziano un alone di mistero e una sfida a noi e a chiunque ci legga. Il primo articolo doveva essere scritto con solo punti, il secondo con oltre 55 virgole. Una sfida apparentemente assurda, del tutto disconnessa dal nostro argomento. Ma dato che questa, oltre ovviamente a “Invito all’Oriente” , è la rubrica più filosofica del sito, ci sembrava dovuto dover annettere a questa tematica così importante anche una sfida, usata come escamotage per dimostrare come la punteggiatura modifichi la nostra percezione delle cose. Per chi ha letto il testo con soli punti credo sia stato impossibile non notare la brutalità di certe righe, la durezza di alcuni periodi, e la rapidità con la quale le azioni si susseguivano. Il punto è una sentenza. E la virgola, la dominatrice. In quell’articolo con 100 e più virgole, credo siano state evidenti le sfumature che quel piccolo segno ortografico consentiva. La perfezione retorica e stilistica non può che roteare, incessantemente, attorno alla virgola, sebbene la conclusione debba necessariamente avvenire con un punto. Un po’ come nella vita, pensateci.
Alla vita ci si può girare attorno, si può avere un’infanzia felice o disperata, un presente allegro e vivace o noioso e deprimente, un futuro roseo o tetro. Ma tutto questo, in fondo, non ha importanza. Così come non ha importanza chi è felice o chi è vecchio, chi è giovane o chi è depresso. Non ha importanza l’età, il sesso, le passioni, il carattere. Nella vita, così come nella punteggiatura, conta passare per la virgola, ma concludere con un punto. Nella vita, così come in un libro, non importa come si inizi, ma come si finisce: analizzando i verbi, non un congiuntivo – eventuale -, “inizi”; ma un indicativo – certo -, “finisce”. Perché nella vita, così come nella storia di Tiziano, non ha importanza quale sia la forma, la sostanza, la religione. Nella vita, così come nella storia di Tiziano, l’importante è riuscire a realizzare i propri sogni. Ma non sogni egoistici ed egoici, privi di moralità e pieni di meschinità. No. L’importante è realizzare i propri sogni naturali. Tiziano, dopo quell’incidente, desiderava solo respirare. Non poteva, non ha potuto. Così ha deciso di liberarsi.
Perché non conta quale sia la libertà, l’importante è che venga rispettata. Così come i sogni. Tiziano desiderava respirare, e non poteva. Non poteva, non ha potuto. Ma dopo la sua decisione, dopo la sua liberazione, ora chissà.
Chissà se Tiziano starà respirando.
Bottega di idee
p. S. per gli attenti e i curiosi: vi era stato detto che la tematica rivelata qui sopra sarebbe stata anticipata da due indizi presenti alla fine degli articoli. Nel primo era, il miele, ripreso dall’immagine; nel secondo il mare, anch’esso citato nell’immagine di copertina. “Miele” e “Mare dentro” sono infatti due film che trattano dell’eutanasia. (Ah, non mi hanno pagato per sponsorizzarli, ve lo giuro). Grazie, speriamo di avervi regalato un sorriso. Alla prossima.