Finalmente, dopo mesi di assenza, oggi torna anche l’arte su Bottega di idee, con una nuova opera della nostra disegnatrice. Dopo averla aperta, oggi chiudiamo la parentesi sui ’10 personaggi’: prima quelli da imitare, oggi quelli da disconoscere. Dato che, naturalmente, dieci erano troppo pochi, abbiamo deciso di concentrare tutti i rappresentanti del governo degni di nota in un unico punto.
- Il governo, un capitolo a parte. I Premier: Matteo Renzi, ovviamente primissimo in quest’elenco, spicca per sincerità e affidabilità. Le sue riforme brillano per incostituzionalità, e ‘Il Giglio magico’ per incompetenza. Premier honoris causa; Paolo Gentiloni: poverino, lui ci prova. Ma se è una marionetta nulla può fare se non essere manovrato. I Ministri: Pier Carlo Padoan è invece brillante nella sua conoscenza dell’economia. Oltre a sostenere, riuscendo a rimanere serio, che l’economia del paese e la situazione delle banche italiane siano in netta ripresa, si è distinto, come da noi qui sottolineato (punto 7), per la sua magnifica conoscenza del prezzo di un litro di latte. Come dire, meglio che vada a mungere. Giuliano Poletti è invece uomo d’altri tempi. Boaro convinto, dalla forte tradizione contadina, non è purtroppo riuscito a liberarsi della zappa, che ogni tanto lo colpisce in testa e gli fa pronunciare perle tipo ‘certi giovani meglio averli fuori che dentro – al paese, ndr‘. Quando la zappa colpisce piano, invece, non escono perle ma suggerimenti: ‘oggi si trova più lavoro a giocare a calcetto che a spedire curriculum in giro’. Maria Elena Boschi e Marianna Madia costituiscono invece un unicum nella scena politica italiana: l’una ha provato a calpestare la costituzione, l’altra a laurearsi con una tesi copiata. La differenza sta nel risultato: la seconda c’è riuscita, la prima no. Angelino Alfano, invece, è meraviglioso. Su tutti i drammi che quel 3% del Paese ci fa subire, votandolo, preferiamo non accanirci. Da sottolineare, piuttosto, che un Ministro degli Esteri non sappia l’inglese. Follia. Così come del resto fa più ridere che altro avere un Ministro dell’Istruzione non laureato. Più che ridere, invece, la situazione di Luca Lotti, Ministro dello Sport, fa piangere: indagato per rivelazione di segreto, siede comodo sulla sua poltrona, cercando di infilare quasi un centinaio di milione per la Ryder Cup 2022 in norme che con lo Sport null’hanno a che fare. Che dire, ancora? D’altronde, proprio vero quel proverbio: mal governo, mezzo gaudio.
- Maurizio Belpietro. “Giornalista” e conduttore di “Dalla vostra parte” – meglio non specificare quale -, è rinominato in tutto il mondo per i suoi titoli sempre d’alto tasso culturale e privi di preconcetti: “Bastardi islamici” il primo, “Patata bollente” – in riferimento alla Raggi – il secondo. L’unica nota positiva legata alla sua persona è la meravigliosa imitazione di Maurizio Crozza.
- Silvi, Renati e Daniele: la dinastia dei Berluscones. Il capostipite, l’inventore di quella nefandezza chiamata ‘Forza Italia’, l’uomo dai millemila processi, il proprietario del Milan, il coniatore del termine ‘bunga bunga’, è Silvio Berlusconi. Dominatore dei mass media dal ’92 all’era Renzi, è riuscito a far addormentare il Paese e farlo svegliare nel bel mezzo di una crisi senza precedenti: che mago. Suo numero 2, braccio destro sin da subito, freccia nell’arco dell’ex Pdl, è Renato Brunetta, uomo d’alta statura, nel 2014 ha pubblicato un libro dal titolo “La mia utopia: la piena occupazione possibile”. Appunto, la sua utopia. Forzista convinta è anche Daniela Santanchè, donna sempre contenuta e mai offensiva: su di lei, per rispetto non suo ma dell’essere umano in quanto tale, preferiamo non esprimerci.
- Alessandro Sallusti. Ex compagno della Santanché – e già questo basterebbe a condannarlo -, se si cerca il suo nome su ‘Google’, la notizia più culturale riguarda il suo nuovo fidanzamento Patrizia D’Asburgo Lorena. E’ inoltre conosciuto per tutti gli scontri verbali persi con Travaglio.
- Antonio Razzi. RIDICOLO, VERGOGNOSO E INDECENTE. Nient’altro.
- Eugenio Scalfari. Crea ‘La Repubblica’, la sua carriera si divide in due. Nella prima parte sembra quasi un giornalista, uno serio, tagliente. Punge Andreotti e Berlusconi, lotta per la sinistra e i suoi ideali. Poi diventa renziano, smette di credere alla democrazia e appena vede il M5S inizia a parlare di dittature varie – ed eventuali. Come dire: due piccioni con una fava. Indovinate quale.
- Vincenzo De Luca. “Bambolina imbambolata” alla Raggi, “Chiattona” alla Ciarambino, “Da ammazzare” alla Bindi. Oltre a essere un femminista convinto, è anche un onesto e tranquillo Presidente di Regione: escludendo qualche frittura di pesce e clientelismi vari che l’hanno un pochino destabilizzato, si è autoproclamato salvatore della Campania. E magari del mondo. Anche lui come Belpietro, trova l’unica nota positiva nell’imitazione crozziana.
- Giorgio Napolitano. Il peggior Presidente della Repubblica italiana. Nulla più.
- Pini, Dari, e Sandri: la meglio gioventù. Pina Picierno, Dario Nardella, Sandro Gozi. Giovani di spicco della dinastia renzina, se elencati assieme producono lo stesso effetto di Qui, Quo e Qua, di Topolino. Solo che loro sono reali. God save the children.
- Matteo Salvini. Il più grande venditore di felpe della storia, meglio conosciuto come colui che ha riportato in auge la Lega – e sai che vanto -, non perde l’occasione di scagliarsi contro rom, zingari, neri e albanesi. Poi, come hobby, en passant, spara insulti un po’ a vanvera. La sua affermazione migliore però non è un dubbio, ma una sentenza: “Arriverà prima la Padania libera della mia laurea”. Non avevamo dubbi.
Bottega di idee