In nome della Verità/3: la Liberazione

Dopo l’esordio dello speciale e in seguito all’approfondimento della figura di Primo Levi, oggi Bottega di idee dibatte, come indica il titolo, attorno al 25 aprile, al giorno della Liberazione, ma non in senso storico, bensì filosofico. Quella di oggi non è e non dev’essere una lezione storica. Quella di oggi, invece, dev’essere una raccolta di frasi, riflessioni, e spunti che facciano capire l’attualità del tema e che ci facciano condividere ideali di pace e di fratellanza. In nome della pace, in nome della Verità.

A tutti i nonni d’Italia

“Era giunta l’ora di resistere; era giunta l’ora di essere uomini: di morire da uomini per vivere da uomini” – Piero Calamandrei

“È meglio la peggiore delle democrazie della migliore di tutte le dittature.” – Sandro Pertini

E’ con queste due citazioni che vogliamo avviare la conclusione del nostro percorso sul 25 aprile nello specifico e su Primo Levi e le narrazioni di questi orrori più in generale. Già, perché il testo per antonomasia, uno dei testi più significativi e innovativi dell’Occidente, che – citando noi stessi – “in Italia dovrebbe essere più sacro della Bibbia”, la nostra Costituzione, nasce con la Resistenza.
Nasce da uomini che si ribellano, da uomini che esigono e combattono per una vita da uomini.
Nasce da uomini che preferiscono sempre, comunque, e nonostante tutto, la democrazia alla dittatura.
Nasce dalla voglia di unirsi, a prescindere dalle ideologie, per creare un testo coerente, che si esprima al meglio in quei principi fondamentali – e fondanti – (nel pdf, da pagina 1 a pagina 3), che dovrebbero essere la base del nostro Paese.

E, per molti, il 25 aprile 1945 fu la Liberazione: la fine di una tragedia senza precedenti e senza eguali; una sopravvivenza per i pochi rimasti e un tentativo di ridare dignità a quei milioni di morti incolpevoli; il termine di una parentesi obbrobriosa di cui tutta l’umanità, a 70 e più anni di distanza, si vergogna.
Il 25 Aprile 1945 è stato uno di quei giorni che per sempre ha mutato la storia dell’umanità. Come il 27 Gennaio dello stesso anno, come il 9 novembre 1989 – giorno della caduta del Muro di Berlino.
Giorni che hanno segnato rivoluzioni vere e proprie, e che rimarranno non solo nei libri di storia ma nel DNA del genere umano, per sempre. E oggi, noi, dopo un percorso ben preciso, prima poetico e poi storico, quel giorno vogliamo celebrarlo. Vogliamo ricordare, in un mondo così diviso, come l’umanità parli un linguaggio universale – anche per proseguire sull’orma tracciata dall’articolo di ieri. In questo caso, mai termine fu più descrittivo. Già, perché la Seconda Guerra Mondiale è stata una tragedia collettiva, dell’umanità intera, nessuno escluso. Persino quelli che come noi hanno avuto la fortuna di non dover subire aberrazioni di questo genere, quella è stata una tragedia.
Una tragedia universale, totale, di cui oggi dobbiamo farci narratori.
Per non ripetere oggi gli errori di ieri, e per assicurarci un buon domani.

Perché come ci disse, ancora una volta profeticamente, Primo Levi, “tutti coloro che dimenticano il loro passato sono destinati a riviverlo”.

E noi, il passato, non lo dimenticheremo mai.

In nome della Verità.

Bottega di idee

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