Le sette meraviglie (dei playoff NBA)

Terminato il primo turno, Bottega di idee commenta, nella sua “rimodernata” rubrica, già precedentemente annunciata, il più grande spettacolo di sport al mondo: i playoff NBA.

A Flavio Tranquillo

  1. Il Pianeta Warriors. Golden State travolge Portland 4-0, e non che ci si aspettasse molto altro. Ma, per la prima volta da anni, quello di Golden State non sembra dominio, o strapotere, o superiorità. No, l’impressione è che i vicecampioni in carica vivano in un altro pianeta. Il Pianeta Warriors. MOSTRUOSI.
  2. Harden vs Westbrook, a vincere è il basket. 4-1 nella serie tra i Rockets e OKC. Nonostante un devastante Westbrook (tutte triple-doppie esclusa gara 1), a vincere sono “il Barba” e compagni. O meglio, a vincere è il basket. Perché, francamente, i Thunder senza il loro numero 0 sono davvero poca cosa.
  3. I playoff chiamano, LeBron risponde. 74-49 all’intervallo, gigantesco vantaggio Pacers. E’ gara 3, a Indianapolis, e i Cavs conducono 2-0 nella serie. Per tutti, commentatori, giocatori, allenatori, la partita è finita. Per Lui, il Re del basket, l’eroe che ha riportato la città di Cleveland alla vittoria, no. E allora, nella sua modestia, mette a referto 12 assist, 13 rimbalzi e 41 punti. Il Prescelto c’è, è vivo, e l’impressione nettissima è che gli unici che possano provare a contenerlo siano gli alieni del pianeta Warriors. Finale annunciata.
  4. Isaiah e Steve: le grandi storie di questi playoff. IT4 è il suo acronimo. Isaiah Thomas, recentemente, ha perso la sorella. Dopo la vittoria in gara 6, è volato a Seattle, per il funerale della giovanissima familiare. Percorso diverso, invece, e meno inaspettato rispetto a un assurdo incidente in macchina, è quello di Steve Kerr. Dopo l’operazione alla schiena, il coach di Golden State è riuscito a sedersi in panchina parecchie altre volte, ma a un certo punto ha dovuto mollare: contraccolpi dell’operazione – che lui oggi sconsiglia a tutti quelli che si imbattono in problemi di schiena – sono stati vari sintomi, dall’emicrania alla nausea, che lo hanno spinto a rinunciare “a tempo indefinito” alla panchina dei Warriors. Speranzosi di poterli rivedere sorridenti sui loro rispettivi campi, Bottega di idee porta, a Isaiah e Steve, i suoi migliori auguri.
  5. LAC come Wenger. Esaurito un punto insolitamente serio per la nostra rubrica, possiamo pure tornare alle futili e frivole vicende sportive. E dato che delle vittorie abbiamo già parlato, ora non resta che concentrarci sulle sconfitte, o sulle eterne perdenti. Cioè, per esempio, dei Los Angeles Clippers. Per carità, si vede che ci provano, ma pare che i colori bianco e rosso assieme non portino granché bene. Vero, Arsène?
  6. La sindrome di Kawhi. Una volta fu Tim Duncan. Che, messo insieme ai migliori Manu Ginobili e Toni Parker, e ispirato da Gregg Popovich, ha portato i San Antonio Spurs a essere una delle squadre più vincenti, continue, e spettacolari di ogni epoca. Ora Tim non c’è più, Manu è quasi 40enne e Toni sente il peso dell’età. Così, c’è bisogno di nuove leve: si punta su un bravo ma mai del tutto convincente LaMarcus Aldridge, sui vari Gasol, Bertans, Mills o Lee del caso. E poi, nel 2011, c’è un ragazzino, con delle treccine all’indietro. E’ la quindicesima scelta del draft. Lo prendono i Pacers e lo “scaricano” agli Spurs per prendersi George Hill. Sei anni dopo, quel ragazzino è mister Kawhi Leonard, assoluto trascinatore e dominatore del campo, che nella regular season così come nei playoff ha viaggiato con una discreta media: 32 a partita… 4-2 ai Grizzlies praticamente da solo.
  7. Questione MVP. Quattro i candidati, e la sorpresa è che mancano Stephen Curry e LeBron James. Già citati tutti e quattro, i papabili vincitori sono Isaiah Thomas (29 di media nella regular season); Kawhi Leonard (32 a partita); James Harden (circa 30); Russell Westbrook (tripla doppia – sì, tripla doppia! – a partita di media). Per scegliere schiacciate pure sui link. Tanti auguri…

Bottega di idee

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