Un breve commento sul più ampio dominio della storia del basket americano: sette punti per riassumere dodici vittorie su tredici partite e indicare i migliori 5 delle NBA Finals.
- 4-0; 4-0; 4-0; 4-1. Tredici partite, dodici vittorie. Portland e Utah ne sono uscite annichilite. Poi il criminoso episodio di Pachulia su Kawhi Leonard – del quale parlammo qui, punti 6 e 7 – ha condannato gli Spurs all’inevitabile cappotto. Infine, 4-1 a dei Cavaliers più che perfetti. La squadra di LeBron James ha giocato semplicemente al proprio meglio, quasi perfetta in attacco e ottima in difesa, eppure ha perso. Ha perso perché i Golden State Warriors 2016/17 sono la squadra migliore di tutti i tempi, perché Curry e Durant assieme dovrebbero essere considerati illegali, e perché se LeBron, Irving e Love sono un gran terzetto; gli Splash Brothers e KD sono semplicemente di un altro pianeta.
- Strenght in numbers, giusto? E allora diamone qualcuno, di numero: 67-15 in regular season; primi nei playoff per punti e assist per partita; Durant, nelle finali con i Cavs, in cinque partite, ha totalizzato, in ordine di gara 38, 33, 31, 35 e 39 punti; miglior squadra di tutti i tempi come avvio ai playoff, con 13 gare vinte consecutivamente, prima della sconfitta in gara 4 con i Cavaliers. Insomma, se la forza è nei numeri e se il buongiorno si vede dal mattino, questa non può che essere la squadra più forte di tutti i tempi. Quello che invece segue, nei cinque successivi punti, è il quintetto migliore delle NBA Finals, già ritratto nell’immagine della foto in copertina.
- Stephen Curry. Impossibile parlare di quintetti migliori delle Finals, o di quintetti migliori in assoluto, senza citare il 30 dei Warriors. L’uomo dai tiri impossibili da 28.6 punti a partita nei playoff, il già due volte MVP della lega, colui cioè che ha riscritto le regole del basket moderno, non può certamente che essere considerato, sebbene ciò che affermi l’NBA (che lo schiera, ridicolmente, nel secondo quintetto), il miglior playmaker della lega.
- Kyrie Irving. La guardia da Duke, il numero 2 dei Cleveland Cavaliers, colui che insieme a LeBron decise la meravigliosa gara 7 dell’anno scorso, è stato sostanzialmente irrefrenabile nelle due gare alla Quicken Loans Arena, e arenato solo da un Klay Thompson – oggi escluso per sole ragioni di spazio – irriducibile.
- Non Klay Thompson, ma appunto Andre Iguodala: sua la schiacciata di gara 5, dritto per dritto, che ha tagliato le gambe alla difesa di Tyronn Lue, ma non solo. L’MVP delle Finals 2015 è letteralmente esploso nell’ultima gara delle finali, con 20 punti e il 64% dal campo. Inconfondibile per impegno e tenuta, sia fisica che mentale, si merita dunque il posto nel nostro specialissimo quintetto.
- Kevin Durant. Di Lui s’è già parlato, ma forse non abbastanza. L’MVP delle Finals 2017, il 35 ex OKC, è semplicemente stato immarcabile, irrefrenabile, incontenibile. L‘Uomo da 35 (35!) punti di media nelle Finals, definito da qualcuno molto più grande di noi “lo Shakyamuni della tangenziale di Washington”, ha letteralmente dominato partita, compagni e avversari. La vera discriminante, la vera differenza, tra i Cavs e i Warriors, ha un nome, un cognome, e un numero di maglia: Kevin Durant, 35.
- E infine il più grande, il Prescelto, il Re, forse il miglior giocatore di tutti i tempi: LeBron James. L’ex 6 degli Heat, l’uomo che ha riportato alla vittoria la città – e non la squadra – di Cleveland, l’uomo che ha battuto ogni record, si è semplicemente superato. Anch’Egli ha dovuto chinare il capo alla squadra più forte di tutti i tempi, ma certamente il numero 1, il più forte di tutti, è ancora, e sempre, Lui. LeBron, Raymond, James.
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