L’ultima intervista, il penultimo articolo. L’ultimo cerchio a chiudersi, in attesa di uno nuovo, ancor più grande, che si aprirà domani. L’ultimo viaggio intorno a una persona, l’ultimo estetismo in interviste mai di sola apparenza, l’ultima cornice di questo quadro sempre più definito.
L’intervista a Gaia è tutto questo. Dopo quelle a Simone, Giulia, Sofia, Teresa e Valeria. E’ l’ultima curva prima del traguardo. Un traguardo pieno di cultura e di gioventù. Un traguardo che non sia fine, ma nuovo inizio.
Il nostro, nuovo, inizio.
Come mai hai deciso di entrare a far parte di Bottega di idee?
Fin da bambina, ho sempre avuto problemi di autostima e di considerazione di me stessa. La paura di mettermi in gioco, di risaltare, di provarci, mi blocca da sempre. In realtà, era da tempo che mi veniva chiesto di entrare a far parte del blog. Come scrittrice, come disegnatrice, come qualsiasi figura che potesse farmi credere un po’ di più in me. Credere in me come ci credi tu, con la tua inesauribile voglia di dare voce a chi ha paura di parlare. Così, dopo tanti incoraggiamenti e nonostante altrettante paure, eccomi qui, curatrice digitale del blog; a coniugare la mia passione per la grafica alla voglia di mettermi in gioco e a un briciolo di felicità.
Nella tua biografia, hai parlato dei tuoi diari scritti in inglese. Quale importanza ha l’inglese per te? E, secondo te, il suo successo nel mondo adolescenziale è anche legato al suo valore di fuga dalla realtà?
Che domanda difficile a cui rispondere in 10 righe. Già, i miei diari scritti in inglese. Quanto è complicato spiegare l’importanza dell’inglese? D’altro canto, credo che dalla biografia si sia già inteso quanto usassi l’inglese tipo ‘mantello dell’invisibilità’ di Harry Potter. Scrivere in inglese era come scrivere in russo, o in aramaico antico, perché mia madre – mio padre se n’era già andato da tempo – non sapeva nemmeno una parola di quella lingua sconosciuta e io la sentivo come una protezione, un muro tra me e tutto il resto, tra me e la voglia di scomparire, tra me e la voglia di occupare sempre meno spazio. Oggi l’inglese ha il potere di liberarmi dalle catene che mi stringono in questo paesino di poche migliaia di abitanti, di aprirmi gli occhi, a me che ho sempre avuto sogni troppo grandi e piedi troppo piccoli per raggiungere le mete più lontane. La fuga dalla realtà e la liberazione dai vincoli sono tematiche centrali nel mondo adolescenziale di oggi, e non è sicuramente difficile capire il perché. L’inglese ormai è diventato la chiave di lettura di un mondo che, senza di esso, si chiude a moltissime possibilità di crescita e di scoperta.
Come bisogna approcciare i testi greco-latini affinché offrano spunti di riflessione sull’attualità?
Oggi come mai è di vitale importanza la cultura. Cultura troppo spesso sottovalutata o data per scontata. Cultura che causa ignoranza. Ignoranza che si manifesta in paura. Paura verso l’altro, il prossimo, il diverso, lo sconosciuto. Il modo, a mio parere, più utile e costruttivo per vedere la letteratura greca e latina come spunto di riflessione attuale, è saper contestualizzare e confrontare. Non è forse vero che Saffo, nel 580 a.C., scandalizzava il mondo antico parlando per la prima volta di quell’amore omosessuale tra donne che ancora oggi fa coprire gli occhi alle bimbe se due donne si baciano in metro? Insomma, la Cultura con la C maiuscola passa attraverso la conoscenza di se stessi, e come conoscersi meglio, se non esplorando i lati più luminosi e oscuri della natura umana descritti anacronisticamente dagli autori latini e greci? E che bisogno più attuale, se non quello di integrità e di sobrietà in un mondo così profondamente corrotto, oggi come al tempo di Cicerone?
Grafica, estetica, fantasia: come legheresti questi termini?
Il denominatore comune di questi tre termini è sicuramente l’Arte. Ma cos’è l’Arte? Ciò che fa provare qualcosa a chi la osserva. Sono tre termini legati come da un intreccio mai finito, perché l’Arte non finisce mai. Attraverso la grafica mi sento a casa; tutto è chiaro, limpido, ordinato, organizzato, sotto controllo. Lo stesso controllo che ritrovo nell’estetica, mentre cambio i caratteri, i colori, mentre fondo il mio mondo con lo schermo del PC. E lo stesso controllo, di nuovo, che perdo nei meandri della fantasia, mentre i colori sfumano e si mescolano dentro gli argini della mia mente. Così, attraverso questo ‘controllo’, che domina tutte le discipline che amo, si annette e si ricollega al punto di partenza della domanda. Poiché è proprio attraverso questo controllo che riesco ad esprimere al meglio ciò che, per me, è Arte.
Non sarà certo domanda nuova, ma non è nemmeno scontata: cosa vedi nel tuo futuro?
Credo che grazie a questa opportunità, datami da te, potrò riuscire – finalmente – ad aprirmi ad un mondo, sebbene sconosciuto e un po’ spaventoso, molto più grande di me ma colmo di possibilità di dimostrare ciò che so fare. Spero che l’aiuto e il supporto degli altri componenti di questo blog, che più di insieme di colleghi, ormai, è diventata una vera e propria famiglia; contribuisca a creare quel qualcosa che, da sogno di un ragazzino, è diventata una speranza e un luogo di sfogo per migliaia – orgogliosamente – di persone da ogni parte del mondo. Infine, mi piacerebbe concludere con una citazione del grandissimo Nelson Mandela che riassume, in due righe, lo spirito con il quale è nato e sta crescendo, questo blog. Per questo. “Sappiamo cosa deve essere fatto: tutto ciò che manca è la volontà di farlo.”
Bottega di idee