E’ la seconda giornata della settimana del ricordo. Dopo “Breve spiegazione di un memento”, torna Sophie con le sue lettere. Oggi, dopo la corrispondenza alla mancanza, la nostra scrittrice chiama a sé il ricordo, tema cardine di questa settimana, invocandolo da un lato e rifiutandolo dall’altro, in una corrispondenza sempre più viva e sempre più sentita. Il tutto nel segno di quella meravigliosa e coinvolgente malinconia, che avvolge il testo fin nei suoi più remoti meandri, creando a questo regalo di eleganza un pacchetto di splendida dolcezza.
Ricordo, è difficile sfuggirti.
È difficile non abbandonarsi alle tue braccia confortevoli di quando tutto era più bello, di quando ancora nulla era perduto. Facile è invece lasciarsi cullare dai quei dolci momenti richiamati alla memoria. Quando hai perso tutto, quando non ti rimane nulla fuorché te stesso, passare le giornate in tua compagnia è un piacevole passatempo. Non altrettanto gradevole è poi tornare alla realtà, ma non importa, perché tu ci sei sempre, in ogni momento posso arrendermi a te.
Ci sono momenti in cui, se si può dire, io vivo di te, giornate intere, settimane, mesi, mi immergo in te nell’attesa di avere altri ricordi in cui sprofondare. Vivo consumando i giorni e mi nutro di te nell’attesa di nuovi momenti da divorare e da custodire nel mio cuore, come sostentamento, nel tempo durante il quale non posso far altro che attendere.
Vivo così, in attesa della passione, dell’amore, sfamandomi con il loro ricordo mentre aspetto nuove emozioni che mi tengano in vita. Vado avanti, sempre nello stesso circolo vizioso in cui mi hai inghiottita, perché non posso fare altro, non posso ricongiungermi alle persone che ormai ho perso, non posso rivivere i momenti che ho esaurito, se non nella mia testa, sei l’unico conforto che mi culla. Ci sono volte in cui però mi fai del male, perché mi mostri la tua parte negativa, la sofferenza che ho cercato di cancellare, mi riproponi tutto il dolore nascosto e non mi dai pace, mi tormenti e mi chiedi di affidarti di nuovo a te, scavi voragini e mi dilani con quegli attimi angosciosi che ti avevo chiesto di eliminare. Mi cogli impreparata riproponendomi i tormenti che a fatica cerco di superare, le persone che ora non ci sono più, tutte quelle promesse poi dimenticate e mai mantenute, i pianti, gli sbagli, i viaggi in treno con le lacrime agli occhi, le certezze svanite, le rotture irreversibili.
Mi spogli delle mie sicurezze rammentandomi ciò da cui mi sono lasciata illudere, mi rimproveri per essermi fidata di chi si sarebbe dovuto prendere cura di me, ma che non ha fatto altro che accompagnarmi sull’orlo del precipizio, ritrovandomi poi sul fondo senza avere il tempo di aggrapparmi a qualcosa. Me lo rinfacci continuamente, perché ho sempre saputo a cosa sarei andata incontro, ho sempre saputo che chi mi avrebbe dovuta tenere per mano senza farmi cadere alla fine mi ha sempre lasciata precipitare; ogni volta, però, dimentico, e commetto lo stesso errore. E tu sei lì a ricordarmelo, che mi dimentico di quanto faccia male, che l’attrazione per chi penso abbia le risposte che cerco, che possa compensare i miei dubbi, non fa altro che portarmi più a fondo. Voglio trovare certezze ma non faccio altro che perderle, non faccio altro che smarrirmi nei labirinti dei miei sbagli. Ti chiedo di smetterla, di offrire di nuovo al mio cuore ormai straziato quei momenti di amore ormai lontani, gli unici che possano guarire le ferite chi mi hai inflitto. Ti supplico di riportare alla memoria quella notte, quelle passioni, e di ripeterle costantemente finché sarò sazia, finché il piacere di quel ricordo non lascerà posto all’amaro in bocca al solo pensiero che non potrò più riviverlo, alla malinconia che mi stringe pensando che nulla tornerà come prima, pensando a quanto ero felice e sarei potuta esserlo di nuovo.
Ma so bene che, come mi hai spesso rammentato tu, mi sono ripromessa troppe volte di prestare attenzione a non commettere lo stesso errore, e altrettante me ne sono dimenticata a causa delle brevi quanto intensi spiragli di frenesia che mi riproponi, ingannandomi.
E so bene anche che ho tanta voglia di prendere quel treno quanta poi di salirci per scappare via.
E, infatti, quando tu mi hai fatto luce sulla voragine in cui stavo ancora per cadere, me ne sono andata.
Sophie