Il mostro di Triangia

Siamo quasi arrivati alla conclusione della settimana del ricordo. Fra la storia di Rebecca di ieri e l’editoriale del redattore di domani, ci sembrava giusto lasciare spazio a un po’ di ilarità, prendendoci anche la libertà di scherzare, di far ridere e sorridere. E’ quindi giunto il momento di Camporella Advisor Sondrio, fresca collaborazione lanciata il mese scorso

Vi starete sicuramente chiedendo cosa possa essere quella strana figura, se un essere umano o una creatura immonda proveniente da altri spazi e altri tempi, se sia stata mai avvistata o se sia ancora del tutto sconosciuta. In questo articolo, noi di Camporella Advisor Sondrio, vi racconteremo cosa abbiamo scoperto.

Prima di tutto, vogliamo esaminare attentamente le dinamiche dell’accaduto, facendo luce sui fatti, e presentandolo anche a chi non se n’è ancora interessato o non ha trovato nessun articolo a riguardo.

Era un mercoledì 17, di quei mercoledì 17 così freddi e pallidi, che solo un mese come Gennaio sa donare. Abbiamo salutato Sondrio alle ore 5 e mezza, diretti verso gli spazi sconfinati dell’altopiano di Triangia. L’obiettivo, ovviamente, scovare nuovi posti per appartarsi in camporella con la propria amata. Ma eravamo ignari del fatto che quel saluto sarebbe potuto essere l’ultimo. Camminavamo, così, tranquilli sulla mulattiera, nel buio del mattino, avvolti dalla nebbia e dai dolci richiami della camporella. Tra cespugli di rosa canina, rovi e querce, ci addentravamo sempre più nel mistero delle tenebre, forti dei nostri nobili propositi: né i fruscii di animali tra le foglie né i soffi degli asini nei recinti potevano intimorirci.
Dopo due orette buone di cammino avevamo quasi raggiunto la nostra meta, quando, all’improvviso, è successo l’inaspettato. Un’ombra è apparsa ai nostri occhi: a circa 50 metri di distanza, la figura, dai contorni indefiniti, scendeva di balzo in balzo dalla costa, rompendo la nebbia in in un silenzio sinistro. Poi, d’un tratto, si è arrestata, quasi percependo coi sensi la nostra presenza. In quell’attimo, subito, nel terrore, abbiamo estratto la fotocamera e avvicinandoci piano abbiamo ripreso la scena. Ma, in un battibaleno, l’essere è salito su uno sperone roccioso, lanciando il suo agghiacciante grido e facendo risuonare l’intera valle. Riposandosi dallo sforzo, ha posato il suo gelido sguardo sui nostri corpi, precipitandosi subito verso il cameraman, scuotendolo e percuotendolo, in un angosciante mix di sangue, brividi e terrore, fino al nostro intervento: armati di rami, abbiamo messo il Mostro in fuga.
Erano le 7.28 di quel Mercoledì 17 gennaio.

Dall’attacco noi siamo rimasti illesi, ma il cameraman, di nazionalità greca, ha riportato seri tagli alle gambe e al torace; i medici assicurano comunque che non è in pericolo di vita. Ma cosa è quel Mostro? E cosa cerca? Forse un esperimento genetico, scappato dai laboratori genetici svizzeri, forse l’anello mancante tra la scimmia e la scimma. Cugino del Bigfoot, parente dello yeti e nipote del sasquatch. Magari si tratta proprio dell’Homo Salvadego di cui parlano le leggende, raffigurato in uno splendido affresco a Sacco, vicino a Morbegno. Oppure potrebbe essere l’alieno che da settimane sembra aggirarsi per la Valmalenco. O, ancora, un milanese perso da anni nei nostri boschi, che ha semplicemente deciso di adattarsi all’ambiente. Una teoria molto accreditata, inoltre, sostiene che il mostro, dopo un lungo periodo di ibernazione nel ghiacciaio del Ventina, sia stato portato alla luce dal disgelo. Di fatto però non sappiamo quasi nulla della figura antropomorfa apparsa quella mattina.
Ma di una cosa, siamo assolutamente certi: non è la prima volta, che in Italia, dei giovani in camporella o alla ricerca di essa siano aggrediti, feriti o anche uccisi.

Infatti nella sacra storia della Camporella vi è un altro mostro. Questa volta si deve ritornare però alla prima metà degli anni Ottanta, in una delle più belle e romantiche regioni italiane per amoreggiare, la Toscana.
Nel 1985 vennero ritrovati sedici cadaveri nei dintorni del comune di San Casciano, vicino a Firenze. La morte di questi venne attribuita a una creatura che avrebbe vissuto nella regione fiorentina in quegli anni. Venne denominata il “Mostro di Firenze”. Questi sedici omicidi erano duplici: vennero ritrovati a coppie, un uomo e una donna, affianco alle loro auto o, in un caso, nella loro tenda. Queste coppie si erano appartate per amoreggiare nella natura, ma prima che se ne fossero potute andare, il Mostro le ha colte. Vi sono dei tratti comuni tra gli otto duplici omicidi: uno è l’arma del delitto, una Beretta calibro 22; l’altro invece è il fatto che venne tagliato il seno sinistro e il pube a ogni ragazza. In quel periodo la paura fu tale che i genitori delle giovani coppie, fecero intendere ai loro figli di potersi pure svagare in casa, evitando così le pericolose campagne. Per i vari omicidi sono stati numerosi gli arresti, ma non sono valsi a fermare la follia omicida del Mostro.

Le analogie col Mostro di Triangia sono evidenti: non è infatti un caso che l’essere abbia ferito il cameramen sul petto, proprio in quella zona del corpo dove in Toscana i cadaveri subirono mutilazioni. I fatti quindi, parlano chiaro: un nuovo caso è stato aperto. Analizzando gli eventi, si può ipotizzare che il mostro si sia spostato in un ambiente completamente diverso dal suo habitat naturale. A portarlo a migrare verso il nord potrebbe essere stato il surriscaldamento globale, che ha ampiato il suo areale e reso così abitabili i territori della Valtellina e gli ha fatto quindi trovare nuove prede. O forse è possibile che il figlio, essendo il padre in pensione, abbia deciso di seguire le orme del suo genitore, portandolo in terre inesplorate.

Noi di Camporella Advisor cercheremo in tutti i modi di indagare ancora su questa inquietante rivelazione e di porre un freno a questa bestia immonda. Trovate il video completo dell’aggressione sul canale Instragram di Camporella Advisor Sondrio.

Questo evento segnerà la storia della camporella a livello mondiale.

Camporella Advisor Sondrio

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