Otto giorni dopo il nostro articolo politico, Bottega di idee torna alla carica con altri dieci punti contro tutto e contro tutti, compresi gli italiani. In un articolo dove l’ironia è d’obbligo, e la riflessione seria una possibilità, il redattore commenta le elezioni di domenica, che, come preannunciato, in un Paese realmente fantozziano, sono state una cagata pazzesca.
- Un Re Mida al contrario: questo potrebbe essere il vero soprannome del “Bomba” da Rignano sull’Arno. Ciò che tocca, perde. Renzi è riuscito a passare dal 40% delle Europee al 18% di domenica scorso. Una parabola così discendente da far sembrare Pedrosa un campionissimo.
- Ah, a proposito di Liberi e Uguali. Come da noi anticipato (vedasi punto 10), puntare su P.G. non è stata una grande idea. Così come, forse, non è stata una grande idea puntare su D’Alema: nell’uninominale di Nardò, praticamente a casa sua, ha raccolto il 3,9% dei consensi… Certo, più del suo partitino, ma per arrivare ultimo a casa tua devi essere molto Renzi. Cioè molto antipatico.
- Che poi, comicamente, Renzi, all’estero ha spopolato: il genietto incompreso, fuori dall’Italia, ha superato il 27%. Insomma, ormai è chiaro: più gli sei lontano, più ti piace.
- Il fenomeno da baraccone (fiorentino, gli altri baracconi lo rifiuterebbero), nonostante tutto, è riuscito a tirare fuori un altro coniglio dal suo cappello: le dimissioni postdatate. Cioè, in pratica, ha annunciato le sue dimissioni, che però diventeranno esecutive dopo aver svolto le Consultazioni, dopo aver trattato le figure di Presidente di Camera e Senato, e dopo aver convocato il Congresso del partito. Per poi, magari, candidarcisi come segretario. E, data la totale inconsistenza dei vari Cuperlo, Orlando ed Emiliano, chissà, magari rivincerlo. Per poi portare al 10% quel ridicol PdR che è diventato il PD. Il masochismo, a confronto dell’operato di Renzi, è una divertente e rieducativa pratica volta alla procreazione.
- Parlando di procreazione non può non venire alla mente quella squallida figura che, in uno squallido Paese come questo, è riuscita a mantenere quasi stabile il suo elettorato: l’evasore fiscale con più plastica nel volto che sangue nel corpo, ancora una volta, è stato agilmente sopra la doppia cifra, raggiungendo il 14% dei consensi.
- Che poi, a ben pensarci, 14% è anche la distanza tra M5S e PD. Insomma, tra Di Maio e Renzi c’è lo spazio di un Berlusconi. Cioè, appunto, di un Renzi.
- L’altro grande vincitore, oltre a Di Maio, è Salvini. Il suo feroce salto in avanti – che a oggi lo rende inequivocabilmente il leader del centrodestra – rappresenta al meglio tutto il populismo, tutta la rabbia, tutta la cecità degli italiani. Un Salvini inneggiante al Vangelo ma sempre disposto a rimpatriare vittime incolpevoli, vola, stacca Berlusconi e guida la coalizione di centrodestra. E non è da escludere che cresca ancora. E niente, pare che le felpe e le ruspe piacciano a tanti.
- Chi però le elezioni le ha vinte per davvero è il Movimento 5 Stelle: 32%, Pd quasi doppiato, cappotto negli uninominali in Sicilia e Puglia. Straripanti al sud, molto positivi al nord. La vera forza del Sistema, con cui tutti dovranno scendere a patti, ora sono loro. In una campagna elettorale in cui tutto è girato bene (inventare il caso “rimborsopoli”, che “rimborsopoli” non è mai stato, ha reso noto quanti soldi il Movimento restituisse), l’inesperienza al governo non è stato un problema da superare, ma un trampolino di lancio: stanchi di tutto e tutti, gli italiani sono andati a votare in massa il partito a guida Di Maio. Che i congiuntivi non li azzecca, ma le campagne elettorali sì.
- A questo punto, grazie alla genialissima legge partorita da quella brillante mente di Ettore Rosato, la situazione è di perfetta instabilità. Vediamo brevemente le quattro, oltremodo deliranti, opzioni. 1) Governo del Presidente: breve governo di scopo, rifacimento nuova legge elettorale, nuove elezioni. Poi, com’è naturale, nuova (forse ancor più schiacciante) vittoria di 5 Stelle e Lega, ancor più martoriante flagellazione del PD. 2) Governo M5S – Lega: in una gara dell’ignoranza tra Di Maio e Salvini, il Premier dovrebbe essere il candidato pentastellato. In questo modo, però, il Movimento dovrebbe iniziare a virare su posizioni destromani e razzistiche. Cioè, sostanzialmente, l’inizio della fine. Per l’Italia e per il consenso del Movimento. 3) Governo M5S – PD derenzizzato – LeU: auspicato l’improbabile e fatto il più piacevol sogno (Renzi finalmente fuori dalla politica italiana), i dem e LeU potrebbero appoggiare un governo a presidenza Di Maio e con forte tendenza di sinistra, salvando il Paese dalle tendenze demoniache del centrodestra salviniano. 4) Governo centrodestra – PdR: Salvini si è detto favorevole, Renzi pur di non morire politicamente potrebbe accettarlo. Conseguenze non probabili, ma certe: ulteriore, forse decisivo, salto in avanti del Movimento 5 Stelle. Noi ve lo diciamo prima, poi voi non lamentatevi, cari lorsignori benpensanti.
- Comunque, cari (e)lettori, noi ve l’avevamo detto. Queste elezioni, in tutti i casi, sono state una cagata pazzesca. Ma d’altronde, a ogni cagata, corrisponde il suo cagatore. E forse, questa cagata pazzesca, noi, volgari e corrotti italiani, ce la meritavamo.
Bottega di idee