Dopo la biografia di ieri, ecco a voi l’intervista a Benedetta, nella quale ci parla un po’ di sé dei suoi racconti, che pubblicheremo a partire da settimana prossima. Buona lettura!
Dal testo con cui hai voluto presentarti, è emerso nitidamente un tuo modo ironico di raccontare tutto ciò che (non) hai fatto. Come giudichi l’utilizzo dell’ironia nei testi e quanto ne farai uso in quelli che vorrai proporre?
Trovo che l’ironia sia molto importante non solo nella letteratura, ma anche nella vita. Nell’arte, ad esempio, può essere utile per far passare messaggi importanti senza risultare pedanti. Questo è il caso di molti romanzi dell’Ottocento, nei quali l’ironia maschera le critiche alla società in modo così buono da far risultare il testo innocuo. Nella vita reale invece l’ironia serve principalmente a non prendere gli altri e se stessi troppo sul serio. Purtroppo non sono molto brava ad usare toni ironici né in scrittura né nella vita vera, anche se sto cercando di migliorarmi. In alcuni racconti ho, però, cercato di usare un tono un po’ più leggero, sempre stando attenta a non tradire quella che è l’essenza dei personaggi stessi.
Jane Austen, Via col Vento, il pianoforte, il teatro e la scrittura: ci aiuti a fare ordine nel mondo delle tue passioni?
Fare ordine nel mondo delle mie passioni è praticamente impossibile. Con il pianoforte, per esempio, ho un rapporto altalenante: più di una volta ho minacciato di smettere di suonare, ma alla fine ho sempre continuato, un po’ per passione, un po’ perché adoro la mia insegnante e non vederla più mi dispiacerebbe troppo.
Diverso è con il teatro: ho iniziato a seguire un corso dell’oratorio quando ero piccola e da allora non ho più smesso.
La scrittura forse è la mia più grande passione. Mi piacerebbe diventare una scrittrice (per quanto questo termine voglia dire tutto e niente e sia oramai abusato) e lavorare per una casa editrice indipendente. Per il resto sono un tipo decisamente passionale e ossessivo. Tendo a passare delle fasi durante le quali mi concentro su un argomento specifico, memorizzando dati su dati per poi, nel migliore dei casi, riutilizzarli nei miei racconti. Dopo aver letto praticamente tutto quello che potevo della Austen e delle sorelle Brontë (mancava giusto la lista della spesa e poi avrei letto ogni riga da loro scritta), ho provato a scrivere un romanzo che è più una sorta di gioco letterario, in cui in ogni pagina c’è almeno una citazione.
Visto che il collegamento con la tua risposta è chiaro, approfitto di questo spazio per chiederti che cosa porterai sul nostro sito (visto che i nostri lettori non lo sanno) e come ti sei avvicinata a Bottega di idee.
A dire il vero non avrei mai pensato che sarei finita a scrivere per un blog. Per anni ho addirittura caldeggiato l’idea di scrivere sotto pseudonimo, creando un alone di mistero che al giorno d’oggi sarebbe stato fin troppo difficile da mantenere. Ho conosciuto Bottega di idee grazie a Mariana, scrittrice di questo blog oltre che mia carissima amica. Poi un giorno per caso, ti ho incontrato e credo di averti scioccato parlando a macchinetta, tanto che alla fine mi ha proposto di collaborare al blog scrivendo dei racconti. Pensando che si sarebbe trattato di un impegno non troppo gravoso ho accettato… Inutile dire che mi sono ritrovata con una lista di 15 donne e di 15 uomini su cui scrivere un racconto che raccontasse la loro storia o comunque ne descrivesse il carattere.
15 donne, 15 uomini. Dei quali – questo possiamo svelarlo – ben pochi sono ancora in vita. Come mai questa scelta così particolare e inusitata?
Ritengo che l’aggettivo “inusitata” sia forse eccessivo. Molti autori scrivono di personaggi del passato, come dimostra anche la notevole quantità di romanzi storici che si trovano nelle librerie. Devo ammettere di aver scelto personaggi di epoche passate per diversi motivi. Innanzitutto, trovo fastidioso scrivere di persone viventi perché mi sembra di violare la loro intimità. Poi sono sempre stata affascinata dalle epoche passate, quindi è per me molto divertente immedesimarmi in queste figure più o meno note, cercando magari di mostrarle sotto una luce un po’ diversa dal solito.
Ultima domanda, a chiusura di quest’intervista, che verrà proposta a tutte le intervistate: che cosa ti aspetti da questa esperienza con Bottega di idee e in che cosa pensi possa esserti preziosa?
Devo essere onesta: non so bene cosa aspettarmi. A dire la verità preferisco non pensare a come un qualcosa potrebbe cambiarmi, anche perché di solito sbaglio ogni genere di previsione. Preferisco vedere cosa succede senza pensarci troppo su. Di certo sarà interessante sapere cosa la gente pensi di quello scrivo. E poi spero di poter fare amicizia anche con gli altri ragazzi e ragazze che collaborano al blog. Del resto, ho già detto che amo avere tanti amici e condividere con ognuno di loro qualche passione.
Federico