L’intervista a Francesca

In questa intervista, seguito della sua biografia, Francesca, tra una citazione e l’altra, ci racconta di sé e dei suoi racconti, sul blog a partire da settimana prossima. Buona lettura!

Nella biografia, assai ricca di informazioni, hai inserito due periodi che mi hanno molto colpito: “Francesca è nata nel 2000 a Sondrio e ci vive da allora, ma il suo domicilio mentale rimane il mare.”; “Da anni vive nella pretesa (che non ritiene idealistica) di far coesistere scienza e umanesimo- per ora questo è l’unico indizio delle sue intenzioni future.” Ti va di chiarircele?
La prima frase significa semplicemente che se potessi, andrei a vivere al mare. È un luogo che mi piace e a cui mi sento di appartenere.
Per quanto riguarda il secondo periodo, intendo dire che non credo nel disgiungere discipline scientifiche e umanistiche. So che la mia opinione sembra in minoranza. Siamo nell’epoca dell’iperspecializzazione; la mole di informazioni e di scoperte dei singoli campi rende difficile diventare esperti in più di una disciplina e l’ideale di avere un sapere completo è tramontato. In tutto ciò però occorre ricordarsi che scienza e umanesimo, per quanto si occupino di ambiti diversi con metodi diversi, sono due chiavi di lettura dello stesso mondo. E più volte i loro sentieri vanno intrecciandosi, dando vita a idee affascinanti. Da secoli i filosofi si interessano di matematica, i letterati studiano le scienze e viceversa. A me piacerebbe in qualche modo essere parte di questa interdisciplinarietà in futuro, proprio nel senso di lavorarci. Anche se ancora sto cercando di capire come…

Nel testo, hai affermato che i due testi che ti hanno colpito sono stati il “Barone Rampante” e “Coscienza di Zeno”. Oltre a un maggior focus su questi due, cosa vuoi condividere rispetto alla letteratura in generale?
Della coscienza di Zeno mi è sempre piaciuto come il protagonista, nel tentativo di smettere di fumare, fumi infinite “ultime sigarette”. Che in teoria dovrebbero essere le ultime e celebrare l’arrivo di un epoca di forza, stabilità e felicità. Ma il proposito dura poco, e le ultime sigarette si susseguono senza che nulla cambi. Svevo descrive l’inettitudine del suo protagonista senza indulgenza ma con profonda ironia, spingendo il lettore a riconoscere in lui i vizi che deve aver visto delle volte in se stesso. Con Zeno è difficile non identificarsi per nulla.
Il barone rampante Cosimo Piovasco di Rondò, invece, è solo un ragazzino quando, per ribellione, promette al padre di passare tutta la vita sugli alberi. Mantiene la parola. Determinato nella sua decisione, tanto da non scendere a terra neanche per morire, ingegnoso nell’organizzare la sua vita sugli alberi e avventuroso nel viverla, Cosimo è l’esempio di un rifiuto che non preclude nulla, bensì gli spalanca una diversa prospettiva più leggera. Quella leggerezza così straripante di vita che rende così bella la scrittura di Calvino in questo romanzo.
Cosimo e Zeno non si somigliano affatto. Tuttavia, sono entrambi personaggi profondamente umani, in cui riconoscere i nostri fallimenti e le nostre fantasie, attraverso cui avvicinarci ancora un po’ a noi stessi. Quello che credo dovrebbe fare un po’ la letteratura in generale, insomma. DFW,  lo scrittore americano che di solito cito ogni volta che posso, l’ha sintetizzato così:”La letteratura si occupa di cosa vuol dire essere un cazzo di essere umano”.

Altro tuo interesse, che emergerà dai tuoi articoli, è indubbiamente la natura: ti va di spiegarci nel dettaglio che tipo di riflessioni ci regalerai e come hai deciso di parlare proprio di questo?
All’inizio quando mi hai proposto di scrivere sui quattro elementi naturali (acqua, aria, terra, fuoco) non ero molto convinta di riuscire a fare qualcosa del genere per via della vastità dell’argomento. Tuttavia mano a mano che abbozzavo i primi testi ho cominciato ad appassionarmi all’idea.
Sono partita col prendere in considerazione la percezione comune di un determinato elemento, da cui si parte per introdurre riflessioni a proposito provenienti da fonti esterne. Infine, ogni articolo presenta dei dati riguardo all’utilizzo da parte dell’uomo di questi elementi. Quest’ultima è stata la parte più sorprendente, almeno dal mio punto di vista, perché evidenzia una serie impressionante di sprechi e negligenze.
Terminato il percorso su acqua, aria, fuoco e terra, scriverò di altri elementi naturali, mantenendo più o meno la stessa impostazione. In ogni caso, si tratta di elementi fondamentali della nostra esperienza quotidiana, così fondamentali che rischiamo di dimenticarcene o rimanervi indifferenti. Ed è un peccato, considerato che costituiscono le basi della nostra realtà.

Ti sei definita “un’esperta nel lasciare le cose a metà”: vuoi spiegarci meglio cosa intendevi?
Ora che me lo chiedi, mi sa che in effetti neanch’io ho le idee chiare su cosa intendevo… di sicuro rispecchia quello che è stato per molto tempo il mio rapporto con la scrittura, cioè appassionarmi a mille progetti senza portarne a termine neanche uno. Il principio è quello di Zeno e delle sue ultime sigarette. Anche se spero che per me alla fine sia vero quello che diceva Calvino in alla fine un altro romanzo, il Visconte dimezzato, “alle volte uno si crede incompleto ed è soltanto giovane”

L’ultima domanda, lo sai, è uguale per tutti: che cosa ti aspetti da questa esperienza e in che cosa pensi possa esserti preziosa?
Bè, di sicuro sembra un buon modo  per evitare l’effetto Zeno! Scherzi a parte, penso sia un’ottima opportunità di esplorare stili e contenuti su cui altrimenti non mi sarei molto concentrata. E poi mi piace molto l’idea di contribuire a uno spazio di cui fanno parte diverse voci. Un bell’antidoto all’autoreferenzialità imperante nella rete e nel mondo.

Federico

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