L’inizio di una nuova avventura (gialla)

Nei prossimi mesi Mariana, nella sua sua nuova rubrica “Dalla Romania con amore”, ci parlerà della sua esperienza di volontariato a Sighişoara Atterrata in un paese diverso da quello che si era immaginata, Mariana ci racconta dell’autunno rumeno, dei problemi sociali della città e dei primi progetti SVE. Trattandosi di una iniziativa europea, l’articolo è disponibile anche in inglese. Buona lettura!

Arrivo

Partendo per la Romania, mai mi sarei immaginata di stare in maglietta a novembre. Mi ero già prefigurata neve e vento e pioggia e nuvole gonfie, per poi trovare sole e splendidi colori autunnali, che dove vivo in Italia muoiono nel giro di due settimane, soffocati dall’arrivo dell’inverno. Contro ogni previsione, il clima è mite e il sole viene sempre a porgere il suo saluto, dando così la possibilità a noi volontari di esplorare quella che sarà la nostra casa per un po’, trovare spazi che possiamo chiamare casa con persone che presto saranno amici, se non famiglia.
Sì, volontari: non sono qui per un viaggio di piacere, ma sto svolgendo il mio Servizio di Volontariato Europeo. Si tratta di un programma promosso dall’UE che consiste nella permanenza in uno stato, sempre aderente all’Unione, da parte di giovani volontari disposti a prestare il loro tempo per una giusta causa, spesso nel campo sociale -cultura, bambini, giornalismo, inclusione sono solo alcuni dei temi che i progetti possono riguardare. La durata è molto variabile, potrebbe essere di due mesi come di un anno. Ad ogni modo, lo SVE è un’esperienza talmente profonda che ha capacità di cambiarti in un solo giorno.

Illustrazione del progetto

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Palazzi, bandierine e tanti colori: uno scorcio di Sighişoara

Per quanto mi riguarda, ho scelto un progetto di otto mesi che si svolge a Sighişoara, città natale del leggendario Vlad l’Impalatore, nel cuore della Transilvania. Non è una cittadina particolarmente attiva, ma ci sono tutti gli elementi per una permanenza interessante. Innanzitutto, Sighişoara vanta una cittadella medievale patrimonio dell’Unesco, con strutture di diversi secoli ancora intatte, in uso o visitabili. La peculiarità del centro storico sono, oltre ovviamente alle quattordici torri che adornano il muro di cinta, i vivaci colori con i quali sono stati dipinti gli edifici: rosa, verde menta, rosso accesso e violetto sono solo alcuni.
Il lavoro che è richiesto durante questo specifico progetto, intitolato Listen to your heART (Ascolta il tuo cuore) è di netto stampo creativo: la concezione che attraverso l’arte si possa crescere e imparare è infatti la premessa che sta alla base di tutte le attività. Il nostro obiettivo principale è quello di portare l’arte nella comunità, in ogni sua forma, e diffonderla il più possibile. Alla fine non è importante essere professionisti, e nemmeno bravi se è per questo: mettersi in gioco, uscire dalla propria zona di comfort, superare i limiti autoimposti, questi sono i valori che ci contraddistinguono.

Difficoltà

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Una vita ecologica, a Sighişoara, per ora, rimane solo un sogno

Mi trovo a Sighişoara da quasi un mese e ho già potuto constatare che non è tutto rose e fiori -o meglio, non è tutto colori autunnali e palazzi storici. I problemi intrinsechi della città sono numerosi e perfino i turisti che la visitano soltanto per un giorno se ne accorgono: i bambini di strada sono veramente numerosi e, vestiti di stracci, chiedono qualche moneta ai passanti. Il governo rumeno a questo proposito sta promuovendo diverse iniziative, prima fra tutte una campagna di sensibilizzazione: per quanta tenerezza possano suscitare questi bambini, dare loro del denaro è quanto di più sbagliato possa esserci. Bisognerebbe portarli in una scuola, ambiente a loro completamente sconosciuto, per dargli un futuro, ma loro continuano a vivere nel modo in cui i loro genitori hanno trascorso gli anni. Quando si dice: «Si stava meglio quando si stava peggio». È una ruota che imperterrita continua a girare, in attesa di qualcuno non che la fermi, ma che la distrugga completamente.
In Romania, poi, vivere ecologicamente è un’impresa titanica destinata a fallire: basta sapere che non c’è la differenziata. Tra le altre cose, nel quartiere dove vivo, in periferia, non c’è nemmeno la raccolta dei rifiuti, che vengono accumulati nei grossi bidoni. Quest’ultimi vengono periodicamente controllati da persone che cercano qualcosa tra il marcio e l’odore nauseante.
Inoltre, ci sono molte sfide per i volontari che svolgono il loro Servizio di Volontariato Europeo in Romania: innanzitutto, la barriera linguistica preclude la possibilità di integrarsi nella comunità locale, confinando i volontari all’interno del gruppo, una situazione che a lungo andare potrebbe diventare ripetitiva e logorante. Nello specifico, per coloro che lavorano con i bambini, la sfida è ancora più difficile; proprio per questa ragione, dobbiamo aspettare ad andare nelle scuole inferiori, limitandoci, almeno per il momento, ai licei, dove tranquillamente parliamo inglese.

Speranze e occasioni

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Una veduta di Sighişoara

Tuttavia, tutte queste sfide non sono lasciate inattese: a tutti viene offerto un corso di lingua rumena, tanto per cominciare, e anche uno di personal development, per accompagnare i volontari in questo viaggio difficile.
Forse, è proprio per questo che ho scelto la Romania, assecondando il mio sesto senso: le difficoltà che qui man mano si presentano, altro non fanno che mettermi di fronte a un’ennesima montagna da scalare. E una volta arrivata in cima, sarò più forte.
Spesso mi ritrovo a pensare che noi esseri umani abbiamo perso la capacità di scavare nel profondo, nelle nostre radici più intime, solamente per pigrizia, o perché alla fine conoscersi fa paura, così come il processo che ci garantisce questo risultato. Eh sì, perché conoscersi non significa soltanto riconoscere i lati belli di sé, ma soprattutto implica l’ammettere i propri limiti, che, benché ci piaccia pensare altrimenti, abbiamo tutti, e spesso anche ben definiti. Lo SVE non è l’unica esperienza al mondo che può essere utile per conoscere se stessi, ma certamente rappresenta per i giovani una concreta opportunità per fare la prima esperienza fuori casa e quindi imparare a convivere con se stessi.

Conclusione

Insomma, questo primo mese nel progetto è stato molto, molto movimentato. Lo definirei quasi di assestamento, come se dovessimo ancora bene abituarci a Sighişoara e alle sue dinamiche. Per la prima volta dopo tanto, troppo tempo, vedo il futuro roseo come un tramonto lento ad andarsene, nonostante molti elementi mi dicano che non ce n’è ragione. La Romania, dopotutto, è un paese giallo, e come tale ha tutto ciò che serve per sollevarsi.

Mariana Rosa

 

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