Marlene Dietrich
Benedetta oggi ci racconta di Marlene Dietrich, una delle donne più affascinanti del ‘900, la cui immagine fu resa iconica dal regista Josef von Sternberg e per noi ritratta da Aurora. Tedesca, si trasferì nel 1930 in America e divenne famosa come “la donna che anche le donne possono permettersi di adorare.”
Consiglio musicale: Lili Marleen, Marlene Dietrich
“Non è possibile, non è possibile che tu ti aggiri così per il set!”, urla Josef chiudendo dietro di sé la porta del camerino.
Appoggio una mano sulla sedia. Josef mi porge il braccio per aiutarmi a mettermi a sedere. “È stata un’idea terribile, lo so”, ammetto, “Ma mettere un po’ di collirio negli occhi non mi sembrava un grande sacrificio.”
“Un sacrificio inutile, visto che non riesci a vedere praticamente nulla!” Josef inizia a camminare avanti e indietro, misurando la stanza a falcate. “Ci toccherà studiare qualcos’altro per scurirti gli occhi…”
“Troverai il modo, ne sono certa.”
“Magari usando le luci in un modo diverso potrei creare… Marlene, riesci a stare qui un attimo? Devo andare a fare una prova.” Josef non attende nemmeno la risposta. Esce di corsa dal camerino, senza nemmeno curarsi di chiudere la porta.
Sento la testa che mi gira.
Mi giro verso la toeletta e guardo la mia figura sfocata, come se lo specchio fosse appannato. Passo una mano sul tavolinetto e sento sotto le dita i resti dei palloncini con i quali mi sono esercitata per la scena. A volte queste sue idee mi lasciano un po’ stranita, ma non è da me lasciare qualcosa al caso. Per settimane ho gonfiato palloncini e li ho scoppiati tenendoli a poca distanza dal mio volto, nel tentativo di abituarmi al rumore e così non aver nemmeno l’istinto di chiudere gli occhi. Un esercizio esasperante e ripetitivo. Ora dovrei girare la scena, se solo non avessi avuto questa bizzarra idea del collirio…
Guardo ancora quella pallida immagine riflessa. Scorgo l’addensarsi delle ombre nelle mie guance scavate. Mi danno un aspetto più drammatico, secondo Josef. Effetto che ho ottenuto con un dieta ferrea e facendomi strappare quattro molari. E per quanto possa sembrare assurdo, è anche questo che mi ha resa un’icona.
Volevano proibirmi di indossare i pantaloni, all’inizio. Poi si sono resi conto che queste mie scelte non mi sminuivano. Anzi, mi rendevano più affascinante agli occhi della gente. Mi trasformarono nella donna che può essere adorata anche dalle altre donne. Ma non sono solo quello che gli altri vogliono da me.
Mi esprimo liberamente. Anche quando qualcuno mi chiede perché non torno in Germania, perché ho trascinato la mia famiglia qui, a Hollywood, non uso eufemismi.
Amo anche liberamente. Ho baciato una donna davanti a una telecamera. Ho avuto degli amanti e delle amanti. Senza mai preoccuparmi del giudizio degli altri.
Io sono Marlene. Sono la femme fatale. E mi diverte non poco questo ruolo.
Josef entra nel camerino. “Ho trovato la soluzione. Niente collirio, solo luci. Adesso vieni sul set.”
Esco dal camerino, lo seguo. La vista mi si è schiarita e ora riesco ad orientarmi meglio.
Arrivata sul set, salgo sul carretto pieno di palloncini. Lancio una breve occhiata allo specchio che ho fatto posizionare vicino alla telecamera e sorrido, compiacendomi della maschera e del costume che ho indosso e inclinando il capo per vedere quali angolazioni mi piacciono di più.
Josef e tutti gli altri si aggirano per il set, frenetici, sistemando ora un oggetto di scena, ora la direzione delle luci.
“Azione!”
Benedetta