Scritti dal castello

Dalla Romania con amore, Mariana ci racconta degli sviluppi della sua esperienza con SVE, parlandoci dei training e dei viaggi che hanno scandito il mese di novembre e delle persone da lei incontrate. Trattandosi di una iniziativa europea, l’articolo è disponibile anche in inglese. Buona lettura!

Un mix di culture

Novembre è stato un mese molto interessante: non mi sono fermata un attimo. Finalmente le prime attività sono cominciate e noi volontari piano abbiamo cominciato ad aprirci alla comunità intorno a noi. Sighişoara è infatti la casa non solo di rumeni, ma anche di ungheresi e tedeschi. Io e un mio collega, anche lui lombardo, abbiamo avuto modo di constatare la differenza che c’è fra questi gruppi nel momento in cui abbiamo cominciato un laboratorio di lingua italiana al Liceo. Lavoriamo con tre classi diverse: due di rumeni e una di ungheresi. L’ultima è composta da ragazzi e ragazze che non sanno nemmeno il rumeno e che comunicano coi i loro coetanei delle altre classi in un inglese improvvisato.
Nei corridoi della scuola, quindi, si parla rumeno, ungherese, inglese e un po’ di italiano. Questo mix non manca anche nelle case dove viviamo noi volontari: veniamo infatti dall’Italia, dalla Grecia, dalla Serbia, dalla Georgia, dall’Egitto e dalla Repubblica Ceca. Presto avremo dei nuovi colleghi dalla Spagna e dalla Turchia, così quest’esperienza già variopinta potrà vantare nuovi colori.

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La nostra Mariana Rosa (sulla sinistra) in un’aula rumena con un’altra ragazza.
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Qui sopra, una tabella che riassume tutti gli impegni dei ragazzi impegnati nel training dello SVE

 

 

 

 

 

Casa dolce casa

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Un angolo caratteristico del castello di Bran

Piano piano mi sto accorgendo che Sighişoara sta diventando a tutti gli effetti la mia casa. Mi sto ritagliando degli spazi, qui, che esulano dal lavoro: il martedì c’è un appuntamento fisso al cinema, spesso si va al ristorante con gli amici e recentemente è stata installata una pista pattinaggio, diventata già il punto di incontro tra noi volontari. Ho ormai imparato la strada per le case degli altri volontari e riesco a ricordarmi l’aspetto della cittadella, con i suoi muri antichi e le sue vie acciottolate.
Anche gli altri volontari, da semplici colleghi sono diventati amici. Molti di loro sono alla fine del loro progetto e ho il sentimento che Sighişoara non sarà più la stessa quando loro non ci saranno più. Condividendo la quotidianità, le vite si intrecciano molto in fretta e in un modo tutto particolare: ci si supporta a vicenda, ma rimanendo comunque pronti a criticare eventuali sbagli. Qui nessuno di noi è un esperto in ciò che gli è richiesto dal progetto, per questo non ci sono gerarchie e lavoriamo tutti quanti insieme per avere un buon risultato finale.

Viaggi

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Un altro scatto del castello di Bran

Ho avuto modo di comprendere quanto Sighişoara sia diventata importante per me nel momento in cui ho viaggiato. Durante il corso del mese di novembre mi sono allontanata da casa per due volte. La prima è stata soltanto per un weekend a Brasov, una città a circa due ore da qui: ero molto curiosa di vedere il famosissimo castello di Bran, così io ed altri due volontari ci siamo imbarcati in quest’avventura di due giorni. Ed è stato bellissimo: la città è molto più grande ed è piena di storia, ma anche di svago.
Il secondo viaggio, a differenza del primo, è durato un’intera settimana: io e i miei colleghi ci siamo fatti sei ore di bus per raggiungere Bucarest, la capitale della Romania, per partecipare ad un training organizzato sempre nell’ambito del programma europeo Erasmus +. Questi sei giorni erano finalizzati a far acquisire a noi volontari gli strumenti necessari per affrontare con la massima serenità e tranquillità quest’esperienza, nonché quelli necessari per superare le difficoltà che normalmente si trovano sul cammino. Dopo questo training, mi sento effettivamente più sicura di poter riuscire a trarre il massimo da questo progetto. Infine, ho conosciuto molti colleghi che prestano servizio in altre parti del paese e penso proprio che durante la mia permanenza andrò a trovarli.

Conclusione

Come già detto, questo training mi è servito anche per capire, una volta per tutte, quanto sia diventata importante per me non solo Sighişoara ma anche le mie attività qui: non vedevo infatti l’ora di tornare al mio progetto. Novembre, in fin dei conti, è stato il mese in cui il fuoco si è acceso: sia fisicamente, perché, a differenza di quanto ho scritto nel primo reportage, ora la temperatura è costantemente sotto lo zero, ma anche e forse soprattutto perché ora la nostra squadra di volontari è completa, con l’arrivo dell’ultimo volontario dell’Egitto, e finalmente potremo cominciare il nostro cammino insieme.

Mariana Rosa

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