Benedetta ci accompagna nel 1940, quando Hattie McDaniel vince l’Oscar come migliore attrice non protagonista per la sua interpretazione nel film Via col vento. Un premio significativo, in quanto fu il primo tributato a una persona di colore. Nonostante il riconoscimento, Hattie (ritratta per noi da Aurora) dovette recitare per tutta la vita la parte della cameriera, ruolo che la rese impopolare tra la sua gente. Consiglio musicale: Charles Gerhardt, Gone with the wind (main theme)
Sono seduta in un tavolino posto accanto al muro. Da lontano vedo il resto del cast del film. Parlano, scherzano, ridono. Ma di quelle risate vedo solo come deformano i loro volti. Seduti con me, Yober e Meiklehjohn, il mio agente, uno dei pochi bianchi che accetta di lavorare con noi neri.
“Chi l’avrebbe mai detto che avresti vinto un Oscar?”, commenta Meiklejohn.
“Non l’ho ancora vinto”, ribatto. Nervosa, porto una mano alla tesa per controllare che le gardenie che ho tra i capelli siano ancora al loro posto.
“Suvvia, lo sappiamo benissimo che il premio l’hai vinto. Devi solo aspettare di salire su quel palco e ritirarlo.”
“Farai la storia, questa sera”, commenta Yober.
“La storia della mia razza”, confermo, lasciando che una punta di orgoglio bagni le parole.
“Esattamente”, dice Meiklejohn.
Annuisco lentamente e lascio vagare lo sguardo per la stanza. Fa strano essere l’unica nera in tutta la stanza. Del resto, secondo quello del Cocoanut Grove non dovevo nemmeno esserci. È stato Selznick a chiedere questo favore. L’hanno anche accontentato, a patto che io non mi sedessi coi miei colleghi. Poco importa che abbia passato tutte quelle ore sul set di Via col vento con Vivien Leigh e con Clark Gable e che loro mi stimino. Poco importa che sia stata candidata come miglior attrice non protagonista. Fosse per loro, potrei essere completamente sola, in questo momento.
“Sai, stanno pensando di farti continuare a recitare il ruolo di Mami”, mi informa Meiklejohn.
“Meglio recitarlo che viverlo”, rispondo.
“Concordo pienamente. E poi bisogna saper sfruttare un po’ questo successo.”
Lo so che continuerò a recitare il ruolo della cameriera. Un ruolo che mi fa incassare 700$ alla settimana e che non confondo minimamente con me stessa, per quanto mia nonna vivesse in condizioni simili. Vesto i panni della cameriera e li smetto non appena la cinepresa si ferma. Ma so che tanto quei panni li dovrò indossare di nuovo. Sarò sempre Mami, la cameriera fedele ai propri padroni bianchi.
La realtà è che non io non piaccio ai bianchi così come la cameriera che interpreto non piace ai neri.
I bianchi lavorano con me, ma raramente mi accettano. E infatti il fatto di aver vinto un premio continua a sorprendermi. Anzi, penso che alla fine non me la daranno nemmeno, la targa. La daranno a un’altra attrice, una bella donna bianca.
I neri mi attaccano. Dicono che recitare per i bianchi un personaggio tanto stereotipato li offende e che dovrebbe offendere anche me. L’ho detto e lo ripeterò sempre: preferisco recitare la parte della cameriera e guadagnare bene piuttosto che vivere come una per portare a casa solo 7$ alla settimana.
“Tra poco tocca a te.” Meiklejohn mi strappa dai miei pensieri e mi indica l’attrice che sta presentando il premio dicendo che si tratta di Fay Bainter.
Annuisco. Sento il mio respiro farsi sempre più corto, le mani iniziano a tremarmi. Tutto il discorso di Fay mi scivola addosso, tanto sono nervosa. Poi sento nominare il proprio nome. Hattie McDaniel.
Attraverso la stanza e salgo sul palco. Mi consegnano la targa dorata. Poi stringo la mano a Fay, che scivola via dal piccolo palco cedendomi il posto. Annuisco ancora un paio di volte alle persone sedute davanti a me, e deglutisco. Le parole che si sono preparata iniziano a scorrermi velocemente sulla lingua.
“Accademia delle scienze e arti cinematografiche, compagni dell’industria cinematografica e onorati ospiti. Questo è uno dei momenti più felici della mia vita.” La voce mi trema un po’ per l’emozione, e gli occhi sono sempre più umidi. “E voglio ringraziare ognuno di voi che ha avuto un ruolo nel selezionarmi per uno dei premi per la vostra gentilezza. Mi ha fatto sentire molto, molto umile e lo terrò sempre come un faro per tutto ciò che potrò fare in futuro. Spero sinceramente di poter essere sempre un onore per la mia razza e per l’industria cinematografica. Il mio cuore è semplicemente troppo pieno per dirvi come mi sento.”
Guardo ancora la platea gremita di attori e registi.
“E posso dirvi grazie e che Dio vi benedica.”
Le ultime parole si perdono nel fazzoletto che mi sono portata al viso per asciugare le lacrime.
Col premio in mano, scendo la scaletta e mi affretto al tavolo vicino al muro.
Benedetta