Natale in Camporella: la storia di Maria

Dopo mesi di assenza, torna sul nostro blog la rubrica dedicata alla Camporella. Primo di tre articoli, “La storia di Maria” apre un percorso tanto inusuale quanto ironico, tutto ornato da disegni di un nostro nuovo componente, che vi accompagnerà nei giorni di Natale e Santo Stefano.

In Val Tartano era l’inverno. Di quegli inverni profondi, freddi e ghiacciati che solo una valle delle Orobie può conoscere. La neve ricopriva immobile e uniforme ogni cosa, fissando il paesaggio in una distesa bianca. Nel perfetto cielo azzurro, il sole avanzava piano piano su un versante della valle, accompagnando, nell’aria tersa, il giorno che nasceva. Il fragore del torrente dominava il silenzio.

Un pesce, abboccando all’amo e schizzando acqua tutt’intorno, fece sobbalzare un pescatore che – rapido – con una bastonata secca lo tramortì. L’uomo, soddisfatto, canticchiando, stava per riporlo nel cesto, quando di colpo si arrestò. Corrugò la fronte e si rizzò bene in pedi, guardandosi in giro spaesato. Togliendosi il cappello per grattarsi la testa, fece cadere il pesce, che scivolò sul ghiaccio rifinendo nell’acqua. Il pescatore non si ricordava perché era lì, anzi, non si ricordava proprio niente. Diede un’altra occhiata attorno, si sedette per riflettere meglio, ma alla memoria non risaliva assolutamente nulla. Si arrabbiò un poco, si ritolse il cappello, ma niente, niente di niente. Si accorse di colpo che una persona dall’altra parte del torrente lo stava guardando – questi teneva una mano sopra gli occhi per coprirsi dal sole. Facendo finta di nulla, lo salutò cordialmente, ma non ebbe alcuna risposta. Provò ancora ma l’altro non  ne voleva sapere di aprir bocca – era profondamente concentrato a guardare un punto indistinto sulla sponda opposta. Il pescatore, stranito, attraversò il ponte per raggiungerlo. L’uomo era completamente immobile e fermo, da vicino aveva un sguardo vacuo, come incantato. Non rispose ad alcuno stimolo fino a che il pescatore non gli mise una mano sulla spalla. Subito si sbloccò, fece un balzo indietro spaventato, e con uno sguardo enigmatico esaminò l’altro.  Gli chiese impaurito chi fosse, cosa volesse, cosa fosse successo. I due cominciarono così a parlare, domande su domande e reciproche arrabbiature. Ci volle un attimo prima che si accorgessero di trovarsi entrambi nella medesima situazione. Non sapevano nient’altro che di essere uno un pescatore e l’altro una vedetta. Per capire meglio cosa fosse successo decisero di perlustrare un po’ i dintorni. Camminando si imbatterono subito in una signora. Era li  anche lei immobile e impassibile, sotto il braccio teneva un cesto pieno di uova. Si rianimò solo dopo il tocco del pescatore, facendo cadere il cesto. Molto scossa, ci volle un attimo per calmarla. Risultò essere anch’essa nella loro condizione. Il trio così formatosi continuò lungo il sentiero. Quando dietro a una curva ai l’oro occhi si aprì un bosco disseminato di persone ferme e impalate, semicoperte dalla neve, i tre cominciarono a sbloccare ognuno. Ciascuno aveva le stesse domande e gli stessi crucci. Ci volle tutta la mattina prima che anche l’ultima persona fosse stata destata. C’era chi tagliava la legna e chi  suonava, lavandaie, muratori, cacciatori. C’erano pastori con le loro gregge. Gente che lavorava il legno, gente alla locanda, gente che cucinava e gente che mangiava, gente che faceva saltar le castagne per sbarazzarsi della buccia col vento. Uno non volle  essere svegliato e tenendo gli occhi chiusi disse che voleva soltanto dormire.  A un Ragazzo, per la sua felicità, toccò pure smuovere una fanciulla che era chiusa in bagno. La folla, si radunò tutta vicino al torrente nei pressi di una grossa roccia sorretta di traverso da dei muretti. Nel bosco scoppiò il baccano, tutti agitati e scossi si chiedevano preoccupati che cosa mai gli potesse essere capitato. Un putiferio di voci, schiamazzi e pianti isterici invase la tranquillità della valle. Nessuno sapeva cosa fare e per tre ore buone nessuno pensò ad altro che a disperarsi e dibattersi. Solo dopo che si furono un po’ calmati e che il pescatore ebbe un po’ preso in mano le redini del discorso, provarono a mettersi d’accordo sul da farsi. Come prima cosa decisero di perlustrare tutta la zona, in cerca di qualcuno in grado di aiutarli. Ciò che riuscirono a trovare furono però soltanto altri tre sfortunati all’imbocco della valle, non erano stati ancora sbloccati perché lontani. Tre scuri signori ben vestiti, in sella a degli strani destrieri con una grossa gobba al centro. Al calare del sole riconobbero che stando così fermi a parlare, faceva proprio freddo – in effetti, era inverno. Campare con quel clima non era mica facile, quindi di comune accordo, per semplificare le cose, decisero che ciascuno dovesse adempiere al lavoro in cui si era ritrovato. Il pescatore doveva pescare, la lavandaia doveva lavare, la vedetta doveva vedere e convinsero pure gli animali a fare gli animali. Ovviamente i più felici furono quelli nella locanda. La notte risultò essere freddissima e si strinsero tutti assieme intorno al fuoco in due o tre case che trovarono nei dintorni. Si chiedevano come mai con tante persone ci fossero così poche abitazioni, mistero. La mattina seguente cominciarono quindi a svolgere i lavori che si erano decisi. Turbati, ma un po’ meno preoccupati del giorno precedente. Sorse a un tratto però un altro problema. Una ragazza di nome Maria si era trovata incinta, ma nessuno sapeva chi fosse il padre. La mattina precedente, appena sveglia si accorse subito di attendere un bambino e guardandosi accanto trovò un falegname vecchio e barbuto, scoppiò così in un pianto disperato. Giuseppe (questo era il nome dell’uomo) era imbarazzatissimo e altrettanto turbato. Cosa avrebbero pensato tutti di lui, un vecchio, con una ragazza? Ragionando però si rassicurarono entrambi, concludendo che di sicuro non poteva essere lui il padre, perché d’altronde la pancia mica cresce in una notte, no? Maria tirò un sospiro di sollievo e si sforzò di ricordare con chi mai potesse essere andata ma non si ricordava proprio niente. Giuseppe si offrì comunque di aiutarla e decise di esporre il problema a tutti gli altri, certo delle sue solide prove di innocenza. Resi a conoscenza dei fatti, ognuno ritenne che assolutamente non si poteva lasciar così una ragazza indifesa, con in grembo un bambino, da sola. Soprattutto le donne insistettero che bisognasse a tutti i costi trovare il vero padre, d’altro canto non poteva che essere tra di loro.
Ed è così che Maria divenne il principale problema della comunità. [continua…]

Carlo

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...