Sacro monito

La testa di Oliver Cromwell

Il soldato guarda il bastone caduto a terra.
Il teschio, che era restato conficcato lì per anni, è accanto alla punta del suo stivale.
Si china, osservando con aria interessata la testa che per anni aveva visto pendere sopra la sua. Allunga una mano per sfiorarla, ma la ritrae subito.
Guarda prima a destra, poi a sinistra.
Velocemente, afferra il teschio con entrambe le mani e lo strappa via dal bastone. Lo nasconde nella giacca e si alza in piedi.
Col cuore che sembra volergli uscire dal petto, si allontana con passo spedito e tenendo lo sguardo basso. Il rumore dei passi gli rimbomba nelle orecchie, rendendo tutto il resto ovattato. Concentrato com’è sulla reliquia che ha sotto il braccio, non sente le voci delle persone accanto a sé.
Se solo la gente sapesse quello che ha fatto! Quanti, inaspriti dal malcontento per il regime restaurato, lo avrebbero ammirato! Lui, un uomo come tanti altri, ha strappato dal pubblico scempio la testa del grande Cromwell, ha allontanato dagli occhi della gente quel monito nefasto.

Monito…
L’unica cosa che quella testa vilmente mozzata a un morto gli aveva ispirato negli ultimi 25 anni era stato disprezzo per quel potere tanto accecato dall’odio da non risparmiare nemmeno un cadavere.
Lo sguardo ancora basso, entra nella sua casa. Farfuglia un saluto, e corre a sedersi al tavolo, senza curarsi dei richiami della moglie stanca. Dalla giacca estrae il suo macabro trofeo. Lo solleva davanti a sé, puntando gli occhi laddove un tempo c’erano stati gli occhi di Cromwell.

Chiude gli occhi.
È di nuovo bambino.
È sulle spalle di suo padre.

Tutto è così confuso. Non vede altro che persone, intorno a sé. Sono tutti accalcati, impossibilitati ad andare avanti da una fila di soldati. In lontananza, vede un palco di legno. In mezzo a questo, un uomo dal volto coperto e un ceppo.
La gente s’accalca sempre più nella speranza di consumare un po’ della distanza che li separa dal palco di legno. Lui ha le lacrime agli occhi. Il freddo sembra lacerargli le mani e pungergli le guance, e suo padre sembra quasi essersi dimenticato della sua presenza.
Dalla folla si leva un mormorio, evanescente come un respiro. Le parole si accavallano le une sulle altre, creando una cacofonia.

Poi, tutto tace.
Un uomo gracile, dal viso lungo e affilato e gli occhi stanchi e alteri, viene scortato sul palco. Indossa solo una camicia, eppure non trema. Guarda la folla, ma sembra quasi che non la veda. Passo da un mondo corruttibile a uno incorruttibile, dice l’uomo. Dove c’è pace, tutta la pace possibile.
I suoi occhi di bambino seguono quella figura lontana, che si inginocchia davanti al ceppo. Incantato dalla staticità della scena, trasalisce quando l’uomo solleva le braccia e il boia cala la scure. Accompagnato da un silenzio surreale, la testa dell’uomo viene sollevata da terra e mostrata al pubblico.

È morto, è morto, Carlo Stuart è morto! Il tiranno è morto!
La gente inizia a urlare, inebriata. Tutti iniziano a spingere per avanzare anche solo di un dannatissimo passo. Lui si stringe al collo del padre che, infervorato come gli altri, non sembra ricordarsi di avere un bambino sulle spalle. E mentre le sue guance arrossate vengono rigate dalle lacrime, lo vede.
Un uomo, a lato del palco, che scruta la folla con altera attenzione, studiandola. Quasi nessuno nota quell’uomo. Sono tutti troppo concentrati sul quel gracile corpo senza vita. Ma lui, troppo piccolo per capire la morte di un re, lo vede. E sente il respiro mancargli, come fosse in adorazione di un essere superiore. E quasi cade dalle spalle del padre quando l’uomo gira il capo, e incrocia per un breve istante il suo sguardo.

Riapre gli occhi.
Cosa hai fatto? Cosa diamine hai portato a casa? La moglie gli urla addosso, la bocca storta in una smorfia di disgusto.
L’ho salvata. Ho salvato la testa di Cromwell, risponde con voce tremante.

Sei impazzito? Se ci trovano una cosa simile in casa siamo morti, tutte e due!
Il soldato non risponde, troppo impegnato a contemplare il teschio che stringe tra le mani.
Dobbiamo nasconderlo, hai capito? Farlo sparire, prima che qualcuno lo veda… nessuno deve sapere che hai fatto una cosa così idiota.

Il soldato annuisce. Accarezza il teschio. Negli occhi ha la stessa esaltazione di quelli che, all’esecuzione, tendevano i fazzoletti per intingerli nel sangue del re.

Benedetta

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