Cuore di cane

Storia di una cavia

Latrati.
Il frastuono di una grata.
Dalla balconata, tutti gli spettatori si sporgono per cercare di vedere meglio. Scorgono, appena sotto al livello del palco, qualcuno con addosso un cappello e un giaccone di pelliccia, che si scaglia contro una grata latrando e uggiolando.
Con questo ex abrupto straniante inizia Cuore di cane, libera versione teatrale di Massini di uno dei romanzi più amati di Bulgakov, regia di Giorgio Sangati.
Cuore di Cane racconta la storia di Pallino (Paolo Pierobon), un randagio che viene raccolto dalla strada dal celebre endocrinologo moscovita Preobražénskij (Sandro Lombardi). Per concludere i suoi studi sull’ipofisi, Preobražénskij, aiutato dal suo braccio destro Bormentàl’ (Giovanni Franzoni), sottopone il cane a un’operazione per impiantargli nel cranio un’ipofisi umana. L’esperimento ha esiti insperati: il cane inizia una metamorfosi che, nel giro di pochi giorni, lo porta a diventare un essere umano. Così viene creato il cittadino Poligraf Poligrafovič Pallinov.
Lo spettacolo è, come il romanzo, ibrido: si ha infatti un alternarsi tra scene realistiche e estratti dagli appunti di Bormentàl’. A questa scelta di aderenza al testo originale, Massini contrappone alcune modifiche riguardanti alcuni aspetti della trama, senza però discostarsi da quella che è l’essenza dell’opera di Bulgakov, caratterizzata da un leggerezza sferzante e a volte feroce, che non risparmia nessuno dei personaggi. Nonostante l’asprezza di alcune riflessioni, infatti, si è spesso divertiti dalle scene, soprattutto da quelle dell’educazione di Pallinov, che apprende con rapidità gli insulti, collegandoli ora ai propri creatori, ora alla borghesia di cui essi sono tra i pochi superstiti.
Preobražénskij e Pallinov sono, in particolare, i personaggi che più colpiscono. Il primo, un medico borghese che non riesce ad accettare il regime bolscevico e che trattiene, nei confini del proprio appartamento, il vecchio ordine; il secondo, una cavia da laboratorio, elevata a essere umano senza il suo consenso, trasformandosi lentamente nel criminale da cui l’ipofisi era stata presa. Una creatura nuova, che subito il dottore cerca di costringere negli schemi della società, insegnandole il linguaggio e il bon ton. Una creatura che si ribella al proprio creatore, avvicinandosi agli ambienti politici della Russia del 1925. E questo scontro è ulteriormente sottolineato dal diverso approccio tecnico degli attori: Lombardi più classico, Pierobon più bestiale e fisico.
Sferzante, ironico e al contempo terribile, Cuore di cane è uno spettacolo che difficilmente lascia indifferenti, e davanti al cui consolatorio finale non ci si sente, comunque, rassicurati.

Piccolo Teatro Grassi
dal 22 gennaio al 10 marzo 2019
Cuore di cane
libera versione teatrale di Stefano Massini
dal romanzo di Michail Bulgakov
regia Giorgio Sangati
scene Marco Rossi
costumi Gianluca Sbicca
luci Claudio De Pace
trucco e acconciature Aldo Signoretti
con (in ordine alfabetico) Lorenzo Demaria, Giovanni Franzoni, Sandro Lombardi, Lucia
Marinsalta, Paolo Pierobon, Bruna Rossi
produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
coproduzione Compagnia Lombardi Tiezzi

Benedetta

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