“Scrivi una poesia, ti prego”
19.33, 10/04/2019. In una Sala Bausch tutta esaurita, con il pubblico ancora sussurrante e le luci soffuse ma non spente, Alberto Astorri (un professore di Lettere dell’Università) e Luca Zacchini (un ladro dalla storia difficile e dal cuore fragile, di nome Nino) fanno in loro ingresso in scena.
Le luci e il sussurrio sono solo un vago ricordo. Il silenzio, il primo dei tanti, domina.
E’ proprio così, in un silenzio assordante, carico d’attesa e di emozione, che prende il via la trasposizione teatrale di Un quaderno per l’inverno, testo di Armando Pirozzi, vincitore del Premio Ubu 2017 come miglior testo italiano. A detta dello stesso autore, «Il tema centrale del testo è la scrittura e la sua possibilità di incidere direttamente sulla realtà: la forza miracolosa della poesia, non come semplice esercizio di tecnica letteraria, ma per la dirompente carica vitale che suscita, nonostante tutto, nelle persone». E la forza miracolosa della poesia emerge con dolce prepotenza fin da subito.
Nino entra in casa del professore e, brandendo un coltello, lo minaccia. Passata la tensione dei primi istanti, appare chiaro fin da subito come quel ladro non sia un ladro qualsiasi, e soprattutto di come non sia un ladro in senso stretto. Non ruba “per soldi”, non brandisce il coltello con cattiveria. Tutto ciò che Nino desidera dal professore è che scriva una poesia.
Da questa situazione concitata e paradossale, a tratti quasi surreale, prende le mosse lo spettacolo, nondimeno surreale ma almeno altrettanto drammatico: la moglie di Nino è in coma, e per qualche miracoloso motivo, quando questi le legge delle poesie scritte anni prima dal professore (Nino le possedeva perché erano in un quadernetto che il professore teneva insieme al computer, che Nino gli aveva sottratto in precedenza), lei reagisce. Nino si convince così che le poesie del professore possano tenere in vita la moglie e, in quello che ormai è diventato un dialogo tra amici, gli chiederà di scriverne almeno un’altra, per superare la notte.
Da questa domanda (nel senso più psicoanalitico del termine) emerge tutta l’intima essenza del testo. Una domanda prima aggressiva, tra il ladro e il professore; poi ben ponderata, tra amici; infine commossa, da parte di un povero marito in pena per il destino della moglie, che pare essere così sottilmente legato a quella poesia.
Ed è da qui in avanti che Un quaderno per l’inverno prende e coinvolge lo spettatore, straziandolo e straniandolo. Dialoghi concitati si alternano a momenti di sincera commozione, silenzi assordanti vengono a coincidere con gli istanti di massima tensione, mentre frasi a effetto si posano dolcemente sul proscenio.
Lo spettacolo diretto da Massimiliano Civica abbraccia passato, presente e futuro tanto dei due personaggi quanto del pubblico tutto: le frustrazioni del professore si mischiano con il grigiore del quotidiano che chiunque di noi ha, almeno una volta, sentito; il nervosismo e la disperazione di Nino sussume con quella di qualsiasi padre, preoccupato e orgoglioso per il proprio figlio, e di qualsiasi marito innamorato, pronto a ogni cosa pur di salvare la moglie.
Due solitudini che si incontrano, si intrecciano, si vincolano e si liberano, l’una grazie all’altra. Due solitudini che cammineranno parallele per otto anni, prima del loro secondo e ultimo incontro. Due solitudini che vengono a toccarsi.
Cuore a cuore.
Sotto il comune tetto della forza miracolosa della poesia.
Teatro Elfo Puccini
dal 9 al 14 aprile 2019
Un quaderno per l’inverno
dal testo* di Armando Pirozzi
uno spettacolo di Massimiliano Civica
scene Luca Baldini
costumi Daniela Salernitano
con Alberto Astorri e Luca Zacchini
produzione Teatro Metastasio di Prato
con il sostegno di Armunia Centro di Residenze Artistiche Castiglioncello* premio Ubu 2017 come miglior testo italiano
Federico