Dopo il Nepal, Bottega di idee vi porta in Brasile. Silvia Busi, giovane adolescente che attualmente vive a Lisbona, ci racconta di seguito dei suoi due mesi brasiliani, tra la desolazione e gioia, tra favelas e musiche.
Il 13 luglio dell’anno scorso sono partita per il Brasile: mi aspettava un’esperienza di due mesi in questo Paese meraviglioso. Ho trascorso il primo mese a Cajazeras, una delle favelas più grandi del sud America e situata a Salvador, nello stato della Bahia, mentre il secondo l’ho passato girovagando per stato del Ceará, tra Fortaleza e la città di Quixadá.

Il mio viaggio a Salvador aveva un obiettivo specifico: prestare il mio aiuto all’interno di Casa do Sol, un fantastico ente che offre accoglienza, cibo, vestiti, ma soprattutto educazione, ai bambini e ragazzi più poveri del quartiere. Mentre nel Ceará ho prestato servizio in un’associazione che si occupa di riabilitazione sociale per persone che facevano uso di droghe; sono stata a visitare il carcere femminile di Fortaleza e ho aiutato le suore che prestano servizio lì; infine ho visitato delle comunità che si occupano di sostegno alla vita, soprattutto per adolescenti. Appena arrivata, mi sono accorta che era molto di più di tutto questo; Casa do sol, e il Brasile in generale, sono un luogo di gioia, allegria, accoglienza, amore, musica, danza, arte, cultura. Ogni giorno, da quando mi svegliavo coi raggi del sole che entravano dalla finestra, fino alla sera quando andavo a dormire, ero accompagnata dalla musica che è sempre presente, non solo nei bar o nei negozi, ma ovunque: nelle strade, nelle scuole, in ogni angolo si incontrano gruppi di persone con una piccola cassa portatile o con dei tamburelli, che suonano, cantano e danzano.
Ora che mi trovo a Lisbona frequento comunque la comunità brasiliana che vive qua e ho potuto vedere come quest’aspetto della loro cultura li segue ovunque, che sia samba, funk, forró, arrocha, qualunque ritmo brasiliano gli appartiene, che venga dal nord o sud, da uno stato o dall’altro, la gioia di poter divertirsi insieme non li separa.

In Brasile ho capito davvero il valore e l’importanza di ogni persona e del ruolo e talento che ognuno di noi ha e che può e deve mettere al servizio della comunità per poter permettere a tutti una vita vera e dignitosa. Nonostante fossi “gringa”, mi sono sentita accolta fin da subito, tutti sempre ti salutano pronunciando il tuo nome e facendoti un sorriso, dandoti un abbraccio, due baci, e si congedano augurandoti sempre il meglio, sempre con un abbraccio e qualche bacio e pronunciando sempre il tuo nome perché é molto importante. In Brasile ho visto come davvero la frase “meno si ha più si dà” sia vera; sono stata in case di famiglie costituite da una sola stanza fatta di fango e legna, con un solo materasso su cui dormivano sia i genitori che i figli, senza elettricità e con dell’acqua corrente rubata attaccandosi a qualche tubo, e, nonostante questo, appena entrata, mi hanno subito offerto l’unica sedia che avevano, un bicchiere d’acqua, un pasto caldo — probabilmente l’unico che avevano per quella giornata. È questo che più mi ha colpito: la voglia di condividere, di donare, di conoscere e far conoscere…
Sono tornata in Italia con un bagaglio pieno di regali, per la maggior parte oggetti fatti a mano con materiale di riciclo da alcune mie amiche, e libri, tanti tanti libri, perché loro ci tengono tantissimo a farti conoscere la loro cultura, il loro Paese, il loro amore e orgoglio che hanno per il loro Brasile e penso che sia una cosa meravigliosa. Tuttavia la cosa più grande che mi sono portata a casa è la Saudade, questo sentimento fortissimo, indescrivibile, di nostalgia, di mancanza, di vuoto, come se una parte di te fosse rimasta là, appartenendo a quella terra e impedendomi di essere a mio agio qua.
Il Brasile è un Paese meraviglioso, con un popolo fantastico, e vale davvero la pena visitarlo, anzi: viverlo.
Silvia Busi