Pittura e cinema: l’arte che parla di noi
ll cinema, figlio delle arti come pittura e fotografia, comunica con queste in modi diversi e sempre nuovi.
Come loro, il cinema propone all’uomo la possibilità di illudersi e illudere, costruendo un mondo nuovo, una realtà diversa. Sono arti che si ispirano, alimentano a vicenda per crescere.
L’immagine è il cuore dell’arte, della pittura ed il cinema altro non è che immagini in movimento.
Luce, colori, attimi, frammenti: sono componenti che accomunano da sempre cinema e arti visive. Le opere d’arte sono state per molti registi un’importante laboratorio di ricerca che ha contribuito ad arricchire di materiale l’immagine cinematografica.
Il percorso tra le due arti, nonostante l’importanza che la pittura esercita nel cinema, si è sempre sviluppato come due linee parallele che segnano confini: da un lato l’immagine sullo schermo non raggiunge la perfezione di stilizzazione della pittura, mentre dall’altro la natura meccanica del cinema permette di riprodurre con un certo tipo di verità e precisione che per la pittura sono impossibili da raggiungere.
Il regista quindi rincorre il desiderio di riprodurre lo stile pittorico su schermo, cercando di ricreare l’effetto.
È un percorso che vuole portare sullo schermo la stessa magia che si prova davanti a un quadro. L’intensità dell’immagine cinematografica si vuole avvicinare, molto spesso riuscendoci, all’intensità e profondità grafica che solo un’immagine pittorica sembra possedere.
Uno dei registi e autori più importanti in questo senso, che si è sempre ispirato all’arte, è sicuramente Pasolini.
Nei suoi film, cerca di ricostruire l’inquadratura come una vera e propria scena pittorica. Nel film La ricotta, episodio firmato da lui del film RO.GO.PA.G, fa riferimenti alle Deposizioni di Rosso Fiorentino e Pontormo.
I colori dell’opera e della scena cinematografica — entrambe affascinanti — sono carichi, l’inquadratura ricalca il quadro e gli attori sembrano direttamente usciti dal pennello del maestro; l’uso della luce, infine, richiama la stessa atmosfera dell’opera.
Pasolini mette a confronto la reazione della figura dell’artista quando si trova di fronte a una rappresentazione: l’artista è diviso tra realtà e manierismo.
Celebri sono le sue citazioni artistiche, perché l’arte influenza e crea flussi infiniti di ispirazione e immaginazione.
Ci sarebbero milioni di citazioni da sottoscrivere: i film di Jean-Luc Godard — che riprende grandi maestri come Rembrandt, Goya e Delacroix — o quelli Luc Bresson, richiamanti Paolo Uccello; e ancora Bertolucci e il Quarto Stato; o il cinema avanguardista ispirato dall’arte del ‘900 del medesimo movimento, e così via. Per evitare però un mero elenco di film “da vedere”, ci basta sottolineare come l’arte visiva, la pittura e la fotografia siano necessari al cinema perché esso possa vivere.
Parliamo di “settima arte”, e la parola arte sottintende la capacità di volerci sorprendere ed emozionare, proprio come se fossimo davanti — appunto — a un’opera.
Perché, quindi, chiamiamo una pellicola “capolavoro”?
Perché parla di noi, riesce a trasmettere le nostre emozioni su schermo e ci sentiamo compresi, parte di quell’opera; perché ci fa provare un sentimento indescrivibile, ed è proprio questo l’obiettivo ultimo che l’arte si pone.
Pittura e Cinema si amano e sono legati tra loro, raccontano la stessa storia in maniera diversa, destinati a vivere accanto per portare l’uomo sempre più vicino alla scoperta di sé.
Alice Sciarmella