Il fenomeno finlandese
“Solo un cambiamento dell’atteggiamento individuale potrà portare con sé un rinnovamento dello spirito delle nazioni. Tutto comincia con l’individuo.”
Con queste sagge parole, Carl Gustav Jung afferma che l’evoluzione in meglio della società in cui viviamo è realizzabile unicamente a partire dalla coscienza individuale.
È migliorando noi stessi che possiamo migliorare la realtà che ci circonda.
Per questo il sistema scolastico finlandese si prefigge l’obiettivo di educare i giovani non solamente dal punto di vista didattico, ma anche da quello umano.
L’intento è quello di fornire a tutti, almeno scolasticamente parlando, pari opportunità: niente tasse, mensa e libri di testo gratuiti e mezzi pubblici a fruizione libera per gli studenti che vivono in zone distanti dalla scuola. Si parte tutti dalla stessa linea di partenza: nessuno è privilegiato né penalizzato dal proprio status sociale.
Le scuole private non esistono.
Questa è certamente una preziosa lezione per i giovani finlandesi: il figlio di un ricco imprenditore e quello di un modesto fruttivendolo hanno accesso allo stesso identico tipo di istruzione.
In Finlandia si investe oculatamente nell’istruzione dei più giovani, finanziando adeguatamente le scuole. Come un buon giocatore di scacchi, lo stato finlandese ha compreso l’importanza di calcolare mosse che possano fruttare sul lungo periodo ancor più che nell’immediato.
I risultati sono evidenti: la Finlandia vanta uno dei più elevati HDI (indice di sviluppo umano), con un punteggio di 0.920, rientrando nella classifica delle nazioni che godono di maggior benessere nel mondo.
Fin dalla più tenera età, i bambini vengono seguiti ed educati al pieno sviluppo della propria individualità, guidati in un percorso volto alla realizzazione personale.
Il rafforzamento dell’autostima degli scolari è infatti un punto cardine dell’educazione finlandese.
Già a partire dagli inizi del Novecento, lo psicologo dello sviluppo Lev Vygotskij aveva intuito che è fondamentale il sostegno da parte di un educatore nelle fasi di apprendimento di un bambino. Chi presta aiuto può essere un genitore, un insegnante o anche un coetaneo più capace. Questo perché in fase di crescita è necessario il supporto di una figura più esperta per esprimere capacità che altrimenti rischierebbero di rimanere latenti. Questa tecnica si chiama scaffolding — impalcatura — e si potrebbe definire come una sorta di maieutica pedagogica.
Per un compito così delicato, è necessario disporre di insegnati preparati e capaci.
Chi sa, fa. Chi non sa, insegna.
In Finlandia, questo detto popolare italiano non avrebbe senso d’esistere.
La professione dell’insegnante è estremamente rispettata e difficilmente accessibile. Solo i candidati con i voti di laurea più alti possono accostarsi all’insegnamento, impiego giustamente ritenuto di fondamentale importanza. In Italia disponiamo, fatta eccezione per pochi e rari casi, di docenti mal selezionati oppure frustrati a causa degli stipendi inconsistenti. È chiaro che un personale così poco motivato come lo è il nostro non può essere in grado di svolgere un incarico tanto complesso e raffinato come quello di educare i giovani all’umanità.
La parità di genere, la lotta contro il razzismo e l’accettazione della diversità sono solo alcuni dei temi che vengono discussi quotidianamente nelle scuole finlandesi.
In fondo si tratta di ribadire i nobili principi alla base del Basic Education Act: ai cittadini sono garantite eguali opportunità di ricevere un’istruzione pubblica, indipendentemente dal sesso, dall’etnia, dal credo religioso e da avversità economiche.
Bianca