Il triangolo destrorso — attacco al potere
- La plastic tax tanto combattuta dall’ecologista di Rignano sull’Arno. Il Parlamento che manda in vacca la propria dignità, qualora mai l’avesse avuta, per la Commissione Segre. Berlusca, la Pascale, i figli e il logo di Forza Italia. Verona, città già nota per le iniziative culturali variamente diffuse, e Balotelli. La sconfitta da capogiro in Umbria. Cirinnà-Carrefour-magliette. Dopo i 49 milioni della Lega, gli 80 scomparsi per Bussetti. Insomma, l’unica cosa che ormai funziona nella politica italiana è la nostra rubrica, a cui certo non mancano gli argomenti.
- Comunque, andiamo con ordine. Ora: provate a pensare all’unico politico italiano che fa le stesse cose di Berlusconi senza aver governato nemmeno la metà del tempo, che quando ha governato lo ha fatto senza essere eletto, che ha visto per primo la possibilità di un governo contro Salvini e che di lì in avanti ha fatto di tutto per favorirne la caduta. Ecco, Matteo Renzi, non lo scopriamo certo oggi, ha sempre fatto tutto e il suo contrario. Ma che prima si mettesse a distribuire gadget di Greta Thunberg e poi si scagliasse contro una battaglia sacrosanta (che anche il più orbo dei La Russa non avrebbe la stupidità di osteggiare) come la plastic tax, ecco, questo non l’avremmo proprio immaginato. Del resto, come lui, la pensano solo in due: Matteo Salvini e Giorgia Meloni. E qualcosa vorrà dire…
- Del resto, come ricordava Elena Grandi nell’intervista a lei dedicata, Zingaretti il giorno prima dedicava la vittoria da segretario a Greta e il giorno dopo correva a dire sì al TAV. Sostanzialmente, conditio sine qua non per avere la tessera del PD è fare il contrario di ciò che si proclama. Pare peraltro che questo comportamento piaccia tanto agl’Italiani, che infatti corrono a votare tutto tranne il PD a ogni elezione.
- A proposito di elezioni: dall’Umbria con dolore, Di Maio, Zinga e Conte prendono una scappellata storica, perdono con venti punti di scarto, e vedono il loro principale avversario raggiungere il 37%, cioè quello che loro hanno fatto assieme. Hasta la victoria, siempre!
- Proviamo un attimo a rileggere quanto appena scritto: “venti punti di scarto […] 37%”. E deduciamo ciò che consegue: il felparo, la donna-madre-cristiana Meloni, e ciò che resta del miliardario dal volto siliconato, insieme, fanno il 57%. A quelli aggiungete il destrorso per eccellenza, che Crozza raffigurava fin troppo benevolmente intento a mangiare carote con i suoi dentoni da coniglio. Ecco: a oggi, in teoria, la destra (più o meno moderata) fa il 63%. E la paura, credetemi, fa proprio 90…
- Ah, fra l’altro: togliete, per perbenismo, Renzie, dall’insieme appena descritto. In Senato, quei tre schieramenti fanno 98 teste (non aggiungiamo altro, qualche organo sessuale potrebbe offendersi per il paragone). 98, come le astensioni dal voto sulla commissione Segre, che si occuperà di contrasto all’antisemitismo e al razzismo. Sono così gasati che tolgono pure la maschera. E, in fondo, quei misogini razzisti beceri ignoranti senza capo né coda, rappresentano quasi i 2/3 dei votanti. Liliana, scusaci e lascia perdere: non ti meritiamo.
- Il caso Segre ricorda, solo in un certo senso, il mai abbastanza compianto Rodotà, e cioè il Presidente della Repubblica che non hanno voluto perché onesto, incorruttibile, e competente. Al Quirinale rimandarono un già bocciatissimo Napolitano. E pensate che il successore designato di Mattarella sembra avere qualche proprietà ad Arcore…
- Non troppo, perché in fondo di lui rimane poco più che il silicone, ma mai abbastanza: ché Silvio non muore mai, nemmeno se la fidanzata gli rema contro e i figli lo sputtanano. 2022, stiamo arrivando!
- Chiudiamo con due capolavori dell’orrore di quella tragicommedia chiamata Italia: a Verona, gli ultrà dell’HELLAS fanno a gara a chi la spara più grossa su Balotelli, il quale prende il pallone e lo scaglia in tirbuna. Ora: io capisco che siamo in Italia, ci teniamo alla fisiologia, e quindi i coglioni li teniamo vicini a chi, in politica, fa tutto a cazzo; capisco che siamo nella città del Family Day, governata da un fascioleghista; ma che il Consiglio Comunale minacci un’azione legale contro Balotelli, ecco, ci sembra davvero troppo. Povera patria, cantava qualcuno…
- Immaginate una Monica Cirinnà passeggiare per il Carrefour. Becca una maglietta dal contenuto quantomeno ambiguo, scatta una foto e sputtana il supermercato — che prontamente si scusa — sui suoi profili social. Ora, pensate se quello scatto l’avesse fatto una donna qualunque: nel cestino, il Carrefour, avrebbe buttato il post della signora; vari beoti si sarebbero uniti nell’insultarla; e la donna, probabilmente, se ne sarebbe andata con gli occhi bassi, diretta verso un’altra, futile, giornata da schiavi di una società che non la rappresenta.
p. s. Per quanto la citazione non fosse a sproposito, Di Maio ha usato in un suo recente post dei versi di Gaber. Meno male che il povero Giorgio, questo mondo vile e incolto, l’ha già abbandonato.
Federico