Lorenzo Patruno non è solo uno dei tanti consulenti che le multinazionali possono vantare. Nell’intervista qui sotto scoprirete infatti che è anche autore di Roma-Malaga andata e ritorno e che sta già lavorando al suo secondo libro — che sarà illustrato dalla nostra Alice Bontempi — mosso da tanto entusiasmo e grandi ideali.
Caro Lorenzo, di te abbiamo già scritto nell’introduzione. Qual è stato il percorso che ti ha condotto al punto in cui ti trovi ora e quali obiettivi volevi raggiungere con il tuo primo libro?
Sono nato a Roma, mi sono laureato in Economia, e ho fatta la specialistica in marketing e management. Per quanto abbia scritto Roma-Malaga, in realtà il mio lavoro è quello di consulente per una multinazionale. Devo peraltro ammettere che l’idea iniziale non era quella di un libro, ma solo di un diario volto a mantenere il ricordo di un dramma che mi aveva segnato moltissimo, facendomi passare in brevissimo tempo dal mondo dei ragazzi a quello degli adulti. Per affrontare questo dolore ho iniziato a scrivere: quello che doveva essere un diario, come già detto, è divenuto presto un libro che ha come obiettivo quello di mandare un messaggio specifico, e cioè di vivere la nostra vita al massimo, e di farlo sempre. In secondo luogo, in questo momento specifico, riscontro molto menefreghismo tra le persone: magari ci si accorge di un problema, ma finché non ne si è direttamente toccati ce ne si disinteressa. Roma-Malaga è stata sia valvola di sfogo personale, sia un testo che aveva (e che ha) l’obiettivo di sensibilizzare tutti su queste grandi sfide che molti di noi hanno dovuto affrontare. Il terzo obiettivo, che si aggiunge a questi due, è parlare dell’amore, e di quanto questo sia importante anche nella malattia.
Detti gli obiettivi, andiamo nella trama. Cosa ci puoi dire, senza anticiparci troppo, su Roma-Malaga?
La storia ha come protagonista Francesco, giovane romano che viaggia per lavoro e si innamora di una ragazza spagnola, di nome Valentina. All’inizio la loro storia è fanciullesca, con dinamiche molto tipiche dell’età di oggi, ma nel tempo il loro rapporto diventa sempre più profondo: Valentina va a Roma, si mette insieme a Francesco, ma un mese e mezzo dopo si ammalerà di tumore allo stomaco. Da lì, tutti questi elementi daranno il via alla vera e propria storia e alla sua conclusione.
Mi viene in mente un libro — anche questo il primo dell’autrice — che ho avuto la fortuna di leggere qualche tempo fa, e cioè Il ragazzo fortissimo di Mirella Borgocroce. In quel testo l’autrice racconta l’esperienza del figlio, ammalatosi di cancro alle ossa da piccolissimo. Ciò che mi ha colpito di quel libro, e che c’è certamente anche nel tuo, è sentire davvero quanto chi ne parla abbia vissuto davvero quei problemi sulla propria pelle. Per una persona come te, che non scrive per professione ma per passione, è più facile o più difficile creare testi su questo? E, in generale, cosa apprezzi di più di un libro: la connessione autobiografica o la grande eleganza stilistica e narrativa?
La scrittura per me è stata terapeutica. Ti dirò, in realtà, che mi è stato molto facile scrivere la storia per come era andata, proprio perché l’ho vissuta sulla mia pelle. Per quanto riguarda i miei gusti personali, spazio da testi molto autobiografici come quello di cui hai parlato tu a generi completamente opposti — come i fantasy, che amo molto. Per lavoro, poi, ho dovuto leggere (al di là delle valutazioni personali su queste figure) opere autobiografiche di chi ha marcato la differenza nel mio campo, come Trump, o testi su un personaggio, come quella di Marchionne. Certamente (ma questo credo valga in tutti i generi) quando è l’autore dell’opera a scrivere di ciò che ha davvero vissuto, il testo acquisisce maggior forza comunicativa, e può certamente anche essere fonte di ispirazione per chi legge, oltre a esser terapeutico per chi lo scrive.
Visto che hai tracciato un campo piuttosto ampio, quali sono stati i tuoi riferimenti a livello di scrittura e verso quale direzione ti stai dirigendo ora?
Io nasco con J. R. R. Tolkien e il suo Signore degli anelli. Può darsi che abbia inconsciamente preso spunto da lì (soprattutto nelle descrizioni, in lui sempre superbe) e dai miei studi classici per quanto riguarda la forma narrativa, ma ho comunque cercato di essere piuttosto personale nella scrittura. Al momento, come ti dicevo, sto leggendo maggiormente opere relative al mio lavoro, e devo dire che mi ci sto anche appassionando.
Inevitabilmente, dopo che uno scrittore “non professionista” scrive uno, due, tre libri, e tutti ottengono un certo risultato, inevitabilmente ci si chiede perché non rendere la scrittura il proprio lavoro. Tu come la vedi su questo?
Io dico di non essere uno scrittore perché non sarei mai in grado, come da uno scrittore professionista ci si può aspettare, di scrivere un libro su qualunque cosa. Per scrivere, insomma. devo sentirmi ispirato: Roma-Malaga è un caso, di un libro nato per essere un diario che ha poi preso una diversa piega; i libri che seguiranno muoveranno sempre da lì, da una passione e da una ispirazione assolutamente imprevedibili, e che per ora mi impediscono di definirmi come vero e proprio scrittore.
Parliamo ora di una ragazza che conosciamo bene entrambi, io da più tempo e tu da meno, e cioè di Alice Bontempi, che come anticipato illustrerà il tuo secondo libro. A 19/20 anni, ha già ottenuto molti riconoscimenti e, tra il nostro sito e il tuo libro, forse sta compiendo il passo definitivo. Per te come per Bottega di idee è fondamentale mostrare quanto i giovani possano agire e modificare, con i loro talenti, il corso degli eventi. In che modo credi che questo dialogo fra il vostro mondo e il nostro possa migliorare ancora?
Io parto dall’idea che se chi lavora desse ai giovani la possibilità di parlare e di avere un vero impatto sarebbe meglio. Il problema è che, in primis, chi è grande tende a non avere attenzione per ciò che fanno i giovani e ad avere l’orgoglio tipico di chi non vuole chiedere consiglio ai più giovani. Ci dovrebbe essere più umiltà sempre, ecco. Per esempio, nel caso di Alice, non era certo l’unica o la più nota fra tutte le persone che si sono proposte in quel ruolo: era l’unica, o quasi, dotata di umiltà; essendo giovane, peraltro, mi può sempre offrire maggiori possibilità e nuove vedute, senza peraltro essere invasivo: non sono certo io a ordinare e lei a eseguire. Il 99% della parte artistica del libro sarà sua, e sua soltanto. Anticipo anche qualcosina sul testo: è una fiaba, nata da un’esperienza con una ragazza che avevo conosciuto e idealizzato. Dopo quest’esperienza, scrissi questa fiaba; in seguito l’ho ritrovata e sviluppata; e ora insieme ad Alice lo stiamo trasformando in un vero e proprio racconto.
Ultima cosa per quanto riguarda te, ma forse prima in ordine d’importanza, è che i diritti d’autore (sia di Roma-Malaga sia del libro che verrà) verranno devoluti in beneficenza alla Peter Pan Onlus. Ci vuoi parlare di questa scelta?
Ben volentieri. La Peter Pan Onlus è venticinque anni che si occupa di accoglienza di bambini malati oncologici e di famiglie, e questa idea nasce dal fatto che la fondatrice venticinque anni fa perse il figlio e dovette andare in America per risolvere il problema, dove trovò delle case d’accoglienza; così decise di creare una struttura simile qui in Italia. Struttura che, nella mia vita, ho incontrato, apprezzato e deciso di sostenere, sia con i diritti d’autore di Roma-Malaga sia con quelli del titolo che illustrerà Alice.
Concluderei l’intervista con un commento su Bottega di idee. Nel tuo caso, poi, è particolarmente calzante, visto che hai conosciuto Alice grazie ai lavori pubblicati sul nostro sito. Cosa vuoi dire sul nostro blog e sul tentativo di avvicinare i giovani alla cultura e la cultura ai giovani?
Io ho conosciuto Alice tramite voi, come dicevi, e conosciuto Bottega di idee grazie a un lettore di Roma-Malaga che me l’ha consigliato. E, se posso usare un termine non da scrittore, trovo che sia una cosa fighissima. Trovo che sia una bellissima idea, che dia spazio e visibilità alle proprie creazioni, che si tratti di articoli, dipinti o libri. E poi, conoscendo Alice, so che fanno parte della tua redazione persone provenienti da diverse città, e anche questo, soprattutto alla vostra età, è davvero difficile. Ad avercela avuta io quest’idea, dieci anni fa, quando ero all’università, chissà quante cose avrei potuto fare…
Federico