Negli ultimi due articoli abbiamo parlato di arte all’interno del cinema e della televisione, e per concludere affrontiamo l’argomento, molto dibattuto, dei videogiochi come forma d’arte.
Chi è cresciuto negli anni ‘80 e ‘90 pensa nostalgicamente alle sale giochi in cui si veniva proiettati in un altro mondo grazie a luci, musica e colori.
Senza saperlo si stava facendo la storia della tecnologia, della modernità e dell’arte.
Eppure, ciò che per intere generazioni rimane un ricordo d’infanzia intoccabile e meraviglioso, per molti altri è diventato spesso argomento di discussione e critica — “I videogiochi causano violenza, sono inutili, non sono paragonabili ad forma d’arte…etc.”
Questo tipo di frasi le ho sentite più volte nella mia vita, chiedendomi quali forze dovessero muovere le cellule cerebrali di queste persone affinché scrivessero cose del genere, con parole che, testimoni, mostravano come non conoscessero nulla di ciò che stavano criticando.
È successo più volte che ci fossero casi di ragazzi con crisi epilettiche, isteriche e nevrotiche legate all’uso prolungato di una console, ma sono e rimangono casi isolati, che vengono risolti con la consapevolezza della necessità di utilizzare il sistema di gioco in maniera matura, senza esagerare. Questo però non giustifica le accuse di chi non conosce questo mondo, senza sapere quanto possa offrire come intrattenimento, cultura ed esperienza.
I videogiochi sono una forma artistica in tutto per tutto e negarlo significherebbe essere privi di occhi e senso estetico.
Viviamo in una società tecnologica e moderna; la stessa arte deve rimanere al passo coi tempi, quindi è del tutto normale che vi sia un costante mutamento del campo artistico che porta a nuove forme di espressione — una tra questi, il videogioco.
Il mondo si interroga sulle effettive possibilità che i nuovi mezzi elettronici e informatici abbiano di portare alla luce, ma qual è la reale differenza tra un quadro che racconta con colori, effetti e personaggi e un videogioco, formato da immagini grafiche che raccontano un’ottima storia?
Perché dovremmo pensare all’arte quando vediamo un videogioco fatto come si deve?
Un videogioco è frutto di un lavoro costante, ricercato, duro, lungo, così come un’opera artistica, in cui ci vogliono anni di impegno e di idee creative per arrivare ad un risultato che possa soddisfare le aspettative dei videogiocatori/spettatori.
Si parla di un quadro e di un videogame alla stessa maniera, perché nell’ignoranza della conoscenza della materia che si ha davanti, si tende a giudicare ciò che ci trasmette l’opera, cioè le emozioni e sensazioni che si provano durante l’esperienza.
Cinema, Televisione e Videogame condividono regia, storyline, effetti speciali, recitazione eppure quest’ultimi non sono ancora riconosciuti come forma artistica vera e propria.
Il videogioco non solo può fornire immagini degne della nostra realtà (basti pensare alla ricostruzione di Notre-Dame e al fatto che verrà usato il videogame Assassin’s Creed Unity per il perfezionamento della ricostruzione della cattedrale) o fantasia più sfrenata, ma riesce a far vivere l’esperienza in maniera diretta e vivida al videogiocatore, lasciandogli ricordi, emozioni e sensazioni che solo un’opera d’arte può trasmettere.
Sono parte della storia contemporanea di ognuno di noi, eppure c’è ancora chi si sofferma sulle antichità, parlandone come “forma d’arte assoluta”; chi, fossilizzato nelle proprie idee senza riuscire ad espandere la loro visione pretenziosamente universalistica, non riesce a rendersi conto di quanto un videogioco riesca a emozionare, insegnare e rendere unica una storia, a volte più di un qualsiasi prodotto artistico.
Alice Sciarmella