Arthur’s Seat

Dopo una lunga e faticosa camminata arrivai sulla cima di Arthur’s Seat, il punto più alto del gruppo di colline di Holyrood Park. Dopo pochi minuti di cammino sembrava già di essere immersi in un paesaggio montano incontaminato, ma girandosi indietro si poteva ancora vedere la città, poco lontana. Più si saliva, maggiore era lo spettacolo: si poteva scorgere il mare, e il paesaggio urbano diventava sempre più piccolo. L’arrivo sulla punta è stato il momento più bello della gita universitaria, non potevo smettere di ammirare il paesaggio e di guardarmi intorno, godendo del meraviglioso panorama. Questo tipo di luoghi, pensavo, mi ricorda sempre che c’è un altro punto di vista, da cui tutto quell’affanno quotidiano non diventa altro che un piccolo puntino immerso in molti altri, e di essere un granello minuscolo in tutto l’universo. Guardavo, e nutrivo la mia vista, lasciando i pensieri liberi di gironzolare in testa, senza dare loro importanza: eccomi allora ricordare i momenti dei tre giorni appena passati, immaginare di ripercorrere le vie della città, e da lontano guardare l’ostello in cui alloggiavo.
Il centro storico

L’ostello era situato appena dietro una delle vie più belle e caratteristiche della città (Cockburn St.), e dalle finestre si poteva vedere il centro, la stazione e il parco natalizio. Passeggiavo per le vie della old town, che era piena di sorprese, tra negozi raffinati e caratteristici, ottimi cafè e scorci pittoreschi. Le case medievali e le molte costruzioni gotiche, tra cui chiese maestose, conferivano un’atmosfera magica ai vicoli in cui si poteva respirare storia. Nella mia mente ripercorrevo i miei passi verso il castello, mentre lottavo con le condizioni atmosferiche avverse — tra cui un vento mai visto, che minacciava la mia stabilità. Cercando di resistere, continuavo ad arrancare verso la fine della salita — in mezzo ad altri turisti muniti di impermeabili inutili contro il terribile vento che, come me, erano determinati ad arrivare al castello. Da qui si poteva godere di una buona vista; mi fermai ad ammirare il castello, vecchio e possente, desiderando un caldo riparo dalla pioggia. Mi innamorai presto di quelle vie e di quei negozi particolari, non mi stancavo di avventurarmi nella città per scoprire nuovi scorci e i suoi lati nascosti. Pensai al primo giorno in cui arrivai, spaesata e senza sapere cosa aspettarmi, mentre la sera, dalla finestra della camera in ostello, guardavo le luci del parco e mi soffermavo su ogni particolare i miei occhi riuscissero a scorgere, sentendo il desiderio di esplorare quel posto nuovo. Il centro storico aveva la sua anima, le strade acciottolate mi guidavano alla sua scoperta, tra negozi vecchi e nuovi che riuscivano a mantenere lo stile caratteristico e si fondevano perfettamente nell’architettura tutt’intorno. Il vento e la pioggia contribuivano a creare un’atmosfera cupa e grigia, ma la città mantiene sempre il suo spirito, che ci sia il sole oppure no. Mi dava l’idea di un posto autentico, che è riuscito a mantenere la sua identità negli anni, senza lasciarsi rovinare.
New Town

La parte “nuova” della città, caratterizzata dallo stile georgiano, voleva ostentare lusso e ricchezza, ciò nonostante era solenne, impavida e razionale nelle architetture finemente decorate, capace di rapirti e portarti in un’altra epoca. Le persone mi sono subito sembrate rispettose, ma anche molto riservate e un po’ diffidenti, anche se conoscendole meglio si poteva percepire calore e cordialità. Era piacevole camminare in mezzo a loro, tra quelle strade silenziose e grigie, con una sottile aria natalizia mista a odore di pioggia. Dalla collina si poteva vedere chiaramente la differenza fra la parte vecchia, che si inerpica minacciosa sul paesaggio collinare, e la parte nuova, ordinata e severa, mentre scende dolcemente verso il mare, con molte residenze antiche che potevano godersi il panorama marittimo. Ripercorrevo con gli occhi quelle vie, osservandole da lontano e proiettandomi di nuovo lì dov’ero i giorni precedenti.
Tra le spesse nuvole si fece strada il sole a farmi compagnia per un po’, prima di scomparire a ponente. Mi accarezzava e mi scaldava le guance e la poca pelle che era rimasta scoperta, mentre con nostalgia la mia testa si perdeva ancora nei vicoli. Era strano vedere la città così piccola, da così lontano, quando poche ore prima era lei ad essere enorme rispetto a me. Nutrita la mia anima di un bel panorama e di molte riflessioni, iniziai la discesa, per immergermi un’ultima volta nelle cupe acque di Edimburgo.
Sophie