Lettera alla scrittura

Cara Scrittura,

Cara Scrittura? Seriamente? 

In effetti è abbastanza banale come inizio. Ma, d’altra parte, non saprei a chi altro rivolgermi in questo momento. Mi trovo a una conferenza, incastrata tra le persone che ho accanto e una miriade di pensieri che mi affollano la testa. 

Non ti preoccupare, inizia pure a parlare, io ti ascolto. 

Molto bene. Cerco di scindere la parte di me che ascolta il giornalista dalla parte di me che si lascia trasportare dal flusso dei pensieri, con la speranza di riuscire a seguire entrambe. Il tema della conferenza è il confronto tra Africa ed Europa oggi. È interessante. Il giornalista parla di un sacco di cose di cui ignoravo totalmente l’esistenza: di come le risorse dell’Africa siano sfruttate da moltissimi Paesi — tra i quali anche la Cina — che si nasconde dietro la potenza militare della Russia; di come, sempre la Cina, sia riuscita a investire 31 miliardi di dollari in Africa (considerata una risorsa da sfruttare) mentre da parte dell’Europa l’Africa è vista solamente come un problema; di come la supremazia militare sia ormai surclassata da quella economica… Molto interessante. Dovrei prestarci più attenzione, invece di scrivere queste cose. 

Dovresti? 

Sì, anzi, a dire la verità dovrei veramente iniziare a fare qualcosa di serio e smetterla di nascondermi dietro agli schermi per scappare dalle difficoltà della vita e dalle mie paure – cosa che sto facendo già da un bel po’ — perché il risultato è devastante. Sento le giornate che mi passano attraverso e l’esistenza che mi scivola via dalle mani. 

Ho paura di essere — per questo preferisco non essere, non fare, non scegliere. Ho paura del tempo che passa — per questo non voglio pensare al futuro, ma così facendo spreco il tempo presente. Ho paura del cambiamento — per questo me ne sto con le mani in mano. Ho paura del rimpianto — per questo non ci penso e quando realizzo quello che ho perso è ormai tardi. Ho paura di vivere, perché comporta una fatica immensa e non riesco a trovare un valido motivo che mi spinga a farla. 

Se poi inizio a pensare (l’ha appena detto il giornalista della conferenza) che in Africa ci sono giovani che di notte si recano nelle piazze a studiare sotto ai lampioni, perché non hanno la luce in casa, mi sento davvero un’ingrata, sapendo che sto sprecando così la grande opportunità, non solo di studiare, ma di tutta questa esistenza che mi è stata data. 

Smettila di pensare e incomincia ad agire: il rimuginare uccide la serenità, l’azione la innesca. 

Ah certo, adesso ti metti anche a dare consigli? Ma perché diamine sto dicendo tutte queste cose a te? Te che non fai mai niente senza di me, senza questa penna. Non ti sei mai posta questi problemi, non hai mai dovuto affrontare le tue paure, non hai mai sperimentato il senso di colpa, la vergogna, il disprezzo per sé stessi? Cosa ne sai della vita, di cosa vuol dire stare al mondo? Vuoi pretendere di conoscere le persone soltanto perché ascolti e accogli i loro pensieri più intimi, le loro ansie, le loro confessioni, le gioie, gli amori, la solitudine? Potrai anche dire di averle sentite, ma non potrai mai sapere cosa vuol dire provarle e viverle sulla propria pelle. Perché, a dirla tutta, tu non esisti. Non sei viva, sei puramente astratta. Ti stai lamentando? Bene. Urla pure, piangi, tanto non avrai la mia compassione. Credi di essere speciale? Beh, ti do una notizia: non lo sei. 

Esisti finché lo decido io. E adesso decido che la tua ora è giunta. 

Addio.

Anna Lanfranchi

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