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Cosmogonia, Echo
La luce del sole cade goccia a goccia
dalle tue dita alla mia bocca arsa
Rivoli d’oro dal mento alla gola
L’universo è acqua che ti scorre fra le mani
Le tue dita come setacci
Tentano di trattenere qualche galassia
Ma tu sei cieco, e quella non è sabbia
Gli astri ti sfuggono, cadono nell’abisso
— il vuoto delle mie pupille
Che bevono, bevono fino a esondare
Un nuovo mondo raccolto ai nostri piedi
Sei un dio giovane, incapace di cantare
Il tuo nome | preghiera sulle mie labbra amare

Cristallo, Clara Cantelmi
Mi tieni ancora in tuo potere
Nel palmo della tua mano
Dentro una prigione senza gabbia
Né chiave
Non so se per volontà tua o mia
Non mi muovo e ci resto dentro
Subisco ancora il tuo fascino
Nuovamente ammaliata dal tuo odore
Dal tocco della tua pelle
Dal fascino del tuo sorriso beffardo
Mi lascio osservare da te come messa a nudo
E tu mi contempli come un oggetto di cristallo
Fragile e letale allo stesso tempo
Mi sollevo dalla mia prigione, ti tendo una mano
Mi guardi senza dire nulla
Resti fermo
Una lacrima sul mio volto
Che scende amara e sconfitta
Ti ho amato così tanto
Ne porto ancora i segni
O per meglio dire, i lividi
Scelgo di baciarti comunque, e tu non ti scosti
Un ultimo addio
Prima di incatenarmi per sempre a questa prigione di cristallo.

Cristalli, Elisir
Quel cielo d’alabastro
Urla
Ogni frammento di questo giorno
È un soffio sottile
Tra le nuvole cariche d’acqua grigia
Tra l’intrecciarsi di vite parallele
Invisibile è il nostro essere
Le dita sporche di tempera disegnano nell’aria un’altra dimensione
E noi in questa città a luci spente
Speriamo in un bagliore
Frementi
I nostri dubbi scivolano in questi anni di fuoco
Passeggeri sfuggenti
Mentiamo alle nostre menti
Fingiamo di non sentirci schiacciati dai cambiamenti
Ci sdraiamo sul divano
Un flusso di parole
Un turbine di emozioni
Veloce poi lento
La nostra pelle si disintegra
Davanti allo spettacolo del mondo
Inermi
Attendiamo un nuovo giorno
a cura di Federico