*avviso al lettore: nella versione mobile appaiono sopra le illustrazioni e sotto le poesie a cui si riferiscono. Per visionarle a fianco delle stesse, vi basterà attivare la visualizzazione desktop — in quel caso la corretta disposizione dei versi potrebbe non essere mantenuta, ma dipende dallo smartphone di chi legge e la cosa non è in alcun modo modificabile da noi. Grazie.

Pulizia interiore, Federico
Mi tolgono lo sporco dalla gola —
catrame
Mi squarciano dalle interiora, come un animale
Urla stridenti
si accorpano
in quel torpore regale

Soffocamento, Alice S.
Non è un macigno che sento
È più simile ad una morsa
Stretta
Che non mi lascia respirare
E ogni volta che inspiro sembra di morire
E ogni volta che espiro sembra di scoppiare
Nemmeno le lacrime svuotano questo vuoto
O colmano questo pieno
Che non sa più come sfociare
E usa il dolore per avvisarmi del suo arrivo
Eppure non so cosa fare
Perché rimango sola
Tremo accanto al muro
O sul letto
E sotto la doccia
E non mi rimane che soffocare

Senza titolo, Anonimo
Il soffio dei giorni
Mi ha abituato (mi hai abituato)
Alla tua presenza,
Ma ormai è un sole
Lento
Che si trascina oltre l’attesa.
Quant’è effimera la luce del giorno
Per chi non ha
Nulla
Da osservare?
Un flebile Febo
Crolla
Tra le cime
E di te un’ombra si schiude
Dove l’ho abbandonata, tra le lenzuola
Perché ogni sera?
Perché
Le cicatrici più profonde sorgono dove non mi sfiori?
È stato troppo
Troppo semplice
Abituarmi alla tua presenza
Ma alla tua assenza…
Questo sarebbe atroce
a cura di Federico
Quello che mi colpisce nei vostri componimenti è (spesso) il tono triste, duro, a volte disperato.
E’ una materia con cui si ha difficoltà ad interagire. Come la lava.
Ho come l’impressione di essere vicino al cratere, di un vulcano spento, e guardo dentro. Non ho il laser per scorgere il fondo, ammesso che ci sia.
Perché tanta durezza?
E’ triste essere tanto giovani e tanto tristi….sa di liquirizia…
Dino Campana:
Fabbricare fabbricare fabbricare
Preferisco il rumore del mare
Che dice fabbricare fare e disfare
Fare e disfare è tutto un lavorare
Ecco quello che so fare
Per poca che sia, questa poesiola lascia in bocca un sapore dolce di menta…
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Commento molto interessante — come sempre, del resto.
Pierre Corneille diceva che “Un po’ di durezza sta bene alle anime grandi”, e forse non si sbagliava anche per quanto concerne le nostre anime piccole e giovani — in fondo, nemmeno una settimana fa andavamo scrivendo “Caro amore” e quel che segue 😉
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La poesia di Federico è stupenda!
Ho ancora i brividi dell’emozione. Un’immagine molto toccante, io ci ho visto i pensieri nevrotici che escono grazie a un amico o un terapista.
Lo squarcio è doloroso e sembra innaturale, ciò indica per me la fatica che facciamo a entrare e far entrare qualcuno nelle parti più profonde dell’interiorità. Ma alla fine le urla fuoriescono, si rinasce e si guarda indietro con un po’ di orrore a ciò che si era prima e a ciò che si ha affrontato.
Questa almeno è la mia interpretazione
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Molte grazie del suo bellissimo commento!
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