*avviso al lettore: nella versione mobile appaiono sopra le illustrazioni e sotto le poesie a cui si riferiscono. Per visionarle a fianco delle stesse, vi basterà attivare la visualizzazione desktop — in quel caso la corretta disposizione dei versi potrebbe non essere mantenuta, ma dipende dallo smartphone di chi legge e la cosa non è in alcun modo modificabile da noi. Grazie.

Luccicanza, Federico
Sangue su sangue
schizza
i morti come piovre —
l’alloro, pietra dolce
Nel petto acciaio
Il cuore esplode —
inossidabile
Sangue su sangue
nella neve —
labirinti ti inseguono
Pietre dal passato
rotolano —
il mattino ha l’oro in bocca —
tutte uguali
Ammorbate e ammorbanti
visioni d’insieme
mi ossessionano e cantano —
“io sì, che avrò cura di te”,
o mio Re

Superomismo, Federico
Visioni oniriche
si raccordano
Alba al crepuscolo
e
Sole al tramonto
Nel buio si spegne
l’Oltreuomo
Nel silenzio si accende
quel fuoco
Sotto un cielo di neve
il crepitio della foglia che
morta m’assale,
mi inghiotte —
mi strozza

Inaspettata differenza, Alice
La differenza stava nel fatto che
Le tue mani fossero calde
Nelle più gelide notti
E il tuo arrivo
Annunciava sole
Anche a Novembre.
Il grigio dei sorrisi,
Si trasformava in un caldo abbraccio
Nel quale poter morire
La differenza stava nel fatto che
Non pioveva più
E tutto ciò che potevo sentire
Era solo la tua presenza
Costante
Nella mia vita.
a cura di Federico
Luccicanza
Nonostante alcune immagini forti (Sangue su sangue/ i morti /Pietre /Ammorbate e ammorbanti) possano esprimere dolore e disperazione, mi pare di cogliere un lume di speranza in quel cantano — “io sì, che avrò cura di te”, o mio Re.
E’ come se dopo un lungo tunnel, una viaggio nel buoi, sottoterra uscissi al sole della passione e della gioa.
Ovviamente non è facile commentare pochi versi: ma per chi ha letto altro voglio sperare sia l’inizio di un percorso verso il canto, l’amore e la luce.
“Ero un giovane scrittore e volevo andare lontano. Sapevo che a un certo punto di quel viaggio ci sarebbero state ragazze, visioni, tutto; sapevo che a un certo punto di quel viaggio avrei ricevuto la perla.”
Jack Kerouack – On the road
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Hai individuato, come ero certo facessi, molti elementi del testo. Le immagini forti e destabilizzanti, certo, ma anche l’uscita catartica e piena di speranza — speranza consapevole, non ingenua. Come l’opera (Shining) a cui è dedicata la poesia (Luccicanza, appunto), i versi volevano descrivere un percorso tortuoso, labirintico, ossessivo (si pensi alla scena del film dove Nicholson scrive compulsivamente “Il mattino ha l’oro in bocca”, verso che io ho ripreso per intero), che però culminasse non nella disperazione, ma in un capolavoro d’arte quale Shining è. Se sono riuscito anche solo minimamente a far passare questo scorcio di pura potenza che il film di Kubrick è, non posso che esserne contento.
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