Emergenza, parola incredibilmente usata in questi mesi, deriva dal verbo emergere — verbo che, etimologicamente, indica il “venire alla superficie dell’acqua”, e che, più estesamente, si può definire “il venire a galla di cosa tuffata”. Figuratamente, l’etimologia di emergere è quanto di più vicino al nostro attuale concetto di emergenza: farsi scorgere, risaltare, segnalarsi. Oltre a emergenza, da emergere sono derivati altri lemmi: emergente, emerso ed emersione. Tutte queste parole — è cosa evidente, ma ogni tanto le cose evidenti sfuggono — scaturiscono dal composto tra la particella “e”, cioè fuori di, e il verbo latino “mergere”, ovvero “tuffare”. Ed è a partire da questa composizione peculiare che è possibile muovere per illustrare ciò che vedrete comparire da domani in avanti, per tutto giugno, sul nostro blog.
Tuffarsi fuori da questa situazione emergenziale, per mostrare le altre emergenze che, nonostante siano più che cogenti, sembrano essere state messe all’angolo, dimenticate da una cronaca piatta e monolitica, stanziata sul Co-vid 19 senza fornirne visioni che siano frutto d’un pensiero laterale, d’una visione particolare, d’una prospettiva peculiare. Prospettiva che, la nostra Francesca — la quale, in questi mesi, si è occupata di modernità in vari modi, dal descriverne situazioni-tipo al leggerne il funzionamento tramite le coordinate di spazio, tempo e velocità — proverà a dare, portando tre articoli di riflessione (che speriamo risultare difficile da rintracciare altrove) sui grandi temi di oggi e sull’importanza di raccontarli diversamente: due sulla pandemia, uno sui recenti fatti occorsi in America. Ma, oltre a questo, le emergenze di cui ci occuperemo saranno altre: quelle, come detto sopra, di cui tutti (o quasi) oggi tendono a dimenticarsi.
Emergenze come l’accoglienza di migranti, di cui ci parlerà Michele Ottonello (presidente di Valley’s Got Talent, ha già firmato un articolo per noi) dalla prospettiva di chi, come singolo e come associazione, ha accolto Ibrahima Bemba Diallo, giovanissimo ragazzo dalla storia toccante (che approfondiremo con debita intervista) e autore di Brandelli Blu Mare, poesia che è risultata tra le vincitrici del nostro Concorso Poetico.
Emergenze come quelle che bene ha messo in luce, nell’intervista che pubblicheremo, Massimo Malara, volontario da 11 anni per Emergency, e Sara Tagliacozzi, volontaria della medesima organizzazione che porterà due testimonianze toccanti da lei scritte.
Emergenze come quella portata da Djehad Bezzi, arrivata in Italia per la prima volta nel 2005 e stabilitasi qui definitivamente solo tre anni dopo, venendo a raggiungere suo padre che, come in molti altri casi simili, già da anni si era trasferito in Italia alla ricerca di un lavoro e di condizioni che gli consentissero di riunire la famiglia, facendo arrivare nel nostro Paese anche gli altri componenti della stessa. In particolare, questo articolo è stato già premiato al Concorso Io ti racconto svoltosi all’interno di un progetto locale dal nome Io mi racconto, tu ti racconti, noi ci incontriamo.
Emergenze anche maggiormente teoriche — dal terrificante risvolto pratico, come purtroppo stanno evidenziando i fatti occorsi in America — di cui si occuperanno Laura, indagando l’evoluzione del concetto di razza, con un focus particolare su come questa veniva concepita nel passato; e Mariana, che esplorerà il tema del diverso e la paura dell’altro, proseguendo virtualmente sulla scorta della sua rubrica sugli esclusi.
Il mare del mondo, tra violenze, sovranismi e pandemie, è in continua tempesta. Noi speriamo che — in questi giorni che verranno, su questo blog — possiate trovare illuminate tutte quelle braccia, tanto vicine alla riva quanto alla morte, che si levano al cielo, gridando (a un mondo troppo spesso cieco, sordo e indifferente) tutta la loro disperazione. Perché è solo identificandole, quelle disperanti braccia, solo studiandole e raccontandole, che — subito dopo e con la naturalezza che contraddistingue noi tutti, noi fratelli umani — riusciremo a porger loro la nostra mano, offrendo il nostro aiuto.
Ma visto che il primo passo per ottenere questi risultati è il parlarne, in questo mese abbiamo preso la decisione di dare voce di tante emergenze oggi imperdonabilmente dimenticate.
Tuffarci nei problemi che vengono a galla, per uscire dal mare in tempesta. Tutti insieme, mano nella mano, nella grande impresa che vogliamo credere essere propria del genere umano: un nuovo, nostro, salvataggio.
Federico