Tante realtà, nessuna realtà

Quando invitiamo qualcuno a mettersi nei nostri panni, chiediamo a quella persona uno sforzo di immedesimazione che oggi, purtroppo, sembra sempre più difficile compiere. Anche ipotizzando che tutti noi riuscissimo all’improvviso a diventare più empatici — quando dovessimo provare a capire le vite altrui — sarebbe, in qualsiasi caso, impossibile comprendere a fondo un’altra persona e la sua realtà, anche se certo ci permetterebbe di vivere in una società migliore. Le nostre buone intenzioni sarebbero inoltre vanificate dalla portata limitata dello sforzo, che può essere veramente efficace solo per chi ci sta vicino. Le nostre vite, infatti, sono troppo complesse, ricche di sfumature e in continua evoluzione, tanto che spesso nemmeno noi stessi abbiamo piena consapevolezza di ciò che ci accade o di ciò che proviamo, per essere capite dagli altri.

Perché dico complesse?

Se è vero che nasciamo tutti uguali, dato che alla nascita davanti ai nostri occhi si apre l’oceano infinito delle possibilità, quello che diventiamo è un ibrido tra il nostro codice genetico e l’ambiente che ci circonda. Più il tempo passa, più il nostro vissuto si arricchisce, la nostra realtà si espande e, arricchendosi di particolari, si complica. Insomma, da un lato la realtà attorno a noi influenza la nostra persona e influenza la nostra percezione della realtà stessa, dall’altro noi siamo in grado di espandere la nostra realtà. Dove viviamo, quando viviamo, il contesto sociale e gli affetti ci plasmano come individui, arricchendoci di particolarità, ma soprattutto plasmano la nostra visione della realtà, tanto quanto noi plasmiamo la realtà che ci circonda. 

Le variabili in gioco sono così numerose e tante sono le loro possibili combinazioni, che la vita di ognuno di noi  potrebbe essere oggi molto diversa solo a causa di un piccolo cambiamento delle condizioni esterne, proprio perché le due cose sono strettamente interconnesse. Pensiamo anche ai grandi personaggi del passato, a come le loro opere siano state rese possibili soltanto dalle condizioni del tempo. Per fare un solo esempio, Socrate poté elaborare il proprio pensiero nell’Atene del V secolo a.C., grazie alle condizioni del suo tempo, e chissà a quante altre circostanze particolari. La realtà che plasmò Socrate non esiste più, dunque anche Socrate stesso non sarebbe potuto esistere se non nel suo tempo e nel suo luogo: cambiato il contesto, cambia l’individuo.

L’esperienza, allora, da un lato amplia la nostra realtà, ma dall’altro la “specializza”, cioè influenza enormemente il nostro punto di vista, che ne esce irrimediabilmente limitato. Per esempio, le chiavi di lettura di un singolo fenomeno possono essere molteplici e tutte corrette, a seconda del punto di vista, mentre è difficile acquisire una visione d’insieme. Se pongo uno stesso problema a un matematico, a un sociologo e a un filosofo, otterrò tre risposte molto diverse, ciascuna influenzata dalla rispettiva formazione dei tre individui. A sua volta, una questione posta a due filosofi diversi verrà risolta in modo diverso, o addirittura opposto. Andando più in là con il ragionamento, uno stesso filosofo può cambiare linea di pensiero nell’arco della vita e tra dieci anni affronterebbe la questione in modo diverso. Qual è dunque la risposta esatta, quella che riflette meglio la realtà? Probabilmente tutte. È un vizio della contemporaneità quello di pretendere per problemi complessi risposte semplici e veloci, apparentemente chiare ma proprio per questo fuorvianti. La realtà è multiforme, dinamica, poco si adatta a dogmi e sentenze, poco si adatta alle poche parole — forse alle parole stesse.

In apparente contraddizione con la loro complessità, la realtà che noi viviamo e conosciamo, nell’infinito mare delle possibilità, pare dunque essere anche molto limitata. Più di sette miliardi di persone, secondo le ultime stime, vivono su questo pianeta, e il numero continua a crescere, più velocemente che mai nell’intera storia umana.

Se ognuno di noi è invischiato nella propria realtà, nella propria piccola porzione di mondo, cioè che ognuno percepisce, elabora e affronta in modo diverso ciò che lo circonda, possiamo dire che esistono, in quanto vissute dal singolo, tante realtà quante sono le persone su questo pianeta, almeno da un punto di vista umano. La mia realtà ha poco valore perché è una fra tante, ma anche perché ciascuno di noi ha un’intelligenza e dei sensi limitati, che sono in grado di analizzare ciò che ci circonda in modo spesso impreciso.

In fondo è come se le realtà dei singoli individui non esistessero, perchè sono sconosciute ai più e dunque relativamente insignificanti. Quale valore potrebbe infatti avere la mia piccola realtà agli occhi di una persona che vive a migliaia di chilometri di distanza da me e nemmeno è consapevole della mia esistenza? Forse è per questo che catastrofi e orrori accaduti e che stanno accadendo in realtà poco conosciute non ci colpiscono più di tanto, proprio perché non conosciamo nulla del contesto e nemmeno riusciamo ad immaginarlo. Conoscere è sentire vicino e conosciamo  veramente soltanto ciò che è vicino fisicamente o culturalmente, ma ritorneremo più tardi su questo delicato punto. Se dunque abbiamo perlomeno la capacità di comprendere certe realtà più di altre, noi, in quanto singoli individui, siamo costretti alla condizione incredibilmente limitata di conoscerne soltanto una: la nostra.

Il nostro rapporto con la realtà parrebbe dunque essere contradditorio ma reciproco, caratterizzato da uno scambio continuo. Nei prossimi articoli proveremo a capire, con uno sforzo dell’immaginazione, cosa può voler dire avere uno sguardo più ampio sulla realtà, o, assumere punti di vista diversi.

Espandere la realtà che conosciamo, per farla assomigliare sempre più alla verità, è ciò che ha mosso lo sviluppo della nostra razza: l’impulso di scoprire e conoscere ci ha portati ad essere ciò che siamo, ancora incredibilmente imperfetti, ma sempre alla ricerca di qualcosa di più vero. Tra qualche migliaio d’anni il contesto sarà totalmente diverso da quella di adesso, una nuova realtà avrà preso piede e questi discorsi non avranno più senso, ma l’imprevedibilità, la complessità e l’eterno mutamento fanno parte dell’incredibile mondo che abitiamo e che impariamo a comprendere ogni giorno di più.

Nicole Cornaggia

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