Dopo una giovane autrice, Enrico Luigi Giudici incontra George Turner, un fotografo naturalista conosciuto in Norvegia. Data “l’internazionalità” dell’evento, si propone l’intervista anche in inglese — che poi sarebbe anche la lingua con la quale l’intervista si è svolta. Grazie, buona lettura.

Allora, come prima cosa ti chiederei di presentarti e raccontarci qualcosa di te.
Ciao! Mi chiamo George e sono un fotografo naturalista, specializzato in tutto ciò che riguarda gli animali. Vivo e risiedo in Inghilterra, ma il mio lavoro mi porta a viaggiare spesso. Proprio ora, mentre parliamo, mi trovo in Scozia, sull’Isola di Mull, a fotografare delle lontre!
Ed è grazie a questo interesse comune per la fotografia che io e te ci siamo conosciuti, in Norvegia, qualche anno fa. Come è nata la tua passione?
La passione per la fotografia mi ha accompagnato per tutta la durata della mia vita da adulto, ma a dire il vero ha avuto origine molto prima. Ho iniziato a fotografare all’età di tredici anni, con una fotocamera di tipo di bridge e di scarsa qualità. Passavo le mie giornate perso nella campagna inglese cercando di fotografare gli animali che vi abbondavano, lepri, cervi, tassi, volpi etc. Posso dire di essermi dedicato alla fotografia naturalistica sin dal primo momento! La passione poi ha risentito duramente dello stress del periodo universitario, ma non è mai svanita del tutto e all’età di ventun anni mi hanno regalato la mia prima, vera, macchina fotografica digitale. Il resto, come si usa dire, è storia: sono passati nove anni da quel giorno e posso dire di essere stato molto fortunato perché sono riuscito a trasformare questa passione in un lavoro che mi accompagna ormai da cinque anni.
Quali sono, anche in riferimento alla tua esperienza, le sfide più grandi che un fotografo naturalista deve affrontare?
Le sfide sono molte, ma bisogna dire che il lavoro in sé è una meraviglia e che ripaga di tutti gli sforzi. Grazie a questo lavoro ho avuto la possibilità di viaggiare in posti stupendi, vedere panorami e cose incredibili e incontrare persone magnifiche che mi hanno ispirato e dalle quali ho imparato molto.
Quanto alle sfide, va da sé che l’ambiente è estremamente competitivo, con molti fotografi che scelgono di dedicarsi a questa tipologia di fotografia. Credo che la sfida principale, e questo vale per tutti i generi, sia il riuscire ad elaborare un proprio stile e trovare un modo per essere sempre sulla cresta dell’onda. Le difficoltà però persistono anche dopo essere riusciti a costruirsi un’immagine professionale: devi tener conto del fatto che il lavoro ti porterà a viaggiare molto e ad essere lontano dai tuoi affetti, dagli amici e dalla famiglia.
Parlo per esperienza quando dico che non è facile mantenere una relazione sentimentale, ma fortunatamente il mio partner attuale lavora nello stesso settore e ciò aiuta a rendere la relazione più sana e, soprattutto, divertente.
Negli ultimi anni è cambiato anche il mestiere del fotografo…
Si tratta di un cambiamento che ha interessato un po’ tutti i generi di fotografia, e che è in un certo senso inevitabile. Fino a qualche anno fa i fotografi vendevano i loro scatti principalmente attraverso i canali classici, riviste e magazine ad esempio. Oggi i social network hanno rivoluzionato questo settore; ovviamente la cosa ha i suoi lati positivi, ma anche dei risvolti negativi: da una parte si ha la possibilità di godere di una visibilità senza precedenti, dall’altra si è come obbligati a produrre una gran mole di materiale altrimenti il rischio è quello di finire “out”.
Parlando di social, una menzione particolare va a Instagram: credi che il sito sia effettivamente d’aiuto agli aspiranti fotografi?
Nonostante tutti i lati negativi, sì, è decisamente d’aiuto! Grazie a Instagram ho avuto modo di conoscere molte persone, creare rapporti di lavoro […] ed è comunque una sorta di grande portfolio, certi incarichi mi sono arrivati da persone che hanno visto una mia foto sui social.
Ti chiederei ora di raccontarci qualcosa dei tuoi viaggi…
Uno dei miei punti di forza è dato senza dubbio dalla varietà delle destinazioni: molti fotografi naturalisti decidono di specializzarsi in un particolare tipo di ambiente, come per esempio l’Africa Orientale, mentre il mio lavoro mi ha portato un po’ ovunque, dalle piane del Serengeti sino alla tundra del Canada settentrionale, dal bacino del Congo alla giungla dello Sri Lanka. La mia specialità sta nel raccontare quelle storie che meritano di essere raccontate.
Sono sicuro però che tu abbia un viaggio che ti sia rimasto particolarmente impresso.
Sì, certamente! Quest’estate, mentre la pandemia imperversava in Europa, ho avuto la fortuna di poter passare un paio di mesi in Tanzania. Trovarsi completamente soli nel Serengeti è stata un’esperienza incredibile ed irripetibile.

Parlando invece degli scatti, c’è una foto che ti va di mostrarci?
La mia preferita è sicuramente questa, dal titolo A Magical Shower. Mi trovavo in Tanzania, sul finire del mese di febbraio, con la stagione delle piogge alle porte. Ad un certo punto è iniziato un acquazzone come non ne avevo mai visti, ma intanto il sole continuava a splendere, illuminando la pioggia. All’improvviso è apparso un ghepardo! Ho scattato la foto tenendo il diaframma piuttosto aperto, f/4, con il risultato che la pioggia ha finito per sembrare neve, polline, qualcosa di ultraterreno.
Mi viene da pensare che la Tanzania sia un po’ il tuo posto preferito nel mondo…
Ci va decisamente vicino! È un posto magico ed estremamente variegato sia per quanto riguarda i paesaggi e la fauna, sia per quanto riguarda invece le persone che vi abitano.
In un certo senso, sei tra i pochi fotografi naturalisti che “ce l’hanno fatta” e sono riusciti a trasformare la passione in una carriera. C’è qualche consiglio che ti sentiresti di dare agli aspiranti fotografi che vorrebbero seguire le tue orme?
Non un consiglio vero e proprio, ma bisogna avere passione. Quello della fotografia è un mondo difficile, ma un grande aiuto viene da quel fuoco che devi avere dentro, da quella passione che vuole uscire a tutti i costi. Poi, ovviamente, pratica, pratica e ancora pratica.
Spesso mi viene chiesto se sia possibile ottenere buone foto con qualsiasi fotocamera. Tu cosa ne pensi? Quanto è importante la scelta dell’attrezzatura?
Direi che ci sono dei limiti, come in ogni cosa. Alcune macchine fotografiche digitali, oggi, sono piuttosto economiche e persino i telefoni cellulari permettono di scattare fotografie di buona qualità, permettendo a molte persone di avvicinarsi alla fotografia. Il consiglio che mi sento di dare è quello di partire dal basso e migliorare l’attrezzatura man mano che si affinano le proprie capacità. A certi livelli, comunque, l’attrezzatura gioca un ruolo chiave.
Prima di salutarci, c’è qualche altro viaggio che stai programmando? Non mi dispiacerebbe seguirti, qualche volta.
Al momento, come ho detto mi trovo nelle Ebridi, voglio fotografare quante più lontre ed aquile possibile. Sfortunatamente mentre parliamo l’Inghilterra sta attraversando un secondo periodo di lockdown, ragion per cui ci vorrà un po’ prima di tornare a viaggiare. Per allora chissà…
Enrico Luigi Giudici