“Senza cultura e la relativa libertà che ne deriva, la società, anche se fosse perfetta, sarebbe una giungla. Ecco perché ogni autentica creazione è in realtà un regalo per il futuro.” — Albert Camus
Siamo abituati a pensare al Natale, a seconda delle visioni e delle credenze personali, o come a una festività molto importante da celebrare compiendo determinate ritualità, o come a un’occasione per incontrare parenti e amici e scambiarsi doni, o, in casi più rari, come a una sciocchezza consumistica che non fa altro che incentivare persone a comprare-regalare-ricevere-consumare-comprare… — e così via. Di punto in bianco, la pandemia, che ci attanaglia ormai da quasi un anno, potrebbe aver eliminato tutte e tre queste prospettive contemporaneamente: la prima perché, in un Paese normale (o almeno previdente, se preferite) le Messe non dovrebbero celebrarsi, come del resto raccomandatoci dalla Commissione Europea in una bozza che verrà pubblicata domani; la seconda per evidenti motivi pandemici — e, al di là del contenuto del DPCM che regolerà la cosa, ci auguriamo che ciascun cittadino sia responsabile e che eviti cenoni del tutto evitabili, per quanto con il dispiacere che tutti sappiamo — e la terza (per la verità la più “viva”, e non certo per caso, delle diverse visioni esposte qui sopra) dovrebbe essere, se non totalmente cancellata, quantomeno incrinata dal minor numero di persone che, teoricamente, ciascuno di noi dovrebbe incontrare.
Non resta, dunque, che una domanda: come declinare le festività imminenti, e con quale spirito viverle?
Come certamente sapete, da Ferragosto circa Bottega di idee è stato messo in crisi da una segnalazione di cui siamo riusciti a capire la cosa segnalata (un’immagine follemente ritenuta pornografica) ma non la persona che ha attivato, con la sua richiesta, l’algoritmo anti-spam di Facebook — Facebook il quale ha dimostrato tutta la sua pochezza scegliendo di non risponderci. Da allora, dopo quindici giorni di strenua resilienza a fine agosto e un mese di pausa a settembre, abbiamo riavviato le nostre ordinarie pubblicazioni, scrivendo, di editoriale in editoriale, che la decisione sulla sopravvivenza del blog (sappiatelo: il 99% dei blog del nostro rango, dopo un’esperienza simile, chiudono, per riaprire solo talvolta) sarebbe dipesa dal nostro entusiasmo, sempre presente, e dalla vostra partecipazione, dai vostri commenti, dalle vostre visualizzazioni. E, anche se manca ancora tutto questo mese, una cosa dobbiamo dirla: finora, tutto è andato incredibilmente. Senza i social, senza promozioni esterne, senza collaborazioni con altri enti, senza introiti e senza interessi economici o d’immagine o di qualunque tipo, in una condizione che avrebbe ucciso quasi qualunque altro blog del nostro livello, i numeri sono stati quasi surreali: oltre seimila visualizzazioni, provenienti da quasi tremila persone diverse, sono arrivate solo sommando ottobre e novembre. I numeri, rispetto al passato, cioè a quando i nostri link circolavano regolarmente sui social, non solo non sono diminuiti: sono aumentati! Attendendo, dunque, che dicembre — come speriamo — confermi la tendenza, non possiamo che dire, a quelle tremila persone o quasi che negli ultimi due mesi hanno avuto la voglia di cercarci su Google ed entrare da lì sul nostro blog: grazie.
Noi, per affrontare una situazione emergenziale, abbiamo scelto la via della “normalità” — abbiamo, cioè, percorso la strada che meglio conoscevamo: quella che avevamo già esplorato, quella delle rubriche. Ciascuno dei nostri autori, sia interni alla redazione sia esterni, ha portato un articolo al mese, per tre mesi. Le riflessioni de Il Viaggiatore Solitario sulla scienza e sui progressisti, quelle di Enrico Luigi Giudici sulla solitudine, gli “Esercizi di stile” di Anna Lanfranchi: queste le proposte esterne che vi sono state portate sin qui e che vi accompagneranno nel mese che verrà. Dall’interno della nostra Bottega, invece, in questi due mesi — e chiaramente anche in quello corrente — vi abbiamo proposto le recensioni di Laura sul teatro antico, gli scritti intimisti di Francesca Giudici e Valeria, le riflessioni distopiche di Francesca Parrotta, quelle sulla comicità di Alice, e le usuali due rubriche del sottoscritto: una sui legami (del tutto personali, e senza alcuna pretesa pedagogica) tra cinema e filosofia e l’altra sui personaggi accomunati dalla loro ossessione, che si concluderà (dopo aver parlato di Kobe Bryant e Alessandro Magno) con Sherlock Holmes.
A questo, solo per questo mese, aggiungeremo: un particolare regalo di Natale, visto che proprio il 25 dicembre presenteremo una collaborazione fissa che, speriamo, ci porterà a un grande salto di qualità; un articolo esterno scritto da Simona De Stefano, la quale gestisce la pagina Instagram Findthecrack, che ha raggiunto quasi 5mila follower in nemmeno quattro mesi; e un articolo conclusivo, di riflessione generale tanto sulla situazione internazionale quanto sul nostro blog.
Insomma: nella difficoltà, abbiamo fatto affidamento su noi stessi, assegnando, a quella che prima pensavamo essere la routine, un rinnovato valore. Abbiamo, filosoficamente parlando, operato una risignificazione del nostro abituale lavoro. Ed è proprio questa, traslandola su un altro ambito, la nostra risposta alla domanda d’inizio: risignificare le festività, rivalutando il quotidiano e, se possibile (ed è qui che il nostro blog rientra nel discorso), cercando compagnia nei libri, nella musica, nella cultura — e perché no, magari anche per qualche nostro articolo. Del resto, in giorni in cui la nostra libertà è significativamente, e più che giustamente, limitata, almeno la libertà scaturente dalla cultura, crediamo, ce la dovremmo tenere strettissima.
Perché, come diceva Albert Camus,
“Senza cultura e la relativa libertà che ne deriva, la società, anche se fosse perfetta, sarebbe una giungla. Ecco perché ogni autentica creazione è in realtà un regalo per il futuro.”
Federico