Sentimento vs. Ragione

Qui i primi 10 film della Lista

Siamo al secondo capitolo del nostro viaggio nei miei (sottolineo non per egocentrismo, ma per ribadire la squisita arbitrarietà dell’operazione) cento film fondamentali. Negli anni mi è stato fatto notare spesso, e a ragione, come io abusi di quest’ultimo termine. Del resto, penso che la capacità di fungere da base su cui costruire una propria cultura (filmica e non) debba essere la conditio sine qua non nello stilare un progetto come questo che state leggendo. 
A guardare bene, ci sono due tipi di fondamentalità: quella personale, sentimentale, vale a dire quelle pellicole che hanno avuto un ruolo centrale nel mio ormai lontano periodo formativo (ho cominciato ad appassionarmi al Cinema nel lontano 1990, quando avevo dieci anni…); quello razionale, ossia i titoli che sono universalmente ritenuti imprescindibili (La corazzata Potemkin, Quarto Potere, 8 ½ etc.). Sentimento e Ragione, quindi. Dualismo, ma non per forza dicotomia. A volte coincidono, altre divergono. Più spesso conciliano. La prima versione di questa Lista e quella che a oggi è l’ultima hanno in comune solo 46 titoli! Questo perché la Ricerca non deve, né vuole, fermarsi mai, ed è soggetta ai continui mutamenti di condizione personale, sensibilità, orizzonte e, perché no, umore (nel mio caso vere e proprie “montagne russe”, come direbbe un mio amico…).
Bando alle ciance! Avremo ancora tempo per pontificare… Adesso è ora di scoprire quali sono i dieci film del mese! E ricordate: potete partecipare al progetto mandandoci le vostre liste.

L’ATALANTE
(Francia, 1934; BN, 85’) di Jean Vigo. Con Jean Dasté, Dita Parlo e Michel Simon
Una ragazza di paese, curiosa di conoscere il mondo, sposa il capitano di un battello fluviale. Ma vivere su una chiatta, e per giunta in compagnia di un anziano marinaio e un mozzo, non è facile!
PERCHÉ VEDERLO
Secondo e ultimo film, uscito postumo, di un regista maledetto morto giovanissimo, è un’opera unica nella storia del cinema, amata trasversalmente. Atmosfere rarefatte, uso creativo del sonoro, spunti surrealisti. E una scena subacquea famosissima (e citatissima). Incantevole.
DOVE TROVARLO
OPAC Sondrio
…E SE VI È PIACIUTO
è un hapax, però potreste vedere anche l’altro film di Vigo, Zero in condotta (1933). Oppure, abbinàtelo all’ascolto di Because the night di Patti Smith (come nella vecchia sigla di Fuori orario), o, ancora meglio, alla lettura de I fiori blu di Raymond Queneau, che con L’Atalante ha più di un’assonanza…

TEMPI MODERNI
(Modern Times, USA, 1936; BN, 87’) di Charlie Chaplin. Con Charlie Chaplin e Paulette Goddard.
Charlot fa l’operaio in fabbrica, ma il lavoro è alienante, e la crisi incombe. Urge cambiare…
PERCHÉ VEDERLO
Davvero? Perché Chaplin è Chaplin, e qui è al top della sua Arte. Uno che si poteva permettere di aspettare nove anni prima di far parlare (anzi: cantare, e in grammelot) il suo personaggio, in un film dove tutte le altri voci sono sempre filtrate attraverso qualche apparecchio, oppure mute. Perché è il simbolo del Novecento. Perché fa ridere e piangere, riflettere e distrarsi, intenerirsi e arrabbiarsi. E potrei continuare a lungo…
DOVE TROVARLO
OPAC Sondrio.
…E SE VI È PIACIUTO
Come per Keaton, il livello è sempre altissimo. Volendo (e)semplificare, tra i corti, L’emigrante (1917); tra i lungometraggi muti, La febbre dell’oro, del 1925 (ma il mio cuore dice Il circo, del 1928). Tra i sonori, Monsieur Verdoux (1947).

BIANCANEVE E I SETTE NANI
(Snow White and the Seven Dwarfs, USA, 1937; col., 83’) di David Hand.
Devo riassumervi la trama???
PERCHÉ VEDERLO
Piaccia o non piaccia, Walt Disney ha preso una tecnica ancora sperimentale, l’animazione, e l’ha trasformata in un sogno a occhi aperti. Dopo aver sviluppato praticamente ogni innovazione moderna attraverso la serie di corti Silly Symphonies, si intestardisce in un’impresa folle: il primo lungometraggio a tecnica classica (alias, a disegni animati). Il risultato è questa meraviglia, da rivedere, dopo il loop infantile, con occhi adulti.
DOVE TROVARLO
OPAC Sondrio.
…E SE VI È PIACIUTO
Gli albori della Disney meritano di essere approfonditi. Pertanto: Steamboat Willie (1928), primo cartoon sonoro; Flowers and Trees (1932), primo a colori; Il vecchio mulino (1937) con cui debutta la multiplane camera. E poi i classici della Golden Age: oltre a Biancaneve, Pinocchio (1940), Fantàsia (1940), Dumbo (1941) e Bambi (1942). Se poi volete un gioiello semisconosciuto, non perdetevi La danza degli scheletri (1929)!

LA REGOLA DEL GIOCO
(La Règle du jeu, Francia, 1939; BN, 110’) di Jean Renoir. Con Nora Gregor e Paulette Dubost.
In una lussuosa dimora di campagna si intrecciano gli amori di tutti, padroni e servitori.
PERCHÉ VEDERLO
Alcuni film, senza troppi clamori, influenzano l’intera storia del Cinema. E’ questo il caso de La regola del gioco. La trama potrebbe sembrare quella, squallida, di una qualunque soap opera da quattro soldi. E invece Renoir, dipingendo la fine della società aristocratica, firma un capolavoro meraviglioso, per storia, recitazione, stile. Per ritrovare movimenti di macchina così complessi e precisi si dovranno aspettare altri trent’anni, e Scorsese…
DOVE TROVARLO
OPAC Sondrio
…E SE VI È PIACIUTO
Impossibile non fare il paio con un altro capolavoro di Renoir, La grande illusione (1937), che affronta il tema della dissoluzione del Gran Mondo da tutt’altro punto di vista.

QUARTO POTERE
(Citizen Kane, USA, 1941; BN, 119’) di Orson Welles. Con Orson Welles e Joseph Cotten.
Le ultime parole del magnate della stampa Charles Foster Kane danno origine a un’inchiesta giornalistica sulla sua figura.
PERCHÉ VEDERLO
Più volte indicato come “il più grande film della storia del cinema”, l’esordio di Orson Welles è quanto di più prodigioso. Dalla recitazione mimetica dello stesso Welles, all’inedito utilizzo della profondità di campo e del piano sequenza, al racconto affidato a cinque diversi narratori che raccontano cinque diversi aspetti del multiforme Kane (con episodi che tornano più volte), tutto non è solo nuovo, ma anche al suo massimo. Semplicemente imprescindibile.
DOVE TROVARLO
OPAC Sondrio.
…E SE VI È PIACIUTO
Come spesso i geni, Orson Welles è stato molto discontinuo. Provate però a guardarvi L’infernale Quinlan (1956), non solo per la sua celebre sequenza iniziale: per alcuni è persino meglio di Quarto Potere! Oppure il mediometraggio Storia immortale (1968), capolavoro assoluto girato per la TV…

CASABLANCA
(USA, 1942; BN, 102’) di Michael Curtiz. Con Humphrey Bogart e Ingrid Bergman.
Seconda Guerra Mondiale. L’americano Rick gestisce un locale a Casablanca, allora Francia “non occupata”. Dopo aver incontrato Ilsa, un tempo suo grande amore, dovrà decidere se fuggire con lei, o aiutarne il marito, leader della Resistenza cecoslovacca.
PERCHÉ VEDERLO
Classico fra i classici, Casablanca venne affidato dalla Warner Bros all’ungherese Michael Curtiz, che non era un autore, e si vede. Eppure qui ogni cosa funziona magnificamente: attori, scenografie, dialoghi. Più di tutto, l’atmosfera. Il tipico film “aspirina”, da vedere e rivedere, specialmente quando abbiamo bisogno di rilassarci. Vi pare poco?
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OPAC Sondrio
…E SE VI È PIACIUTO
Curtiz non ci ha lasciato altri film dello stesso livello. Ma gli Anni Quaranta pullulano sia di grandi drammi sentimentali, sia di spy stories di ambito bellico. Per i primi, guardate Lettera da una sconosciuta (1948), di Max Ophüls. Per le seconde, non perdetevi Il terzo uomo (1949), di Carol Reed.

VOGLIAMO VIVERE!
(To Be or Not to Be, USA, 1942; BN, 99’) di Ernst Lubitsch. Con Carole Lombard e Jack Benny.
Varsavia, 1939. Una scalcagnata compagnia teatrale si trova coinvolta nella lotta partigiana contro il nazismo.
PERCHÉ VEDERLO
Se potete immaginare un film perfetto, state pur certi che questa irresistibile commedia del grandissimo Ernst Lubitsch corrisponde in pieno a tutti i criteri. Il regista tedesco era il maestro dei colpi di scena e del “non detto”, che, unitamente a un senso dell’umorismo ineguagliabile e a una direzione degli attori più che efficace, fanno di questo capolavoro assoluto una vetta quasi irraggiungibile del cinema brillante. E tutto questo a discapito del ridicolo (e fuorviante) titolo italiano…
DOVE TROVARLO
OPAC Sondrio.  
…E SE VI È PIACIUTO
Lubitsch non solo è una garanzia, ma è anche un unicum (non per nulla si parla di tocco alla Lubitsch). Guardate La bambola di carne (1919), Mancia competente (1932) e Ninotchka (1939, con il mito Greta Garbo!): ve ne innamorerete!

MESHES OF THE AFTERNOON
(USA, 1943; BN, 14’) di e con Maya Deren e Alexander Hammid. 
Una ragazza insegue una misteriosa figura. Entra in casa. Si addormenta.
PERCHÉ VEDERLO
A leggere la trama, si direbbe essere ben poca cosa. E invece il debutto di Maya Deren (in collaborazione con l’allora marito) è seminale per tutto il cinema sperimentale americano. Girato con un budget ridicolo, si avvale di tecniche vecchissime, come l’esposizione multipla. Eppure, in soli quattordici minuti, ribalta le sorti di un intero genere. Le atmosfere vagamente horror ad alto contenuto psicanalitico faranno quarant’anni dopo la fortuna di un maestro come David Lynch.
DOVE TROVARLO
Online
…E SE VI È PIACIUTO
Per prima cosa, fate passare un giorno o due, e poi guardàtelo di nuovo: ad ogni visione vi sembrerà un altro film. Se poi volete approfondire, all’opera di Maya Deren si sono ispirati due mostri sacri dello sperimentale americano: Stan Brakhage, del cui Dog Star Man (1965) parleremo fra qualche mese, e l’underground Kenneth Anger, autore di Scorpio Rising (1963).

ROMA CITTÀ APERTA
(Italia, 1945; BN, 100’) di Roberto Rossellini. Con Anna Magnani e Aldo Fabrizi.
Roma, 1945. Nella città occupata dai tedeschi si intrecciano le storie della popolana Pina, compagna di un partigiano, e del parroco don Pietro.
PERCHÉ VEDERLO
Caposaldo del Neorealismo, rivoluzionaria corrente stilistica italiana che, portando il Cinema fuori dai teatri di posa per raccontare vite e destini della gente comune, ne cambiò per sempre il linguaggio. Il film di Rossellini, suprema sintesi fra la ricerca formale e il dramma popolare, è un’opera fondamentale non solo sul piano cinematografico, ma anche e soprattutto per capire l’Italia contemporanea e i principi che ne ispirano la Costituzione. In questo, è più efficace di qualunque saggio storico.
DOVE TROVARLO
OPAC Sondrio
…E SE VI È PIACIUTO
Prima parte di una trilogia “ideale” che non può non essere completata. E quindi, Paisà (1946) e Germania Anno Zero (1947). E già che ci siete, completate l’opera con una scorsa alle Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana.

LADRI DI BICICLETTE
(Italia, 1948; BN, 93’) di Vittorio De Sica. Con Lamberto Maggiorani ed Enzo Staiola.
Un disoccupato viene scelto per un posto da attacchino, ma per ottenerlo deve acquistare (impegnandosi le lenzuola!) una bicicletta. Quando gli viene rubata, parte alla spasmodica ricerca accompagnato dal figlioletto.
PERCHÉ VEDERLO
Se Roma Città Aperta è il capolavoro del Neorealismo “resistente”, Ladri di biciclette lo è di quello “civile”. Meno ieratico nello stile del precedente, è però più estremo nella scelta di un cast di non attori, le cui facce esauste dopo anni di guerra ben si addicono a una storia che, in quegli anni (ma non solo), chiunque poteva capire, e vivere. E il tutto con una lievità e una partecipazione emotiva irresistibili (vd. la scena in trattoria).
DOVE TROVARLO
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…E SE VI È PIACIUTO
Anche Ladri di biciclette forma una trilogia “ideale” con Sciuscià (1946) e Umberto D. (1952). Se però volete variare, provate con 4 passi fra le nuvole (1942), gioiellino di Alessandro Blasetti.

Mattia Agostinali

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