Devo premettere, all’editoriale che segue, una necessaria parentesi personale. Qualche giorno fa, infatti, stavo seguendo un interessante mini-workshop inerente la scrittura su blog e social, tenuto dal fondatore e attuale direttore di una casa editrice di un certo rilievo, che ha anche lavorato per altre case editrici nonché per due emittenti radiofoniche molto famose. Come preludio al suo discorso, il relatore ha sfornato una serie di dati sui quali, insieme, si è, in un secondo momento, riflettuto. Alcuni di questi mi hanno davvero impressionato: oltre il 90% dei blog, dopo un anno dalla loro fondazione, vengono abbandonati; quasi il 95% dei blog con più di due argomenti principali non ha speranze di sopravvivenza sul Web; quasi la totalità dei blog con più di due articoli a settimana di cui il relatore aveva preso visione, dopo un paio di mesi al massimo, diminuivano notevolmente la frequenza o chiudevano del tutto. Numeri, come facilmente si intuirà, che stridono con la realtà di questa piattaforma che, da oltre quattro anni, e con un pubblico in continua crescita, sforna più di dieci articoli ogni mese con contenuti diversissimi e in continuo mutamento. Numeri che, certo, non mi erano sconosciuti, ma che, sentiti ribadire con tale e tanta forza, e da una figura di così indubbia competenza, hanno svolto una importante funzione: quella di promemoria. A termine dell’incontro, infatti, ho molto pensato a quali ingredienti abbiano portato questo blog in quei 10 e 5% di cui sopra. A cosa sarebbe potuto succedere se avessi compiuto scelte diverse, se avessi intervistato persone diverse, se avessi coinvolto collaboratori diversi. Forse sarebbe andata meglio. Forse sarebbe andata peggio. Onestamente, non mi sentirei di scommettere maggiormente sull’una o sull’altra possibilità.
Credo, infatti, che sia senz’altro molto bello sapere di appartenere a una piccola fetta di piattaforme che sono riuscite, nonostante le più differenti quantità di diffusione, a “emergere” — specialmente perché “emergere” non era, non è e non sarà mai né il nostro primo obiettivo né la bussola che dirigerà le nostre decisioni. Ma credo anche che, e con la stessa nettezza, sia molto meglio sapere di lavorare sempre verso il futuro, costantemente, verso un quotidiano miglioramento, cercando di far contemperare la solita quantità — di articoli, interviste, proposte, collaborazioni — e una, auspicabilmente sempre maggiore, qualità.
Per farlo, io credo, ci sono molti modi, e non necessariamente alternativi l’uno all’altro: confermare il proprio centro e, insieme, puntellare ciò che sta sui lati, e che magari è meno visibile ma che, di certo, è altrettanto costitutivo della nostra bottega comune.
È per questo, dunque, che confermeremo in blocco tutte le rubriche (salvo quella con Vanessa e con Discodiversity, del cui termine trasparentemente vi informiamo, termine dato però da difficoltà di mera natura organizzativa, e non di divergenze tra le parti), doppia intervista compresa; frattanto, però, alcuni dei componenti della nostra redazione porteranno avanti dei lavori sul lato che dicevamo essere forse meno visibile ma senz’altro di grande importanza — il lato, cioè, della diffusione sui social, dei rapporti con l’esterno, e dei miglioramenti tecnici sulla nostra piattaforma. Dal momento che di questa seconda area non avrebbe senso comunicare alcunché fino alla definitiva chiusura dell’operazione, passiamo — come a ogni buon editoriale si richiede — ad occuparci della prima. Tutto confermato, dicevamo, comprese le due interviste mensili. Dopo i dialoghi con Stefano Sosio e con il Gruppo di Partecipazione Solidale di Milano, rappresentato da Serena Vitucci e Beatrice Colombo, avremo infatti quelli con Michele Manzolini — regista fresco vincitore, con il suo Il varco, del miglior montaggio agli European Film Awards, cioè gli “Oscar” europei — e Mirella Borgocroce, già autrice de Il ragazzo fortissimo nonché componente della Giuria del nostro Concorso Poetico, oltre alla già intervistata Mira Andriolo e a Paolo Zanardi, che invece vi presenteremo ad aprile.
Ah, a proposito: varie decine di poesie ci sono già state fatte pervenire, ma vi ricordiamo che, fino al 31 marzo, sarà possibile inviare i vostri componimenti a bottegadiidee@gmail.com, seguendo le regole dell’apposito Bando — Bando che, come sempre, è ritrovabile un po’ ovunque: nell’apposita sezione del nostro sito, in pdf su piattaforme più informali di questa, e in calce a questo editoriale. In attesa del terzo maggio di fila pieno zeppo di poesie, però, è nostro piacere e dovere portarvi i nostri contenuti più usuali, naturali prosecuzioni delle rubriche già avviate il mese appena passato: avremo, così, un ulteriore contributo di Valeria per la sua rubrica sul Giappone, seguente al suo esordio Dal Giappone con amore. Proseguiranno, inoltre, la rubrica di Laura sul viaggio nell’antichità, quella di Francesca Parrotta sulla salute mentale in tempi di Covid, e i testi intimisti di Francesca Giudici. Ma non solo: dopo Cervello, la rubrica del sottoscritto parlerà di Cuore — in attesa di Corpo, l’articolo conclusivo di aprile. Oltre a ciò, proseguirà la collaborazione con Mattia Agostinali, il quale ci racconterà un’altra decina di film della sua Lista, che ormai da gennaio va componendosi qui, sul nostro blog; del pari, le rubriche delle due autrici esterne, Michela Guerra e Anna Lanfranchi, rispettivamente dedicate alla Corea (con il filtro dei BTS, una band coreana) e alla Cina (descritta dal punto di vista di un individuo che ne attraversa tre fasi storiche cardine), non si fermeranno. E non è ancora finita: dopo due annualità, in passato, dedicate al tema dei disturbi alimentari, con le due Lettere all’anoressia di Gaia, pubblicate per due anni di fila nel giorno del Fiocchetto Lilla (il 15 marzo); quest’anno, con la nostra Francesca Giudici, parleremo invece di donne, ovviamente in data 8 marzo.
Insomma: per innovare e migliorare sempre più, ancora una volta, scegliamo la via di modificare in silenzio ciò che è meno visibile, salvo poi annunciare il tutto a cose fatte; e, insieme, promuovere come sempre i nostri contenuti, confermandoli in blocco e cercando di renderli sempre più accattivanti.
Nella consapevolezza che, come diceva William Pollard,
“L’apprendimento e l’innovazione vanno mano nella mano. L’arroganza del successo è di pensare che ciò che hai fatto ieri sarà sufficiente per domani.”
Federico