L’intervista a Mauricio Guevara

Mauricio Guevara, trader e formatore di giovani trader, è senz’altro abituato a parlare a un pubblico inesperto, data la grande mole di conferenze che organizza e di cui è relatore. Oggi, nei panni dell’intervistato, apre con noi un argomento nuovo, qui su Bottega di idee: la finanza. Cominciamo dall’inizio: come sei arrivato a fare questo nella vita? Qual è stato il tuo percorso?
La mia storia è molto semplice. Io sono nato a Bogotà, in Colombia; sono arrivato in Italia dodicenne. Qui ho fatto tanti lavori: muratore, cameriere, parrucchiere, finché ho cominciato a fare ballerino e animatore per le discoteche; in seguito, ho aperto un’agenzia con 16 collaboratori con la quale riempivamo i teatri. Lavoravamo, però, 10 ore al giorno, sabato e domenica compresi, ed ero schiavo del mio lavoro. Così, un mio amico mi ha consigliato di fare trading — posto che la finanza, la gestione del dollaro, l’andamento dei mercati, mi avevano sempre affascinato — e così ho iniziato. Non sarei sincero se non dicessi che mi ha cambiato la vita. Oggi guido una squadra di trader giovani e meno giovani, li formo, e li aiuto in questo campo difficile ma gratificante — da molti punti di vista. Ecco perché se io ce l’ho fatta, come dico sempre, ce la può fare qualunque persona.

Esploriamo meglio il mondo del trading professionale. Un trader si alza la mattina e cosa fa nella vita?
Poi magari entriamo più nello specifico dell’argomento, ma approfitto della domanda per coglierne il senso più letterale e raccontarti della mia routine, che credo essere comunque molto importante per il mio lavoro. Partiamo dal principale dei miei interessi al di fuori del trading (leggo, almeno due ore al giorno, e soprattutto libri di crescita personale) e dal soprannome con cui tutti mi chiamano: “il colombiano svizzero” — questo perché ogni mio movimento, ogni mio orario, è calcolato. Mi alzo alle cinque del mattino, convintissimo del fatto che tra le 5 e le 7 si produca più che in tutte le altre ore. Ho, poi, delle abitudini fisse, che io chiamo “agenda del successo” che mi hanno portato in questi anni fino alla massimo libertà — cioè lavorare un paio d’ore al giorno e dare spazio ai miei interessi nel resto del tempo — che spaziano dal body building alla meditazione, fino appunto alla lettura.
Per quello che invece riguarda più il mio lavoro, al mattino lavoro con il mio team — ho un team operativo in diverse parti del mondo, composto da giovani e meno giovani che desiderano diventare trader professionali —, e poi, dopo il pranzo, faccio trading per due-tre orette al giorno, iniziando sempre ripetendo lo stesso mantra (che come saprai — si riferisce a Federico, N. d. R. — è un suono, un abitudine, che mi aiuta a iniziare in modo positivo) all’inizio. Quello che faccio, molto in sintesi, è un lavoro che unisce alcuni dei miei principali interessi: è un lavoro di studio, deduzione, e organizzazione. Sostanzialmente, guardo le notizie, studio l’evoluzione del mercato (mensile, settimanale, giornaliero) e faccio un’analisi tecnica per capire dove il mercato andrà (cioè quali saranno i suoi movimenti, se la criptovaluta sale o scende contro il dollaro, per esempio), e dopo cena — che faccio molto presto, verso le 18 — organizzo delle conferenze insieme alla mia compagna, che si occupa di questo come me, per insegnare a ragazzi (che fanno già parte del team o che vogliono entrarci) a generare denaro; una volta a settimana, poi, organizziamo una conferenza pubblica di domande e risposte su questi temi. Concludo riprendendo quanto dicevo in precedenza: nel vendere, comprare, fare delle analisi (che, in poche parole, è l’essenza del nostro lavoro) ci sono molti dei miei interessi, dalla passione per lo studio alla bravura nell’organizzazione. Senza contare che, potendo lavorare poche ore al giorno, ho la possibilità di vivere a pieno i miei sogni e interessi; in più, non avendo una sede fisica ma un team internazionale, posso gestirlo da ogni parte del mondo, e viaggiare moltissimo — solo la pandemia è riuscita a fermare i miei movimenti, ma di certo la pandemia non è riuscita a togliermi la libertà che, grazie al mio lavoro, sono riuscito a conquistarmi.

Colgo al volo quest’opportunità che mi dai con la tua risposta. Sia tu che Roberto Giorgetta, un ragazzo che stai formando e di cui, conoscendolo personalmente, avevo sentito una conferenza che poi mi ha portato a essere qui, avete evidenziato il ruolo della libertà: il fatto, cioè, che questo lavoro vi faccia sentire, ed essere, liberi. D’altro canto, sai meglio di me come, nell’immaginario collettivo, trader e banchieri d’alta fascia vengano considerati alla stregua di ladri, truffatori, persone interessate solo al proprio tornaconto. Cosa ti senti di dire su questo?
Purtroppo è reale quanto dici. Ci sono persone senza scrupoli che derubano le persone pur di guadagnare. Credo però che, come ci siano meccanici, dentisti, e lavoratori d’ogni ambito che, pur di guadagnare, sono disposti a rubare, e approfittare delle persone, lo stesso valga per noi. Nel nostro ambito in particolare, ci sono molte persone pigre, che non hanno voglia di studiare, che vogliono avere soldi veloci, e che sfruttano l’ingenuità delle persone comuni. Di solito i ladri ti dicono: “dammi mille dollari e fra un mese saranno duemila”; oppure: “investi in questa criptovaluta che poi tra un mese varrà il doppio”, e poi naturalmente i mille dollari o i soldi dell’investimento scompaiono. Devi sapere che, per quest’ultimo caso, quello dell’investimento in criptovalute, molti trader guadagnano in relazione al numero di investitori della criptovaluta su cui si investe — dunque il loro “consiglio” non è volto a fare l’interesse dell’investitore, ma il proprio! Insomma: bisogna imparare a fare il trader. In questo come in tutti gli ambiti del vivere, è bene non entrare in ciò che non si conosce.

Una serie tv dedicata al trading e all’alta finanza, Diavoli, apre con una frase che, parola più parola meno, descrive la finanza come l’acqua della nostra vita, con noi che siamo i pesci inconsapevoli che, pur non sapendolo, ne sono circondati. Diciamo ai nostri lettori dov’è l’acqua? Dov’è la finanza nella nostra vita anche se noi non lo sappiamo? Perché una cassiera di un supermercato, un professore di matematica — o quasi tutti, al posto loro — magari non conoscono la materia, eppure la loro (anzi, dovrei dire: la nostra) vita è letteralmente dominata dalla finanza. Come, dunque, la finanza domina il nostro vivere?
Una domanda tanto bella quanto difficile. Diciamo innanzitutto che è proprio così, come tu e questa serie avete detto. Ai ragazzi che stanno iniziando a impratichirsi, consiglio sempre Padre ricco padre povero, libro di crescita personale e istruzione alla finanza, di Robert Kiyosaki. La storia di questo libro è la storia di un ragazzino che aveva due padri: uno, il suo padre “naturale”, una persona molto colta che lavorava come professore; e l’altro, che il protagonista riteneva il suo secondo padre, che era milionario. Dopo qualche pagina dedicata al dubbio su quale padre ascoltare, Kiyosaki dà voce al padre milionario, che raccomanda al protagonista di non lavorare per i soldi, ma con i soldi, di moltiplicare i suoi soldi facendo lavorare questi ultimi. Molte persone non pensano alla finanza, a cosa è un attivo e cosa un passivo, e pensano col cuore, non con la testa, comprando magari una casa vicino ai parenti al doppio rispetto a una più lontana. Insomma, se è difficile e forse troppo lungo spiegare tecnicamente come la finanza domini la vita di ciascuno, un ottimo modo per non farsi dominare troppo da essa, è indubbiamente usare la propria testa, indipendentemente dalle tentazioni a cui il cuore viene esposto. E poi, ovviamente, conoscere il più possibile tutto ciò. Insomma: razionalità e conoscenza, pensare e conoscere. In questo come in ogni ambito del nostro vivere.

Sempre relativamente al tema della diffusione della finanza, puoi provare a spiegarci come i mercati finanziari orientano, e a volte determinano, la vita delle persone?
Pensa alla crisi del 2008: con la caduta delle banche americane in seguito alla crisi dei mutui subprime (quei mutui concessi ai cosiddetti “cattivi pagatori”, ovvero persone non in grado di ottemperare alla restituzione dei mutui stessi, N. d. R.), la vita dell’intero pianeta (dal momento che le banche li avevano venduti in tutto il mondo) è drasticamente cambiata. È fondamentale capire che le banche non hanno soldi di per sé, ma glieli danno i cittadini: è ovvio, quindi, che, se una banca crolla, i risparmi su cui la banca è costruita vengono a perdersi, causando crisi per tutti i cittadini che, per così dire, in banca non lavorano ma la costituiscono. Poi c’è anche il problema che se le banche centrali continuano a stampare carta, il valore del denaro è sempre di meno, e allora si crea un doppio problema: pensiamo al fatto che una volta le banconote avevano valore, mentre oggi ci sono troppi soldi stampati che però non hanno più valore, e si crea proprio questo scompenso tra soldi stampati e valore effettivo dei soldi stessi.

Una domanda più personale, Mauricio. Tu senti di condividere la ricetta economica che i grandi governi europei stanno intraprendendo per fronteggiare il coronavirus? Se sì perché e, se no, quale credi sia il modo corretto?
Se la domanda è: “Mauricio, tu pensi che i governi stanno facendo un lavoro corretto per rilanciare l’economia del coronavirus?”, io posso dirti che l’operato di ciascun governo è differente. Un solo esempio: io ho molti amici che, visto che sono trader come me, non hanno il problema di dover essere in un posto preciso per poter lavorare, e che dunque possono permettersi di andare a vivere nei Paesi di cui condividono la politica, chiamiamola così, anti-Covid. Per esempio, il presidente del Messico ha detto che non farà mai l’obbligo del vaccino e molti trader no-vax si sono trasferiti lì. Ciò detto, non voglio schivare la domanda: naturalmente ogni governo lavora per il suo beneficio e ci sono anche interessi che loro hanno e che noi comuni mortali non sappiamo. Noi siamo delle pedine, e dobbiamo essere consapevoli di non avere la minima idea delle reali motivazioni per cui un governo o un altro sceglie un tipo di politica o la politica a essa opposta — poi in questo caso c’è la salute di mezzo, anche se molti governi hanno dimostrato di non metterla al primo posto e di continuare ad avere altre priorità. Ciò detto, e posto ovviamente il fatto che io sono un trader, e non un politico, se dovessi dare un umile parere da trader e da cittadino che vive libero, io tenterei di fare in modo che le persone facciano molta attenzione, e che siano solidali. Personalmente condivido molto il sistema a fasce, e trovo che abbia molto senso portare delle chiusure localizzate nei territori con più positivi e dare respiro a chi ne ha di meno. Ci tengo anche a sottolineare l’importanza dell’informazione, in questo discorso, e non solo durante la pandemia: dal momento che i governi perseguono spesso e volentieri il proprio tornaconto e non quello della gente, è fondamentale che le persone comuni siano informate grazie a giornali e tv libere e indipendenti — e in questo, se posso dire, trovo la RAI davvero carente.

Siamo arrivati alle ultime due domande, caro Mauricio, e mi piacerebbe che esplorassimo insieme i lati più brutti e quelli più belli della finanza. Parlavamo prima degli speculatori finanziari, e tu sai meglio di me su come questi speculatori abbiano incassi davvero incredibili. Dopo gli stipendi incredibili, però, quando si sale di livello, si inizia a volere il potere, e tu senz’altro saprai anche come secondo molte teorie siano i 5/10 più importanti CEO (Chief Executive Office, è il nome universalmente utilizzato in riferimento agli AD, cioè gli Amministratori Delegati, N. d. R.) delle grandi banche a decidere le politiche economiche, e di riflesso governative, di Paesi e continenti. Tu credi davvero che sia così oppure no? E, se sì, come cambiare la rotta?
Purtroppo, assolutamente sì. È noto a tutti che, quando arrivi ad avere un certo stipendio, allora vuoi anche il potere. Pensiamo a Berlusconi (figura esemplificativa per antonomasia di quel discorso di cui sopra, sul potere che fa i propri interessi: pensiamo alle leggi ad personam), o Donald Trump, saliti al potere dopo aver accumulato un determinato, e inimmaginabile, capitale. Il quadrante del cashflow, altro libro di Kiyosaki, parla di questo: mediamente il 3 o il 5% è gestisce il 90% del cash a livello mondiale. Cosa penso di questo? Penso che grazie alla tecnologia questo 3% stia diventando il 5%, e di lì il 6%, e che dunque sia fondamentale liberare se stessi educando alla finanza. Facciamo un esempio classico: se una persona con genitori muratori, al posto che fare il muratore, cercasse di capire come si muove il mondo e come gestire in modo diverso il proprio capitale, senz’altro potrebbe avere tutt’altro tipo di remunerazione, indipendenza economica, e opportunità. Al di là dell’ambito, dobbiamo lavorare per essere una persona migliore, e per farlo penso sia importante avere modelli e seguirli. Vogliamo essere i migliori nella MotoGP? Dobbiamo studiare tutto quello che ha fatto Valentino Rossi, perché lui lo è diventato. Sarò forse ingenuo, ma nel fatto che il 5% del pianeta gestisca tutto quel denaro non ci vedo nulla di malvagio: è senz’altro vero che alcuni sono privilegiati perché “di famiglia”, e in questi casi non c’è merito, ma ci sono molti che invece partivano da zero e sono arrivati là perché hanno voluto arrivarci. Quindi, in un certo senso, vale quello che dicevo prima: studio e razionalità, in questo caso intesa come capacità e coraggio uscire dalla propria comfort zone. Ti faccio un esempio personale e chiudo: io ballavo, e di computer non sapevo fare null’altro che un uso basico, di navigazione e risposta alle mail; oggi invece il mio lavoro si basa anche sulla mia abilità di usare il computer, e come sai ne sono felicissimo. e tentare sempre di fare lavorare il cervello.

Chiudiamo allora quest’intervista con, come promesso, la parte migliore della finanza: e cioè con tutte quelle persone, associazioni o enti — penso, che so, a Finanza Etica — che si preoccupano di fare finanza con e per dei valori, degli ideali. Cosa ne pensi?
Io ritengo che i due segreti per avere ricchezza siano 1) pensare di aiutare con una necessità: se il popolo ha bisogno di viaggiare ma costano troppo le macchine, allora esistono quelle macchine che costano di meno, e sicuramente sai meglio di me quanto Henry Ford abbia dovuto faticare per convincere tutti a utilizzare quel tipo di motore lì, e del resto sono convinto che, se si aiuta il mondo con qualcosa, poi il mondo ti premia — in questo senso, ben vengano Finanza Etica o tutti gli enti e associazioni che si battono per gli atri e non solo per il proprio interesse; 2) pensare ai soldi come mezzi, non come fini: senza salute, senza famiglia, senza amore, senza tempo per vivere i propri interessi (che è poi il motivo per cui ho lasciato l’agenzia, seppure andasse molto bene, visto che come ti dicevo lavoravo 10 ore al giorno per 7 giorni) non ha senso avere soldi. Pensiamo a quanti grandissimi personaggi abbiano avuto vite tristi nonostante il grande successo economico proprio perché privi di stabilità — ora mi viene in mente Michael Jackson, ma ce ne sono davvero molti. È fondamentale, anche, che i soldi non diano alla testa: io avevo un amico che, grazie al trading, aveva cambiato drasticamente la sua vita, guadagnando cifre esorbitanti; poi però è andato negli USA, entrando nel giro della droga e della prostituzione, e rovinando la sua famiglia per sempre.

Federico

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