Su paesaggi e altri confini

*avviso al lettore: nella versione mobile appaiono sopra le illustrazioni e sotto le poesie a cui si riferiscono (il mancato stacco fra queste non è modificabile da noi in alcun modo). Per visionarle a fianco delle stesse, ma anche per una più completa e gradevole fruizione in generale, vi basterà attivare la visualizzazione desktop – cosa che vi consigliamo fortemente. Specifichiamo infine che, per evitare a capo fuorvianti (nella versione desktop) rispetto agli originali, abbiamo uniformato i font delle poesie, rimpicciolendolo a seconda delle necessità. Grazie.

N.d.R.: Tutte le poesie seguenti non vengono pubblicate in merito al Concorso Poetico, pur restando sempre connesse all’iniziativa – Paolo Zanardi, l’autore delle poesie, era uno dei tre giurati del nostro Concorso. Approfittiamo altresì di queste poche righe per ringraziarlo particolarmente per la concessione di due poesie inedite e di una (l’ultima) già pubblicata in Calliope minore, sua raccolta di poesie pubblicata da Rupe mutevole.

Dove vanno a morire i cervi (illustrazione di Althea)
Dove vanno a morire i cervi?
E i merli, le rondini
in quale boschivo anfiteatro danno
il loro ultimo concerto?
Su che fondali riposano
le spoglie dei delfini e delle orche
prima di divenire sabbia
e rifugio per i granchi?
Persino le gazze infìde e i corvi a un certo punto
volano via in silenzio.
E noi? E la nostra voce?
Dove se ne andrà la nostra voce?


Di fronte al golfo di Napoli (illustrazione di Clara)
Là davanti fiorisce il Vesuvio.
Una ringhiera è rugginosa di pensieri
che qui si danno appuntamento.
Quante delicate umanità avrà tradito
nelle sere di foglie cadenti
e quante camicie avrà visto
con le maniche già pronte per l’autunno
o vestiti leggeri a fiori
e gonne corte fuori tempo massimo.
Le canoe dall’alto
sembrano zanzare d’acqua
che non temono il cambio di stagione.
Lungo i minuti
che bisbigliano di ramo in ramo
un soffio si fa corrente, il golfo
si fa specchio.
Lontano una barca si piega
e ci sembra che assomigli alla vita.


Genova e altri porti (illustrazione di Virginia)
Il respiro del golfo
solleva la tenda.
Quel mondo liquido è sempre
rimasto qui di fronte
nell’abbraccio
dell’angolo piatto del giorno.
È il momento
di ammainare i colori.
La tavolozza dell’alba,
il mezzogiorno d’acciaio affilato
appeso a un effimero zenit,
la notte
che piove di sbieco sui pensieri.
È l’ora dei volti legnosi
dei domatori di onde,
incantatori di testuggini.
Scafi capovolti li attendono
sui vetri
dondolando.

a cura di Federico

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