Parte seconda (qui la prima)
Ne L’interpretazione dei sogni il padre della psicoanalisi assume che “Non siamo in grado di interpretare i sogni di un’altra persona, a meno che essa non sia preparata a comunicare i pensieri inconsci che si celano dietro al suo contenuto.”
Il sogno, infatti, è equiparabile ad un linguaggio cifrato, a un rebus che va interpretato partendo dalla visione strettamente personale del soggetto stesso e per molti psicoanalisti, oltre ad essere portavoce dei propri desideri inconsci, è anche un processo che tenta di “sciogliere” ciò che è bloccato all’interno di noi stessi, una sorta di “Brioschi della mente”.
Citando Sàndor Ferenczi, definito la madre della psicoanalisi: “Ogni sogno, anche il più spiacevole, è un tentativo di dare a eventi traumatici una soluzione psichica migliore e di superarli meglio […] lo stato d’incoscienza, cioè lo stato di sonno, favorisce non solo il predominio del principio di piacere […], ma anche il ritorno di impressioni sensoriali traumatiche, non risolte, che anelano una soluzione”. Il mondo onirico ha la funzione di elaborare le esperienze piacevoli ma anche quelle traumatiche: secondo Heinz Kohut, caposcuola della Psicologia Psicoanalitica del Sé, esistono infatti due tipologie di sogni: la prima riguarda i sogni che esprimono desideri repressi, mentre la seconda tipologia è definita come “sogno sullo stato di sé”. Questi ultimi sono un tentativo da parte della nostra psiche di risanare ferite traumatiche, controllare il pericolo tramite la creazione di immagini sopportabili per l’Io. In questo senso, per Kohut è necessaria non tanto l’interpretazione del sogno in sé, come ideò Freud , ma la realizzazione dell’espressione del Sé attraverso la comprensione dei fotogrammi onirici.
Un altro celebre capolavoro artistico che ricorda la complessità del mondo dei sogni è sicuramente il romanzo Alice nel Paese delle meraviglie di Lewis Carroll, successivamente tradotto cinematograficamente nel film dalla Walt Disney del 1951. Il viaggio di Alice, infatti, nasce da un sogno fatto all’ombra di un grande albero: nel periodo vittoriano, colmo di convenzioni, obblighi e moralismi, Carroll si avvalse del sogno come strumento indiretto per evadere dalla società e per poter approdare in un mondo surreale, appunto, onirico. Anche in questo caso il sogno ha compiuto il suo lavoro appagando un desiderio difficilmente placabile nella veglia.
Nonostante la grande e acclamata fama delle teorie freudiane, molti si sono opposti respingendo l’idea che il sogno celasse significati profondi e degni di analisi: Allan Hobson, psichiatra statunitense, ritenne infatti che i sogni si venissero a creare da impulsi neuronali del tutto casuali dal tronco encefalico che raggiungono, successivamente, la corteccia cerebrale.
Oggi giorno, i terapisti di formazione cognitivista considerano il sogno come un prodotto simbolico di elaborazione, riorganizzazione e interpretazione di ciò che ognuno di noi ha “collezionato” durante la veglia. Il ruolo che il sogno ha in questo tipo di terapia è quello di modificare e ristrutturare il contenuto per poter apporre dei cambiamenti a livello comportamentale.
Seppure questo metodo possa risultare riduttivo, il sogno non perderà mai la sua importanza grazie all’intervento del padre della psicoanalisi. Citando uno dei più grandi filosofi della storia, Immanuel Kant: “Il pazzo è un sognatore sveglio” ed effettivamente egli non aveva alcun torto se pensiamo che i sogni non son altro che desideri e che coloro che vengono ritenuti “pazzi” sono a stretto contatto con i propri impulsi anche nelle ore diurne.
Concludendo, la poesia nella nostra realtà quotidiana ci regala emozioni simili al sogno, come è riuscita ad esprimere la grande poetessa milanese, ritenuta da molti folle, Alda Merini.
Quando ti sogno
Quando ti sogno
io divento pallida come la morte.Che fenomeno è questo
che io e te abitiamo altrove
portati dalle mani di Dio?Perché siamo due mani così maneggevoli
che qualsiasi idolo ci può portare lontano?Cos’eravamo prima?
Cosa diventeremo dopo?Io ogni notte metto gli abiti migliori
e tu me li togli,
ma non riuscirai mai a far di me una schiava.Anche nuda io vesto come una regina
perché io e te non pecchiamo mai,
perché io e te non ci siamo mai visti.Eppure ci vediamo ogni giorno,
eppure siamo talmente poveri
che non dobbiamo più neanche comperare la morte
perché la vita ce la regala.– Alda Merini
Sofia Palumbo