Punto di scrittura

Come introdotto nell’articolo precedente, l’ambito artistico è stato la culla in cui molte personalità hanno trovato il giusto spazio per modificare i tabù vigenti, soprattutto a causa della sensibilità che li portava a guardare il mondo con occhi differenti. La seconda corrente che ho deciso di trattare è quella letteraria, dove sono presenti svariati esempi di autori che, sfidando le moralità vigenti, hanno raggiunto un punto di rottura con opere ancora apprezzate dal grande pubblico.

Un primo lavoro da citare è il Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri, noto ai più col nome di Enciclopedia. Questa rappresenta il principale prodotto della cultura illuminista e aveva come scopo il raccogliere e organizzare in maniera rigorosa informazioni sulle principali discipline, anche quelle la cui trattazione era sconsigliata.
I volumi furono pubblicati dal 1751 al 1772 sotto la guida di Diderot e d’Alembert, ma fin dall’inizio il lavoro non ebbe vita facile: il primo tomo, infatti, fece subito scalpore a causa della scelta di porre la teologia, disciplina il cui studio era riservato solo al mondo ecclesiastico, al pari delle altre materie. È alla pubblicazione del secondo volume, però, che la situazione diventa ancora più complessa, in cui la scelta di inserire un lemma dedicato a Dio portò, in seguito alla spinta dei Gesuiti, alla censura totale del lavoro; d’Alembert e (soprattutto) Diderot avevano infatti deciso di trattare la parola non solo in senso cristiano, incoraggiando invece l’autodeterminazione religiosa dell’individuo e la ricerca delle prove della esistenza del divino.
La censura fu tolta grazie alle proteste di Madame de Pompadour, per quanto l’avvento di papa Clemente XIII portò allo stabilirsi di nuove regole per la pubblicazione, che prevedevano la presenza solo di tavole illustrative. Neppure dopo l’espulsione dei Gesuiti dalla Francia il lavoro riprende secondo gli scopi originari, in quanto l’editore Le Breton aveva deciso di cancellare ogni riferimento alla religione dai manoscritti – senza dir nulla a Diderot.
Considerando che l’enciclopedia rappresenta per intenti la massima libertà di espressione, la sua storia è interessante per capire quanto i tabù in ambito religioso abbiano avuto un peso non indifferente – anche durante quello che è considerato il periodo più “illuminato” dei secoli passati. La decisione di Diderot di non piegarsi alle vessazioni è un esempio di cosa può accadere dopo aver raggiunto un punto di rottura, nonché dell’importanza del perseguire coi propri intenti.

Rimanendo sempre in Francia, ma saltando avanti al 1856, una seconda opera letteraria da citare è Madame Bovary di Gustave Flaubert. Come si intuisce dal titolo, la storia ruota attorno alla figura di Emma Bovary, giovane donna guidata da uno spirito romantico che la spinge a non accettare la monotona e volgare vita di provincia a cui è costretta dal marito; ciò la porta prima a cadere tra le braccia di Léon Dupuis e Rodolphe Boulanger e, nella conclusione, a quelle di una compagna di gran lunga meno piacevole.
Per quanto a prima vista il romanzo possa apparire solo come il racconto di un adulterio, è in realtà ricco di temi e critiche che lo portarono a essere attaccato per immoralità e oscenità da parte dei pubblici inquirenti del Secondo Impero – cosa che, dopo l’assoluzione, fece la fortuna del romanzo. Anche la scrittura di Flaubert, che si inserisce nella corrente del realismo ed è un esempio di bello stile, era risultata così cruda e brutale da creare scandalo.
Senza entrare in una dettagliata analisi dell’opera, un tema fondante è legato alla protagonista stessa. Flaubert, infatti, mostra una figura femminile oppressa dai problemi che assillavano le sue contemporanee, sottolineandone l’impotenza di fare la qualsiasi; solo i coprotagonisti hanno il potere di cambiarle la vita, per quanto poi decidano di non farlo e lasciarla incatenata al marito e alla figlia a Yonville. Altro aspetto interessante è poi legato al modo in cui Emma Bovary tenta di liberarsi, commettendo adulterio per esercitare un qualche potere sul proprio destino; il corpo diventa moneta di scambio, per quanto a un prezzo altissimo. Considerate queste caratteristiche, ciò che più aveva creato scandalo era stata la scelta di Flaubert di non criticare mai in modo esplicito le scelte della protagonista, per quanto nel finale venga più volte sottolineato quanta responsabilità abbia Emma nella risoluzione della sua condizione.
In ogni caso, Madame Bovary rappresenta solo un esempio della moltitudine di romanzi che, dal Settecento in avanti, decidono di mostrare in modo differente la figura femminile, slegandola dalle convenzioni dal sapore dantesco che la volevano come esempio di massima moralità. Altri autori si sono impegnati a rompere questo tipo di tabù, creando scandali ma scrivendo opere ancora lette dal pubblico.

È con un ultimo salto, che ci porta al 1958, che si conclude la rassegna delle opere letterarie. Siamo in Italia, l’autore è Giorgio Bassani e il romanzo è Gli occhiali d’oro, appartenente al ciclo de Il romanzo di Ferrara. Il racconto molto rapido, di una sessantina di pagine appena, e si focalizza sulla figura di Athos Fadigati, medico veneziano trasferitosi a Ferrara che in poco tempo acquista una certa notorietà, sia a causa della sua abilità e della affabilità mostrata, sia per la sua omosessualità; gli occhiali citati nel titolo sono proprio i suoi, il cui brillio nella platea dei cinema ferraresi creava sempre non poco scandalo tra gli appartenenti della sua stessa classe sociale.
Il narratore, anonimo studente ebreo – forse Bassani stesso –, racconta dell’ascesa e della caduta di Fadigati nelle grazie della bella società di Ferrara degli anni ‘30, disposta a perdonarne l’omosessualità o a fingere della sua non esistenza fino a quando il medico stesso non si presenta a Rimini in compagnia di un giovane, Eraldo Deliliers, di cui diventerà vittima. Solo il narratore, probabilmente a causa dell’emarginazione a cui stava per andare incontro lui stesso a causa del regime fascista, è in grado di accettarlo e di confortarlo.
Il romanzo, più volte rimaneggiato, si inserisce a pieno titolo nella corrente della letteratura a tematica omosessuale, dei quali si erano già avuti importanti esempi nel corso del secolo precedente ed esempi di rottura rispetto alla mentalità comune. Il lavoro di Bassani, tuttavia, è da citarsi per la delicatezza e l’attenzione con la quale mostra quanto una mentalità intollerante – come può essere quella fascista – abbia un fortissimo impatto su chiunque, anche su una figura che, prima dello scandalo, era sempre stata apprezzata. La depressione in cui cade Fadigati stesso, per quanto non sia abbia mai una pagina dal suo punto di vista, è mostrata con attenzione e incisività memorabili.

Anche la letteratura, come la pittura, è stata vettore di non poche opere in grado di mettere in discussione i tabù vigenti, tanto che si potrebbero proporre molti altri esempi. La conclusione fatta in precedenza, tuttavia, ha il suo riscontro anche in questo ambito, in quanto una visione più censurata e buonista è sempre presente e pressante.

Rebecca Bonini

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