Creatori di mondi

A dodici anni, in una sorta di sfida con la mia famiglia, ho preso in mano Il signore degli anelli. L’idea era che non lo finissi nell’arco di un paio di giorni come gran parte dei libri letti durante l’estate, ma ci impiegassi almeno sei mesi; ovviamente, da brava ragazzina per nulla spaventata dalla mole dell’opera ce ne ho impiegati solo due – con un certo disappunto da parte dei miei genitori. Ma cosa potevo farci se ero rimasta incantata dal mondo creato da Tolkien?

Non che non bazzicassi già da prima nel mondo della letteratura fantasy, visto che fin da piccola l’ho sempre prediletta, però è stato il mio primo contatto con un’opera adulta e decisamente complessa nella struttura, tanto che il mio approccio ai libri di questo genere è cambiato in seguito alla sua lettura. A diciotto l’ho poi riletto, ed è stato interessante notare quante sfumature avessi perso la prima volta; è per questo che ho intenzione di leggerlo una terza volta, magari quando sarò più adulta, per vedere quanto ancora abbia da dare.

Tolkien è la pietra d’angolo su cui poggiano tutti i fantasy contemporanei, quindi citarlo in apertura alla mia rubrica è a metà strada tra il vincere facile e lo stantio, tuttavia lo trovo perfetto per introdurre quello che vuole essere il cardine delle mie future riflessioni. Lui, infatti, è un creatore di mondi.

Si potrebbe ribattere che ogni scrittore lo è, in quanto ciascuna storia ha dalla sua un lavoro di costruzione e di studio che dovrebbe far guadagnare questo titolo a chiunque, ma il fantastico – a cui è bene aggiungere anche la nicchia della fantascienza – ne è l’espressione alla massima potenza. Fin dall’antichità l’essere umano si è inventato universi in cui muovere storie immaginifiche, realtà parallele abitate da dèi ed eroi incredibili, e ciò che si ha ora è solo la naturale evoluzione delle opere di un tempo. Il racconto di un piccolo hobbit trascinato in un viaggio per sconfiggere qualcosa di più grande di lui non è parallelo all’epopea di Gilgameš, in fondo?

Ci sono tanti creatori di mondi, ovviamente. La bellezza del fantastico è che non ci sono limiti, e qualsiasi cosa la mente sia in grado di immaginare troverà dello spazio sulla carta per espandersi e diventare sempre più grande: da universitari che tengono d’occhio i fantasmi di Yale, passando per viaggiatori tra dimensioni parallele grazie a strumenti angelici, fino a sfide di magia tra le mura di un circo, le sfumature sono infinite, tanto che è facile che un lettore, almeno una volta nella sua vita, ne trovi una giusta in cui immergersi.

Se gli autori sono creatori di mondi, infatti, i lettori ne diventano gli esploratori. C’è un modo di dire molto usato – quasi sull’orlo dell’abusato – che afferma che chi legge vivrà infinte vite, e nell’ambito di cui tratto questa caratteristica è ancora più spiccata: la realtà è rassicurante, fatta di regole e consuetudini che la tengono in piedi e fanno sentire il lettore a casa, mentre il fantastico è qualcosa di nuovo, lontano da tutto, che ti permette di vivere qualcosa che sta oltre. Ha infatti il sapore di ciò che si vorrebbe fare, se solo non fosse impossibile, tanto che tra le pagine di un romanzo fantasy è difficile non sentirsi per una volta davvero liberi; ci si immedesima subito nei protagonisti, si ha fame di conoscere ciò che sta loro attorno, così come è terribile essere trascinati di nuovo verso la realtà appena le pagine finiscono. E la bellezza dell’esplorazione sta proprio in questo: la nostalgia di ciò che si è visto e si è perso.

I bravi autori sono lettori che hanno nostalgia. La figura di uno va spesso a contaminare quella dell’altro, cosa accaduta anche a me – per quanto preferisca non definirmi brava. L’amore per la lettura e per l’esplorazione diventa quindi una spinta alla creazione, che è un atto in sé che prevede di andare in avanscoperta in luoghi ancora sconosciuti a chiunque; si crea quindi un ciclo, di autori-lettori e lettori-autori, che si fanno portatori di scoperte incredibili, quasi fossero dei novelli Marco Polo che, dopo anni trascorsi a vagare per le lande dorate della loro mente, tornano a casa con un romanzo tra le mani. È una loro creazione, ma contiene anche frammenti di ciò che aveva già esplorato e scoperto, e racconta di un mondo nuovo. Il loro.

Rebecca

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