Il traghettatore del mito

Charos è il suo nome. Tanto nel greco antico quanto in quello moderno si è mantenuto esattamente uguale nel corso dei secoli – eppure, la sua traduzione è profondamente cambiata.
Quando oggi si nomina Caronte, non si fa più riferimento al traghettatore infernale, bensì al Diavolo. Charos oggi indica il “dio degli inferi” cristiano, ossia Satana.
Chiaramente, come tutti sappiamo, nel mito antico e classico Caronte è semplicemente colui che trasporta le anime al di là dello Stige, dopo essere stato pagato con un obolo d’oro. 

Questa reinterpretazione del personaggio è molto rappresentativa di una cultura, come quella greca, fortemente conservativa. Moltissimi riti, celebrazioni e punti di vista (soprattutto legati alla sfera della morte), sono rimasti immutati nei millenni. Alcuni ascrivono questo fenomeno alla lunga dominazione turca, che ha spinto i greci ad attaccarsi al proprio passato più glorioso e farne un fortissimo simbolo identitario. In questo modo la Grecia si sarebbe salvata dalla “turchizzazione”. Il cristianesimo greco, dunque, per opporsi alla diffusione dell’Islam, ha incorporato le tradizioni più antiche facendole proprie con piccole modifiche. 
Nel mondo greco, quindi, a livello religioso, non c’è mai stato un vero e proprio passaggio dal politeismo al monoteismo; seppur molti studiosi riconoscano questo processo in ogni forma di cristianesimo, nell’ortodossia greca esso sarebbe molto più evidente. Molte divinità pagane si sono mantenute perfettamente intatte dal passato, slittando soltanto lievemente in una dimensione più accettata dalla teologia cristiana. Caronte è una di loro. Da traghettatore infernale, si è tramutato nel padrone dell’oltretomba. Ade ormai è sparito, il suo nome indica soltanto il luogo in cui risiedono le anime dei defunti, ma colui che lo governa è Charos, il Diavolo. 
In realtà, per molto tempo durante l’epoca moderna, la figura di Caronte era stata associata agli Arcangeli; egli stesso era un angelo, sottoposto ai dettami di Dio e del suo regno. Sarebbe stato dunque non il temibile Demonio, incarnazione del male, ma uno dei tanti servi di Dio, che compie un compito maledetto, ma da cui non può sottrarsi. In molte tradizioni folkloriche, infatti Caronte non è felice di fare quel che fa; non è felice di essere l’angelo della morte, che falcia le anime dei vivi per portarle nell’aldilà. È rappresentato come un uomo vecchio, di buon cuore, che controvoglia fa del male agli esseri umani, nonostante si tratti di un male necessario e voluto da Dio. 

Nella maggior parte delle fonti, antiche e moderne, è iconograficamente rappresentato come un uomo vecchio e barbuto, con occhi terribili e fiammeggianti; ma esistono testimonianze che lo descrivono come un bellissimo giovane, dai capelli ricci e corvini, che vestito da guerriero cavalca un cavallo nero. Ovviamente, il colore a lui associato è lo stesso associato alla morte. 
Nella tradizione folklorica moderna, ha persino una moglie, Charontissa, che in realtà non è altro che la sua trasposizione femminile, associatagli probabilmente per creare una vicinanza ad Ade, antico dio dei morti che governava appunto in compagnia di Persefone. 
Nelle realtà rurali è addirittura definito San Caronte e viene nominato con tutta leggerezza. Il suo nome non è un tabù, e anzi viene spesso nominato sulle epigrafi funerarie nei cimiteri. Lawson e altri studiosi prima di lui, hanno osservato la tranquillità con cui si parla di questa antica divinità, che vive fra antico e moderno in un sincretismo molto stretto fra paganesimo e cristianesimo. 
Egli è un santo, un angelo e persino il diavolo. Del suo antico ruolo non rimane nulla nella tradizione greca moderna. È però evidente come questa figura sia giunta a noi direttamente dall’antichità, senza soluzione di continuità. Probabilmente, il suo ruolo era così fondamentale che il cristianesimo non è riuscito a sradicare la sua figura ed è stato costretto a adattarla alle proprie regole ed esigenze. 

Caronte non è sicuramente l’unico ad essere sopravvissuto a millenni e millenni di cambiamenti, assieme a lui molti hanno mutato aspetto, senza perdere la propria sostanza, come per esempio le fautrici stesse del destino, Cloto, Lachesi e Atropo.
Ma questa è un’altra storia…

Laura

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