Settembre non fa promesse

Settembre è un mese acquatico, senza una forma definita. Per moltissimi segna una fine, per altri l’inizio. Quasi mai è solo un periodo di passaggio, semmai di incroci e di trapassi. I pastori di D’annunzio, per esempio, per i quali è “tempo di migrare”, a settembre se ne “vanno verso il mare” proprio quando gli ultimi vacanzieri lo abbandonano. Artisti tra loro diversissimi si sono occupati del mese in cui sono nati i miei genitori. Standard come September morn pongono l’accento sulla conclusione dell’estate come un momento in grado di riportare a galla una magia speciale (“Do you remember how we danced that night away /two lovers playing scenes from some romantic play/september morning still can make me feel thet way”). In September song, Settembre è tempo di felicità fugace (“It’s a long long time/from may to december/But the days grow short/when you reach september”). D’altro canto nella celeberrima September degli Earth wind and fire rappresenta una sorta di tempo dell’anima destinato e restare (“Remember how we knew/ love was here to stay”). Spesso, anche per via della facile rima tra ‘september’ e ‘remember’, ci troviamo davanti ad un mese inscindibile dalla nostalgia.

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September, forse il capolavoro meno (ri)conosciuto di Woody Allen, è l’unico film da lui girato due volte (la prima versione, mai proiettata, è stata distrutta dall’autore). Nonostante il manifesto un po’ didascalico (una foglia che si accartoccia alla fiamma di una candela) veli l’originalità di questa breve pièce da camera, essa rappresenta la prova più bergmaniana e, allo stesso tempo, più personale, e, per certi versi, autobiografica, del genio newyorchese (nella prima versione distrutta recitava, proprio nel ruolo della madre di Mia Farrow, Lane, sua madre reale, l’attrice Maureen O’ Sullivan, poi sostituita nella versione definitiva da Elaine Stritch). Nel film un aspirante scrittore (Peter) ha affittato, esclusivamente per terminare il suo romanzo, una casa nella silenziosa campagna del Midwest, ma nel corso dell’estate si renderà conto che il suo blocco è destinato a perdurare, così che la fine della stagione non solo non partorirà alcuna opera, ma anzi annienterà definitivamente la sua illusione di diventare un autore; nel corso della storia, di lui si innamora, non ricambiata, la fragile Lane, una creatura astratta in fuga dalla realtà, che vive in un in un tempo regredito. Durante una rivelatrice notte di fine agosto, in cui un temporale isola i personaggi, facendo saltare l’illuminazione e riducendoli a confrontarsi al buio, il trauma causatole dalla sua madre omicida, che, quando era bambina, le aveva attribuito, a processo, l’uccisione del suo amante, per non finire in carcere, viene alla luce. Così, appena arriva settembre, Lane comprende che è arrivato finalmente il momento di ricominciare, ricominciare con un corso di fotografia, per fermare in istantanee il presente, senza più stare a rimuginare su ciò che è stato. (“Il ricordo è qualcosa che è e che è stato”, farà dire Woody Allen a Gena Rowlands nel suo film successivo Another woman: “qualcosa che è e che è stato, esattamente come una foto. 

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Per un insegnante, come sono io, Settembre è un nuovo inizio, il suo personale primo dell’anno. Non un Gennaio/Giano bifronte, mese spartiacque che guarda un po’ al nuovo e un po’ al vecchio, ma un proiettarsi avanti insieme alle nuove classi, con decine di nuovi ragazzi, che ti ritrovi improvvisamente davanti. Ecco, nella poesia Settembre non fa promesse visualizzo una spiaggia senza “squali vegani”, senza “sabbia magica de sette mari”, senza, cioè, più le promesse di un estate incipiente, e in generale senza attese: il mare è un deserto tout court, sempre presente al suo presente, anziché un ‘deserto dei tartari’: è un periodo sospeso in cui è qui e ora ogni apparizione, non legata a qualche altrove; e, forse, qualcuno può davvero liberarsi degli abiti e delle divise usuali e restare nudo “in borghese”, in questo settembre dove ognuno “pesta alla perfezione le proprie orme”, sia quelle che ci seguono che quelle che ci precedono.

SETTEMBRE NON FA PROMESSE

Settembre non fa promesse
niente estati uniche
che poi sono sempre le stesse
Niente squali vegani
o sabbia magica dei sette mari

Settembre non promette niente
Per questo sulla spiaggia
c’è meno gente
meno amori meno baci meno feste

Davanti al mio dondolo rosso
passa un nudista in borghese
e poi due bambine
con al guinzaglio un aquilone
Vanno piano
pestando alla perfezione le loro orme
E nessuno si aspetta niente
tranne ottobre

Simone Consorti

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