Aspettare che il momento arrivi

Introduzione. Siamo stanchi. Stanchi. Sempre più stanchi.
Sfiancati, nell’animo. Spolpati, interiormente.
Sviliti, in quanto essere umani.
È il 27 ottobre 2021.

Spiegazione dell’oggetto. Tecnicamente parlando, ciò che rende possibile quanto sta per succedere è l’articolo 96 del Regolamento del Senato. Questo articolo “attiva” un meccanismo in base al quale «prima che abbia inizio l’esame degli articoli di un disegno di legge, un senatore per ciascun gruppo può avanzare la proposta che non si passi a tale esame». Peccato che, per questo particolare tipo di proposta, si renda necessaria l’approvazione da parte del Presidente del Senato, la cui figura – nella persona di Piero Grasso – in passato sempre si era negata, attivando il meccanismo solo per ragioni di merito, e non procedurali. L’attuale Presidente, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha invece deciso che questo meccanismo era attivabile, decretando in questo modo anche l’ammissibilità della votazione segreta. Il risultato prodotto è stato il seguente: 154 sì, 131 no, 2 astenuti. La reazione dei soggetti coinvolti, questa.

Fatti collaterali, §1. La composizione del Senato dei gruppi parlamentari della XVIII legislatura, a oggi, risulta essere la seguente, su un totale di 320 votanti (compresi i 2 senatori a vita non facenti parte di gruppi, che per questo escludiamo): Forza Italia Berlusconi Presidente-UDC, 50; Fratelli d’Italia, 21; Italia Viva – P.S.I., 16; Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d’Azione, 64; MoVimento 5 Stelle, 74; Partito Democratico, 38; Per le Autonomie (SVP-PATT, UV), 8; Misto, 47. Un ideale schieramento composto da Forza Italia + Fratelli d’Italia + Lega + Italia Viva, dunque, produrrebbe 151 votanti.

Fatti collaterali, §2. Uno degli assenti, anche se temiamo di dargli troppa importanza nominandolo, era Matteo Renzi. Motivo dell’assenza: una visita in Arabia Saudita, per la precisione Riyad, a omaggiare il premier Mohammed Bin Salman, internazionalmente ritenuto reo dell’omicidio al giornalista Jamal Khashoggi, in un panel intitolato “La cultura salva il mondo”, con un monologo di un quarto d’ora. Qual è la posizione relativa ai temi LGBTQI+ nel Paese di Bin Salman? Per gli omosessuali è molto semplice: il carcere e la fustigazione, con addirittura il rischio dell’esecuzione pubblica. Peraltro, nel Paese che più d’una volta Renzi ha indicato essere un modello, nel novembre 2019 un comunicato ufficiale diramato dal Dipartimento saudita per la lotta all’estremismo ha ribadito che l’omosessualità, così come il femminismo, è una “idea estremista”, ed equiparabile al terrorismo. Di fronte alle proteste della Rete, il post è stato rimosso all’alba del 12 novembre e il Dipartimento per la lotta al terrorismo ha successivamente provato a difendersi chiamando in causa “un errore” su cui verrà svolta un’inchiesta.

Visioni future. Siamo nel 2031. L’anno successivo a quello invocato dai climatologi e dagli attivisti green come ultimo prima che le folli politiche di inquinamento e riscaldamento globale divenissero irreversibili, causando enormi danni alla Terra stessa e, di riflesso, a ogni suo abitante, nulla è ancora cambiato. Il Presidente della Repubblica appena rieletto, Mario Draghi, uno dei più potenti della storia della Repubblica Italiana, ha appena fatto nominare, d’accordo con la Commissione d’Inchiesta del Parlamento della Repubblica, e soprattutto con la Comunità Episcopale Italiana, un nuovo, particolare, istituto: l’Office of control and persecution of civil and criminal offenses – l’inglese, si sa, è più trendy, e fa capire molto meno agli italiani. Primo atto, la resa a reato penale di alcune pratiche particolarmente tendenziose e subdole, quali: eutanasia, aborto, utero in affitto, unioni civili omosessuali, figli in carico a coppie non eterosessuali e, ovviamente, qualunque manifestazione esteriore della propria non-eterosessualità.

Spiegazioni ciniche e molto terrene. C’è chi sostiene – ma son solo cattiverie di pochi maligni, si sa – che dietro una delle peggiori scene mai mostrate dal Parlamento, in oltre 73 anni di storia, vi sia la prova generale per un nuovo schieramento (sostanzialmente, le Destre più Renzi, cioè la Destra in Italia escluso Calenda), utile, in buona sostanza, a eleggere il nuovo Presidente della Repubblica, la cui elezione è prevista per gennaio 2022. Solo il tempo dirà se questi loschi ricostruttori di realtà saranno stati bruti cinici o fatali indovini; del resto, a noi interessa, al momento, dire altro – per esempio, quanto segue.

Reazione definitiva ed esplosione ultima. Il problema è l’ostentazione. Mi spiego: non il fatto che il Parlamento sia composto da trasformisti più interessati al mantenimento del proprio status e dei propri privilegi che non alla legislazione di una norma eticamente fondamentale e che necessita solo dell’evoluzione perché questo Paese anacronistico lo possa accogliere. Davvero. Non questo. Questo si sapeva. Era noto. Conclamato. Evidente. Il problema, però, è quell’ostentazione. Quell’applauso e quelle urla da stadio. Percepite quanto sia stridente, ve ne prego: a San Siro, Lautaro sbaglia il rigore. Il popolo rossonero esulta. A Palazzo Madama, il Senato affossa il ddl-Zan, che si prefiggeva lo scopo di regolamentare la casistica specifica relativa alla discriminazione di tutte le persone LGBTQI+ in Italia: gli eletti della nuova Destra esultano. Poco più di cento persone, elette con una legge incostituzionale, grazie all’aiuto decisivo d’un senatore che in Italia rappresenta a stento se stesso e i propri familiari, e che in passato s’è già distinto per meritorie opere quali l’affossamento del Paese e un cambio di governo all’interno della pandemia da Co-vid 19, hanno estinto, per ancora molto tempo, le possibilità di salvaguardia dei diritti della realtà LGBTQI+ nonché di tutti i cittadini italiani interessati al mantenimento della pace, della fratellanza e della cooperazione economica, sociale, politica, religiosa e, forse soprattutto, emotiva. Ma se pensano che questo possa fermare qualcuno, si sbagliano grandemente. Siamo qui per combattere con le nostre armi: ricostruzione puntuale della verità dei fatti, critica costante di politicanti e politici, mantenimento della sorveglianza su potenti e potentati, affermazione della laicità dello stato, dell’eguaglianza delle diverse fedi, della radicale equità tra i differenti generi e identità sessuali. Siamo stanchi, sfiancati, spolpati, sviliti. Ma non – mai – vinti. Non ci vinceranno. Possono ritardare l’affermazione di norme che hanno solo bisogno del tempo necessario per venire alla luce, non certo il movimento, sempre più unito, sempre più forte, sempre più visibile, sempre più numeroso. Sempre più vincitore. Nelle parole, prima che nei fatti. Nella teoria, prima e sempre, orgogliosamente, che nella pratica. Perché la storia dimostra che le rivoluzioni non si vincono o si perdono. Si aspettano. Perché, prima o poi, arrivano. E arrivano sempre, con la forza devastante di chi prende con sé gli anacronismi, le credulonerie, i bigottismi, le superstizioni, l’ignoranza, li cattura in un’unica rete, e la butta via, lontano, per poter godere finalmente di una lieve onda di pace, serenità, di un momento di speranza in un mare di nebbia grigia, tetra, vecchia, stantia. Sappiamo di avere vinto. E infatti siamo qui, uniti, ad attendere che il momento arrivi, che la vittoria s’imponga, e trascini via questi politicanti fuori dal tempo.

Federico

Firme dei sostenitori*: Sef Bader, Claudia Bertoletti, Rachele Bonini, Rebecca Bonini, Anna Carrara, Benedetta Carrara, Simone Carrara, Samuele Carsana, Davide Cernuto, Davide Cinque, Nicole Cornaggia, Federico Dagostin, Carlotta De Pandis, Valeria Delzotti, Francesca Donato, Lorenzo Maria Ferro, Sara Finardi, Luz Flore, Ester Fossati, Flavia Frittaioni, Giulia Galiano, Francesca Giudici, Giulia Giudici, Lara Guanella, Sofia Guarra, Michela Guerra, Samuele Guerrieri, Niccolò Imberti, Anna Lanfranchi, Maria Grazia Leggi, Federico Mariani, Sabrina Martino, Carla Marzo, Maddalena Mauro, Angelica Meleri, Janira Mistretta, Lidia Nani, Alessia Nardo, Sofia Palumbo, Francesca Parrotta, Elisabetta Pedrotti, Giada Quagelli, Alessia Resta, Elisa Rubino, Dario Ruggeri, Alice Sciarmella, Alessandra Siano, Aurora Sinatra, Sakun Solanga, Sarah Spelta, Anis Zarantonello, Federico Foppoli, Maria Cristina Conte, Cecilia Medi, Clelia Di Capita, Aurora Ranzani, Giovanni Amico, Gianfranco Fossati, Maria Garbiella, Maria Gabriella Agolinii, Gaia Palumbo, Alessandro Comandatore, Francesca Sansi

*Nota del Redattore: le 52 firme – compresa quella di chi scrive – che vedete qui sopra, pubblicate in ordine alfabetico per cognome (esclusa l’ultima, del sottoscritto, che fungerà da spartiacque fra quelle raccolte prima della pubblicazione e quelle seguenti a essa), sono state raccolte nelle 72 ore stanti fra la stesura del testo e la sua pubblicazione. Sappiamo che questa non è, propriamente, una petizione (anche perché, delle petizioni fatte da cittadini “comuni”, invidiamo l’ingenuità senza però riuscire a ricalcarla); ciò nondimeno, però, troviamo fondamentale mostrare quanto ampio sia lo schieramento di chi, proprio come l’Autore dell’articolo, trova essere questa una battaglia non da vincere o da perdere, ma di cui – come da titolo – attendere solo la vittoria, nella certezza che sarà il tempo, prima o poi, a portarla – anche in un Paese in cui la Chiesa esercita tale influenza, in un’Italia così conformista, così anacronistica. L’attesa, infatti, non è un momento “passivo”: piuttosto, rappresenta l’atteggiamento apodittico di chi sa che, prima o poi, potrà gioire di quella che, in un Paese normale, dovrebbe essere un’ovvietà – che tutti, cioè, a prescindere dal genere di riferimento e dalla propria identità sessuale, godano degli stessi diritti, delle stesse possibilità, e siano cittadini tanto quanto un adulto bianco cisgender. L’inserire il proprio nome e cognome non è, allora, altro che un identificarsi in questa consapevolezza, e il manifestare il proprio desiderio perché questo momento tanto desiderato possa finalmente arrivare. Per questo, se voleste aggiungere altre firme e condividere il link di questo articolo per far sì che il suo profondo senso possa diffondersi in più persone possibili, ve ne sarei molto grato. Con affetto verso i nostri affezionati lettori, certo della vostra collaborazione, vi lascio qui un link ove poter lasciare il vostro nome e cognome – sarà mia cura aggiungere le firme ogni sera, di giorno in giorno. Grazie.


1 Esprimere la propria vicinanza alla causa è facilissimo: una volta aperto il link, vi basterà inserire nome e cognome (non abbiamo modo di “imporre” all’utente di inserire anche il proprio cognome o di non inserire un nome di fantasia o uno pseudonimo, ma contiamo sul vostro buonsenso nell’allinearvi a quanto abbiamo richiesto alla prima cinquantina di firmatari) e schiacciare il tasto “vota” (l’oggetto del “voto” non è specificato perché irrilevante; lo scopo è ovviamente ricevere il vostro nome e il vostro cognome per trasporlo qui), a cui far seguire il tasto “invia”. Noi riceveremo la vostra partecipazione e inseriremo il vostro nome qui, posposto alla firma del redattore che, come detto, fungerà da spartiacque fra quelle espresse prima della pubblicazione e quella seguenti alla stessa.

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