Demetra e Persefone, l’unione di inferi e primavera

Demetra e Persefone, come è ben noto, sono divinità centrali nel pantheon greco, due fra le più importanti e sono inoltre unite da uno stretto legame familiare, in quanto si tratta di madre e figlia. 
Demetra era la divinità protettrice della fertilità della terra e dell’agricoltura, il cui cordoglio per la perdita della figlia avrebbe creato poi le stagioni.
Persefone, a causa del suo legame con Ade, diventò presto una divinità ctonia fra le più importanti. È lei che Odisseo invoca nell’undicesimo libro, quando chiede di lasciare che i fantasmi salgano in superficie per parlare con lui, ed è a lei che molte delle preghiere per i defunti sono rivolte. 

Le due Dee, così come Caronte e le Moire, sono sopravvissute nell’immaginario della Grecia moderna, a volte fondendosi in un’unica figura, a volte sostituite da controparti maschili. Demetra, ad esempio, è stata cristianizzata nella sua versione maschile, San Demetrio, che ancora oggi è riconosciuto come il patrono dell’agricoltura. Ad Eleusi, dove la Dea già nei tempi più remoti era oggetto di un culto misterico fra i più importanti del mondo greco, si è invece mantenuta come Santa Demetra, probabilmente poiché la divinità aveva qui un’importanza molto maggiore. 

La dea è sopravvissuta anche nel folklore e nelle fiabe balcaniche, questa volta anche in compagnia della figlia Persefone. Nel 1860 un prete albanese raccontava ancora una storia molto popolare, che aveva come protagonista proprio Santa Demetra. Veniva descritta come una vecchia donna di Atene, molto buona, e miracolata dalla nascita di una figlia bellissima. Un giorno, un signore turco si innamorò di questa immensa bellezza e la corteggiò, ottenendo però il rifiuto netto della giovane. Durante la notte di Natale dello stesso anno, il turco rapì la ragazza mentre la vecchia Demetra era a messa. La portò ad Occidente, a Souli, in Epiro. La vecchia Demetra disperata si mise a girovagare alla ricerca della figlia, fino a raggiungere Eleusi. Qui, vinta dal freddo si accasciò ai lati della strada e venne soccorsa dalla moglie del capo-villaggio. Moglie e marito promisero poi alla vecchia signora di aiutarla nella ricerca, mandando il figlio a trovare la ragazza. Demetra li ricompensò benedicendo i loro campi con un’enorme fertilità che li avrebbe sempre caratterizzati. Il giovane, nel frattempo, partito per recuperare la ragazza, dopo molte peripezie e combattimenti con draghi e maghi, riesce a riportarla dalla madre sana e salva, proprio quando sta arrivando la primavera.
Ovviamente, nel racconto folklorico molti aspetti sono influenzati dal gusto medievale e moderno, ma si possono riconoscere chiari elementi di vicinanza con il mito antico: la vecchia Demetra non è che l’omonima dea, mentre il turco è che Ade, che trasporta infatti la ragazza a Souli, dove scorrono il Cocito e l’Acheronte, i fiumi infernali della tradizione. Questa lettura si rafforza ulteriormente quando, in alcune versioni della fiaba, la ragazza è protetta da un cane a tre teste che non dorme mai, facilmente identificabile con Cerbero.  Inoltre, quando la ragazza viene rapita, ci troviamo in pieno inverno, mentre quando viene riportata dalla madre è primavera; si sottolinea dunque nuovamente la vicinanza all’antico mito sull’origine del ciclo delle stagioni. 

Nel Peloponneso esisteva poi in epoca moderna una divinità chiamata “La Signora”, descritta come bellissima e immortale, avente dimora nel centro di una montagna. Le testimonianze maggiori si trovano in Etolia, dove la Dea ha le stesse prerogative delle divinità antiche: come Demetra, infatti, è in grado di rendere i campi lussureggianti, mentre come Persefone, è considerata una divinità ctonia del sottosuolo, vivendo nel fondo di una caverna nel cuore di una montagna. Il legame fra tradizione antica e moderna qui è meno chiaro ed evidente, ma Lawson (studioso inglese di inizio ‘900) ha comunque intravisto un profondo legame nascosto. 

Il nostro viaggio attraverso il canale di comunicazione diretta che unisce Grecia Antica e Grecia Moderna si conclude con quest’ultimo intervento, ossia con l’analisi di una corrispondenza molto meno ovvia e più complicata. L’indagine folklorica però non si lascia fermare dalla mancanza di ovvie connessioni, e analizza miti e fiabe nella loro componente antropologica più profonda, riuscendo a dimostrare come a volte anche storie mascherate con draghi e signori stranieri nascondono in sé un antico mito fondativo. Ancora una volta, dunque, anche per vie più oscure e meno trasparenti, abbiamo dimostrato come anche laddove non sembrerebbe può invece trovarsi il mito antico. 

Laura

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