Giulia nasce a Teramo, il 5 marzo del 2003.
È una bambina vivace, animata da interessi e curiosità spesso inappagabili. In casa risuonano le melodie di Fabrizio De André e Francesco Guccini, Giulia le canticchia a memoria (forse storpiando qualche verso), cogliendone anni dopo un senso inestimabile. Nella quiete pomeridiana inserisce nel lettore una videocassetta che puntualmente trasmette sullo schermo un vecchio film di Totò, a cui restare incollati tra maestria e risate.
Frequentando il Liceo Classico s’innamora del greco antico e del fascino complesso della traduzione, di un processo che le consente di pensare attraverso il tempo e restituire un valore tangibile ad ogni vocabolo, che da quell’istante assume un rilievo differente. Analizzare nel dettaglio ogni aspetto dei testi incrementa l’interesse letterario e la dedizione alla lettura si fa via via più intensa. Ha un debole per la penna di Italo Calvino, per la sua prosa dalle forme intime ed ironiche nella quale ha più volte rintracciato una risposta alle proprie inquietudini.
Definisce la scrittura “un faro” volto a illuminare dimensioni inedite, questioni annose e inestricabili, lo spazio di chi resta fuori o indietro. L’attenzione a ciò che scorre e muta, la pratica del dubbio sono presupposti primari della sua espressione.
Su questo punto non transige: l’arte non deve vendere né svendersi ma ispirare, arricchire, animare lo spirito.
Giulia Ripani